Partiti e politici
Abruzzo, Italia
Non hanno certo sorpreso i risultati delle recenti consultazioni regionali in Abruzzo. Molto era già scritto: la vittoria del centro-destra ormai a trazione leghista un po’ dovunque; la sofferenza pentastellata in molti appuntamenti amministrativi, unita in questo caso alla decrescita dei consensi anche a livello nazionale; la performance del centro-sinistra non così negativa come nelle passate elezioni politiche (e del resto fare peggio di allora pareva quasi impossibile…).
Tutto questo è dunque accaduto nelle urne abruzzesi. E ora tutti a farsi le domande cruciali: il governo cadrà? gli elettori dei 5 stelle sono di destra? il centro-sinistra è meglio che si ricombini in una coalizione più vasta, includendo due ali, una più moderata e l’altra più radicale? e il centro-destra diventerà entro breve tempo il “partito unico salviniano”?
Punto primo. Il governo non cadrà per almeno un paio d’anni. Non conviene ai 5 stelle, perché perderebbe sicuramente una buona fetta del suo precedente elettorato, riducendosi almeno al 25%; non conviene a Salvini, che trae una parte considerevole della sua crescita e del suo successo proprio dalla “strana” alleanza con il M5s e, in caso di ritiro dall’esecutivo, potrebbe dover vedere formarsi una ancora più inedita alleanza tra 5 stelle e Pd, giusto per non tornare al voto, che sarebbe negativo per entrambe queste forze politiche.
Secondo punto. Come ho scritto ormai centinaia di volte, l’elettorato pentastellato è composto da più anime, tra le quali una (i “menopeggio”, quelli un po’ più arrabbiati e un po’ qualunquisti, se così si può riassumere) è certamente più vicina alla corde leghiste, di questa nuova Lega. Una parte di costoro sono già transitati – o si accingono a farlo – nel partito di Salvini, che si avvale quindi di questi nuovi elettori, oltreché di quelli ex-berlusconiani.
Terzo punto. Sì, è molto probabile che in questo momento politico-sociale, il Partito Democratico non possa e non debba rimanere isolato nella sua torre d’avorio: per riuscire a guidare quell’area politica, e a farlo in un prossimo futuro con successo, è d’obbligo instaurare un dialogo produttivo con tutti coloro che stanno intorno a quell’area, sia con i moderati che con i radical, nel tentativo di formare una coalizione con un progetto politico serio e condiviso, alternativo a quello oggi così presente nel nostro paese, e nella stessa Europa.
Quarto punto. La Lega sta vivendo un periodo di evidente luna di miele con l’elettorato italiano, di esplosione di consensi che abbracciano una vasta area del paese e di diversi strati sociali. La produttiva logica attuale dei “due forni” di Salvini, con il M5s al governo nazionale e con il resto del centro-destra in quelli locali, non può ovviamente durare in eterno. Alle prossime elezioni politiche tornerà nel suo alveo tradizionale, e non potrà correre solitario, come non ha fatto nemmeno Berlusconi ai tempi del suo fulgore. Ha bisogno di partiti satelliti, con i quali si mostrerà magnanimo come già sta facendo ora: un governatore a Fratelli d’Italia, un altro a Forza Italia, e un po’ per sé. Ma il bipolarismo di una volta non tornerà più, e quindi le alleanze sono obbligatorie.
Sono state dunque importanti, queste ultime elezioni abruzzesi. Perché ci hanno mostrato plasticamente l’attuale situazione politico-elettorale del nostro paese. E il futuro dell’Italia.
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