Parlamento
Votare NO per scendere da cavallo
È insopportabile anche il livello di sconcezze verbali della campagna referendaria.
Va da sé che i 5 Stelle, come ha dimostrato Di Maio con recenti video, non siano in grado neppure di spiegare il significato di una vittoria del Si.
Questo conferisce la cifra che questa classe dirigente non può ancora decidere delle nostre sorti.
Vi è un sillogismo da spiegare: se i grillini sono incompetenti e chi è incompetente ed incapace non può assolutamente gestire ed occuparsi della cosa pubblica, i grillini devono scendere da cavallo, non sono da cosa pubblica.
Di Maio sta facendo il possibile per intestarsi la vittoria del Sì e perciò non intende tener conto dell’apporto determinante anche di Salvini e di Fratelli di Italia o addirittura del partito democratico che ha smentito se stesso.
Questo ha un’implicazione particolare: possono ancora rimanere a Palazzo Chigi, nonostante la sicura sconfitta elettorale alle Regionali?
Siamo al punto cruciale: immaginiamo una duplice batosta alle Regionali ed al referendum, per la coalizione giallorossa.
D’Alema ebbe il coraggio e la determinazione di uomo di Stato di dimettersi, quando, come Presidente del Consiglio, fu sconfitto dal Centro Destra alle Regionali dell’anno 2000. La domenica del 16 aprile di quell’anno il paese andò alle urne per le elezioni regionali: per il centrosinistra fu una debacle.
D’Alema, dopo poche ore di riflessione, appena proclamati i risultati, salì al Quirinale (presidente Ciampi) e si dimise, la sera del lunedì. Poi si presentò al Senato, senza fare capriole dialettiche, senza nascondersi dietro la banale giustificazione del voto amministrativo e non politico per il Parlamento, ammise la sconfitta e riconobbe l’insufficienza dell’azione di governo: “Ancora una volta è la politica ad essere in ritardo nei confronti della società….la cultura di chi governa, anzitutto, deve ricostruire una base ed un consenso sociali per la propria iniziativa”.
Dovrebbe altrettanto fare Conte, se il paese reale non intende più sopportare una classe dirigente che è obiettivamente incapace.
La disciplina di cui parla l’art. 54 della Carta Costituzionale consiste proprio in questo: nella capacità di servire lo Stato con competenza, conoscenza dei problemi.
Questo manca alla classe dirigente dei Grillini che stanno facendo passare un grave ed ineluttabile principio: non interessa saper parlare, scrivere. Si può anche essere ignoranti ed inetti e comunque occupare posti cardine e di indubbia responsabilità, in ogni ambito della società politica e culturale, perché lo comprovano le visualizzazioni di Facebook.
È venuto il momento della spallata: bisogna votare No per dimostrare che i Grillini sono sconfitti ad ogni tipo di competizione elettorale e forse Mattarella li potrà definitivamente mandare a casa.
Votare No,per scendere da cavallo.
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