Parlamento

Questi fantasmi

21 Settembre 2022

Molti hanno paura del giorno dopo. Lo spettro del fascismo si aggira per Montecitorio e per Palazzo Madama, un fantasma col lenzuolo nero nero, che sarà difficile candeggiare. Questo fantasma produce suoni cacofonici, intona marcette che pensavamo fossero state affidate all’archeologia e che pronuncia il nome Italia insistentemente. Prima gli italiani. E certo, prima gli italiani. Ma primi per che cosa? Di quali primati si vantano gli italiani o potrebbero tornare a vantarsi, visto che gli italiani sarebbero stati così maltrattati da tutti, secondo chi grida codesto slogan? Per un popolo di santi, navigatori, artisti ci vuole di certo un buon marketing adeguato ai tempi e, visto che in soffitta ci ritroviamo simboli e motti che a suo tempo hanno fatto furore, magari li usiamo, non si sa mai.

Una bella fiamma tricolore non si nega a nessuno e poi “Dio, Patria e Famiglia” è una triade e le triadi hanno sempre un discreto successo: la Trinità, le tre “i” di Berlusconi, tre somari e tre briganti, i tre porcellini, l’MSB (Meloni, Salvini, Berlusconi) e così via. Non c’è fascismo nei propositi dichiarati di Giorgissima, anzi, addirittura, il collega capitano è riuscito ad avere atteggiamenti ancora più fascisti in passato. Per fascisti ormai non intendiamo più le adunate del sabato fascista, la Befana fascista, l’Impero fascista e l’Era Fascista. Sono cose superate, ma figuriamoci. Resta una forte nostalgia per le bottiglie di vino colle facce del Duce e del Führer (che sono sinonimi) per le manifestazioni un po’ paesane e popolari, sguaiate, di cattivo gusto, ma la Giorgissima ci assicura che il fascismo (da cui non si prendono MAI veramente le distanze) non esiste. La fascinazione per qualcosa di un passato che non si conosce è la fascinazione per la mitologia, per qualcosa di epico idealizzato, trasmesso da nostalgici senza coscienza storica, che favoleggiano di un periodo dove i treni arrivavano in orario, dove le cose funzionavano, quando c’era Lui, dove non c’erano mafiosi, dove l’Italia era il centro di un impero.

Che il fascismo oggi in Italia non esista è vero, perché il pensiero fascista, pur ridicolo nella quasi totalità dei suoi principi, era organizzatissimo e aveva avuto successo grazie a una monarchia insulsa, incapace di tenere unito un paese unitosi da poco, con enormi differenze tra il Nord e il Sud, senza essere in grado di capirne l’importanza, senza conoscerne Storia, usi e costumi veri, le ragioni del brigantaggio, nascondendo gli eccidi compiuti dai piemontesi che tanto colpirono il Sud, la malcelata sopportazione di una borghesia ricca e imprenditoriale di città come Napoli e Palermo e molti altri problemi. Il Fascismo fu la risposta unificatrice, andando a pescare nell’unità dell’Impero Romano di duemila anni prima le ragioni di una nuova Italia, un paese riunito da pochi anni dopo essere stato diviso e usato per millenni dallo Straniero come se fosse un gioco da tavolo. Per farlo bisognava creare una nuova mitologia. Ma di veramente nuovo c’era assai poco, meglio recuperare un passato glorioso e riconosciuto a livello internazionale, del quale una superba archeologia era la viva testimonianza, di cui una letteratura classica, servita da modello per tutte le letterature europee, era una pietra fondante per rilanciare l’immagine di una nuova Roma caput mundi, qualcosa che potesse essere un punto di riferimento per una popolazione smarrita e in cerca di un’identità nazionale. Ultimi rigurgiti di un post Romanticismo e dell’esaltazione dei suoi stati nazionali.

Non può esserci un nuovo fascismo di questo tipo perché non ci sono proprio i presupposti, non ci può essere la rincorsa a un progetto coloniale perché il mondo è cambiato assai, non può esserci più una contrapposizione a perfide Albioni e ad altri stati europei perché ormai l’Europa è una casa comune ed è difficile tornare indietro: si è visto cosa ha causato la Brexit e solo Paragone crede nell’uscita dell’Italia dall’Europa, cavalcando il malcontento di pochi ignoranti che non capiscono una minchia fritta di politica e che sono contro solo perché, essendo contro, si sentono motivati verso qualcosa e riescono ad avere una propria identità. E Paragone lo fa non perché ci creda davvero, in quanto è persona assai scaltra, ma unicamente per avere un elettorato e galleggiare in un comodissimo Parlamento con stipendi dorati e immunità che altrimenti non avrebbe, oltre alla possibilità di dire le sue minchiate liberamente dopo che come giornalista non lo caca più nessuno. Esattamente come certe cose galleggiano in acqua per poi disfarsi, nutrimento per pesci e altre creature marine.

