Partiti e politici
A Venezia è guerra per le primarie. E intanto la città affonda
Della Serenissima, oggi, rimane poco o nulla. È lontano il tempo dei dogi e dei signorotti veneziani; è ancor più cristalizzato nella storia quello dei grandi affari commerciali e dello strapotere marittimo nell’Adriatico e in Europa tutta. Povera Venezia, ridotta a un brandello di ciò che fu, sporcata dalla mala gestione e da un turismo di massa che l’affonda giorno per giorno.
Mentre esce questo pezzo è in corso la direzione del Partito Democratico veneziano. A maggio, infatti, si va a votare e il Pd si prepara alla corsa. Su quali temi? Su quali proposte? Non ci si affanni per inutili pronostici, oggi per i democratici la questione principale è una soltanto: primarie sì o primarie no.
La città che si culla sul Canal Grande ha mille e più problemi, ma ai partiti politici pare che prema di più l’urgenza di scegliere il cavallo vincente da piazzare sullo scranno di sindaco al posto del dimissionario Giorgio Orsoni, invischiato nello scandalo MOSE e ormai sulla via del tramonto politico. Da dicembre, infatti, il piddino Felice Casson si è reso disponibile a guidare il partito alla vittoria ma dalle stanze romane è arrivato l’altolà, indicando il nome del giornalista Nicola Pellicani. Come se non bastasse, le primarie slittano come i pattini sul ghiaccio: inizialmente dovevano tenersi a dicembre, poi a gennaio, ora pare a marzo ma dopo la Festa della Donna.
In mezzo a questo enorme caos c’è una città allo sfascio. Lo scorso dicembre, per esempio, è ritornato agli onori della cronaca il malaffare legato al monopolio della mafia sull’hub del Tronchetto, il principale punto di arrivo a Venezia dei mezzi su ruota e primo imbocco sul mare per traghetti e scafi-taxi. Un business, quello della mafia locale, in cui si evidenziano l’uso della violenza, della sopraffazione e della minaccia, a scapito dei lavoratori onesti e degli operatori in regola.
Povera Venezia, ridotta a macerie in un silenzio che assorda.
@giulio_serra
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