Parlamento
“Vote me by nome”: l’ultimo passo verso lo svilimento definitivo del voto
Chi scrive era candidato alle elezioni per la XVI legislatura e dovette far scrivere sulla scheda i tre nomi e i due cognomi. Egli, o comunque chi scrive, non venne eletto e non certo per quel problema. Ma la norma è chiara: “Giacinto Pannella detto Marco” e solo così potevi, grazie ad un atto notorio, scrivere nella scheda “Marco Pannella”. Nel 2014, già da tempo contaminati da Felice Besostri sulla “Questione elettorale” scrivemmo (lui diede un contributo sul PSI) il volume “Dai partiti di massa ai Sindaci fuori dal Comune” nel quale il filo conduttore era la inevitabile deriva dei partiti divenuti comitati elettorali a turno di questo o quello presunto leader da filtri tra la società e le istituzioni. Lista Tizio, Lista Caio e adesso siamo passati dal cognome sui simboli dei partiti al nome di battesimo sulla scheda elettorale. Sembra davvero un altro inequivocabile passo verso una politica sempre più personalistica, dove l’elettore s’identifica, identifica e omaggia il capo e tutto il resto passa in secondo piano. Il passaggio intermedio è stato di non dover scrivere sulla scheda il cognome del candidato; infatti, per evitare questo spreco di grafite, oggi non si deve neanche estrapolare un cognome dalla lista dei nominati.
L’involuzione è evidente e in questo percorso di circa 71 anni dalla prima Legge Truffa del 1953 al Rosatellum del 2017 nessuno si è sconcertato per la delega in bianco data ai comitati. Ad essi è demandata la scelta degli utilizzatori dei 400 scranni camerali e 200 senatoriali, i quali hanno almeno il buon gusto di non farsi chiamare “ Onorevole”. Mi chiedo quale siano le differenze con il varo nel 1939 della Camera dei fasci e delle Corporazioni ( naturale derivazione della Legge 2444/23 detta legge Acerbo per le elezioni del 1924) nella quale i deputati fascisti si fregiavano del titolo di Onorevoli senza esserlo perché non votati o votati secondo “i ludi cartacei”. Dobbiamo aspettare qualche decennio per vedere la replica. In Italia la lista bloccata o dei nominati comparve per la prima volta per la legge elettorale Reg. Toscana L.r. n.70 del 2004.doc (Giunta Regionale Toscana, presieduta da Claudio Martini, DS come il suo predecessore Vannino Chiti). Quindi l’ideuzza, quindi, non è proprio della destra Italiana.
La presidente del Consiglio pro tempore consiglia di votare per “Georgia” che è il nome di uno degli Stati già Confederati del Sud, oppure uno Stato della Federazione Russa; un altro candidato invita a votare “IL Generale”, Lee o Custer non sappiamo ma è meglio non scriverlo. È un problema che si sarebbe dovuto porre, anzi fu posto ma poi derubricato, per la elezione a Camere riunite del Presidente della Repubblica quando, spesso, l’ostruzionismo induceva i deputati a votare per sconosciuti, poco conosciuti, o ultraconosciuti come Giuseppe Garibaldi o Giuseppe Mazzini. Argomento che ha poi ispirato un film comico, ma non tanto, con Claudio Bisio. Ma come noto, non è possibile aprire un dibattito in sede parlamentare perché le Camere sono riunite sotto forma di seggio elettorale.
Questa tendenza, o deriva, continua, inesorabile a sminuire sempre di più le elezioni, quale sia il ruolo dell’eletto e degli eletti, da semplice consiglio comunale al Parlamento Europeo non è altro che la naturale evoluzione del processo di ripulsa del più elementare diritto civile che è il voto del cittadino. Dai Ludi cartacei agli Stracci cartacei!
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