No, non può tornare un fascismo vero. C’è, però, in agguato lo psicofascismo che è la variante psicotica di atteggiamenti fascistoidi che pervadono molti cuori nei petti italiani. Non è una novità, sempre codesti cuoricini pseudofascisti hanno battuto ritmicamente, fino a un certo punto pudicamente, in quanto ci sarebbe stato il reato di apologia del fascismo, ancora in servizio ma ormai quasi un orpello del passato, un soprammobile impolverato che dà fastidio e che non si vede l’ora di sbolognare al rigattiere. Gli psicofascisti vorrebbero recuperare ciò che è stato relegato in soffitta, senza essere stato veramente analizzato e spurgato, come fu per il nazismo in Germania, e riarredare le proprie case e le proprie famiglie con queste suppellettili ormai superate dalla Storia. In quanto psicopatologia disordinata, lo psicofascismo ha delle componenti pericolose, esattamente come quelle analoghe che si manifestano nei gesti inconsulti degli psicofascisti statunitensi, i quali hanno le armi in casa e le usano per manifestare le proprie idee a danno del resto della comunità. Accade ogni tanto che ci siano anche in Italia pestaggi e omicidi ispirati a ideologie nostalgiche da parte di qualche psicofascista. Ma non è la norma. Ciò che dovrebbe essere la norma sarebbe invece un rapido e duro intervento delle forze dell’ordine per difendere le vittime di quei pestaggi e una pena più che severa per gli aggressori.

Dio, Patria e famiglia, per esempio è proprio ciò di cui ci sarebbe bisogno, secondo gli psicofascisti 2.0. Davanti alla realtà di famiglie sempre più diverse e sempre più divergenti dal secolare modello della Sacra Famiglia, composta da padre, madre e bambino (ci sarebbe anche l’asino, che accompagna la fuga in Egitto e ha anche altre funzioni di trasporto, probabilmente, servendo al falegname per portare materiali e mobili), la vecchia famiglia tradizionale, nucleo fondante dello Stato, dove Giorgia è donna, madre e cristiana, rassicura le persone meno attrezzate intellettualmente e quindi criticamente, e quelle più spaventate, senza pace e modelli, nonché anche quelle più istruite ma preda di pregiudizi. Pregiudizi che non fanno vedere come il modello ideale di famiglia non esiste nella realtà (e le coppie senza figli che cosa sono, dei devianti? Come gli obesi, sweet Giorgia brown?) e che l’unica famiglia che resiste ai colpi del tempo e degli eventi è quello in cui vige l’affetto reciproco e l’attenzione ai sogni, l’assistenza ai bisogni di tutti i componenti. Non è detto, infatti, che la Sacra Famiglia funzioni, soprattutto visti gli omicidi, i femminicidi, i divorzi, le separazioni, le lotte tra coniugi, tra genitori e figli e tra figli e genitori, situazioni che annientano statisticamente il valore unificante della famiglia a cui si riferisce Giorgissima (e anche Salvini, chissà con quale faccia, proprio lui e le sue famiglie squinternate). Berlusconi che ha invece tante famiglie, incarna piuttosto la figura del sultano con harem e figli sparsi. Ed è alleato della supergiorgia che finge di non accorgersi di questa collisione di intenti. Ma questa è un’altra storia.

Ideali a parte, lo psicofascismo dei Fratelli d’Italia è incapace di pensare un paese veramente moderno perché, come d’altro canto le altre forze politiche, Giorgia, le sue sorelle e i suoi fratelli non conoscono il paese reale. Secondo voi una come la Santanchè conoscerebbe il paese reale? Colei conosce a stento la faccia che vede allo specchio al mattino nel suo gabinetto. Né il territorio, né le culture, né le possibilità – meno che mai se inseriti in un contesto internazionale – ignorandone quasi totalmente storia e dinamiche. L’attaccarsi alle “tradizioni” è una cosa che rassicura gli elettori meno provvisti di mezzi critici e di energie per cercare di inventarsi nuove vite, dopo che i nostri governi del passato e del presente le hanno falcidiate di continuo, senza costrutto. Governi in cui c’era anche Giorgissima (o chi per lei) complice, vedi i governi Berlusconi, ma la memoria è una cosa che viene usata solamente secondo il proprio comodo elettorale.

