Partiti e politici

5 domande e risposte sul post Referendum in Lombardia e Veneto

23 Ottobre 2017

Come da previsioni in Lombardia e Veneto ha vinto il “SI” con percentuali plebiscitarie in entrambe le regioni, si parla del 98% dei voti pro autonomia in Veneto e del 95,3% per quanto concerne gli autonomisti lombardi, ma nell’immediato non cambierà nulla: le due Regioni non avranno subito più autonomia e non diventeranno anch’esse a statuto speciale come le 5 già esistenti. Sostanzialmente il referendum, che era consultivo, è rilevante prettamente sul piano politico perchè consente ai due governatori, Zaia e Maroni, di avere più potere contrattuale nelle trattative con il potere centrale. Ma andiamo con ordine e rispondiamo a 5 quesiti circa le due consultazioni referendarie che si sono celebrate ieri.

  • Che scenario si apre nell’immediato post voto?

Innanzitutto il Veneto e la Lombardia dovranno adottare una delibera con cui esplicitare le materie circa le quali rivendicano la competenza e, successivamente, avviare una trattativa con il Governo. L’eventuale intesa raggiunta dovrebbe, in seconda battuta, essere tramutata in una legge che il Parlamento deve approvare con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti. Inutile dire che, a pochi mesi dalla fine della legislatura e con la prospettiva di un esito post elezioni politiche tutt’altro che chiaro, le Regioni a guida leghista incontreranno numerosi ostacoli nel perseguire ciò che i cittadini hanno loro richiesto ed inoltre i tempi per completare l’iter paiono allungarsi inesorabilmente. Questo anche considerato che se anche un Governo che possa contare su di una forte maggioranza monocolore in parlamento potrebbe essere restio nel procedere alle trattative con speditezza e facilità, data la delicatezza della questione, immaginiamoci quale potrebbe essere lo scenario con una compagine di governo costituita da grandi intese del tipo Renzi-Berlusconi.

  • Veneto e Lombardia potranno seguire l’esempio della Catalogna?

Assolutamente no in quanto se in Spagna la Catalogna pretende di divenire uno stato sovrano ed indipendente, staccandosi così dallo stato iberico, in Italia Veneto e Lombardia possono solamente cercare di attuare il meccanismo di attribuzione di particolare autonomia su determinate materie previsto ex art.116 della Costituzione, il quale  recita:”[…]Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata”

  • Le due Regioni in questione dovranno versare meno tasse allo Stato?

No. Probabilmente, come conseguenza della maggiore autonomia cui anelano Veneto e Lombardia, la richiesta di entrambe le regioni, che difficilmente verrà esaudita, sarà di trattenere sul territorio maggiori risorse finanziarie derivanti dalle imposte locali. Questo anche perchè in base all’art.117 della Costituzione la materia fiscale ricade nelle materie in cui lo Stato ha legislazione esclusiva e quindi difficilmente può essere oggetto di trattativa con le Regioni. Sembra maggiormente probabile che Veneto e Lombardia possano ottenere maggiori trasferimenti in funzione delle nuove competenze ottenute.

  • Era necessario indire un referendum?

Assolutamente no, e prova ne è che l’Emilia Romagna senza spendere risorse pubbliche per organizzare la consultazione popolare, ha già raggiunto un’intesa con il Governo sulle materie circa le quali rivendica maggiori poteri, come la sanità, l’ambiente, la ricerca e lo sviluppo. Appare dunque palese che il referendum sia servito più per scopi politici, anche in vista delle prossime elezioni politiche nazionali.

  • Quali sono le materie circa le quali le Regioni possono trattare?

Le Regioni possono chiedere di ottenere maggiori competenze nelle 20 materie a potestà legislativa concorrente indicate dall’art. 117 della Costituzione, tra le quali si annoverano: rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.

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