Individuando pochi obiettivi come il famigerato gender, che sconvolge ancora ormai solo poche persone che non hanno davvero capito di cosa si tratti e che immaginano dei mostri voraci che mangino l’innocenza dei bambini, Giorgia capta le paure di quelle persone e le convoglia verso qualcosa di rassicurante per coloro. Ma, nella realtà, associandosi a Orbán e ai polacchi, che dal punto di vista dei valori tradizionalisti sono in prima linea (a cui probabilmente si aggiungeranno tra poco anche gli svedesi, un tempo considerati evolutissimi), le posizioni della Giorgia nazionale si avvicinano a quelle degli integralisti islamici che manifestano in Turchia e che hanno decretato la guerra totale alle istanze della comunità LGBT+. Bel risultato, eh? Giorgia, cristiana, dice lei, vicina all’Islam preistorico. Diciamo che le radici sono comuni e intrecciate, sottoterra, e che le religioni hanno in comune sempre la repressione della libertà perché se si hanno dei dogmi la libertà di pensiero è una minaccia.

Riguardo a come governare il paese Giorgia non ha alcuna idea veramente valida, per le ragioni sopra esposte, come d’altro canto non ce l’ha la politica in generale, nemmeno le fazioni più progressiste. Nessuno ha un’idea cosciente, realista, capace di comprendere le ragioni delle persone, dei loro lavori, delle loro vite, dei loro progetti, dell’ambiente, del territorio, ma, soprattutto delle loro interazioni, che è la cosa più importante in un mondo strutturato in società. La cosa che emerge, sempre e comunque, non è un’interazione ma una contrapposizione: noi siamo Italiani, colla I maiuscola, e voi siete il resto, portando la diversamente intelligente a dire colossalità come quella che bisognerebbe importare i migranti dal Venezuela, perché almeno molti sono di origine italiana. Né più né meno dei polacchi o degli ungheresi di Orbán, il quale con meccanismi simili vorrebbe ricostruire una verginità unicamente ungherese. L’inadeguatezza della signora Meloni, ma non solo di lei, è palese. Dico Meloni perché colei sembrerebbe avere la maggioranza dei consensi tra gli elettori, consensi che avrebbe sottratto a Salvini (quindi la qualità di quei consensi è anch’essa palese, visto il livello intellettuale del capitano e dei seguaci delle sue adunate da spiaggia).

Ovviamente chi mi legge e magari è d’accordo con me non riuscirà mai a convincere meloniani di ferro, che con paraocchi di ghisa resisterebbero a qualsiasi catastrofe, prima di rendersi conto che si sono andati a posizionare da soli al centro delle sabbie mobili, ahimè, troppo tardi. Il meloniano è come il salvinista o il berlusconiano, incapace di ragionare. Infatti tutti e tre hanno trovato nella fede un modello vincente, Meloni e Salvini nella fede cristiana, manifestata anche platealmente con rosari e altri oggetti sacri come la croce appesa sulle pareti scolastiche.

Berlusconi il più accorto e furbo di tutti, ha invece creato il culto della propria personalità, con paillettes e ballerine in nude look, rutilanti pubblicità a getto continuo, promesse di un benessere fittizio ma fatto percepire come necessario, fino alle autoesaltazioni con “Meno male che Silvio c’è” in forma di ballata cantabile da vecchi e piccini, come fosse la sigla di un cinepanettone. Berlusconi, astuto come una volpe, si è reso egli stesso un bene di consumo, offrendosi come modello di uomo che si è fatto da solo (che non è vero, in quanto sempre aiutato dalla massoneria deviata a creare l’impero mediatico che tutti conoscono: tessera P2 n. 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, data di affiliazione 26 gennaio 1978), e quindi gettandosi nelle braccia di decine di milioni di consumatori e consumatrici, abbindolati dalle sue barzellette a sfondo sessuale. Il VERO fascismo era infatti quello del programma della loggia Propaganda 2, in buona parte attuato silenziosamente dai governi Berlusconi, dove si sono distrutte la scuola e la sanità pubbliche, il sistema legislativo, si è manipolata la popolazione attraverso i media (tv, giornali, cinema e teatro) e si sono favorite lobby sotterranee.

Ma il panettone, ormai, è rancido, e anche se l’ex cavaliere si esibisce con tiktoktak, l’aroma di stantio è percepibile e non funziona più come prima, sebbene il culto sia ancora presente, assai lontano dal cristianesimo e, soprattutto, dal modello di Sacra Famiglia che invece serve alla Meloni per far identificare il suo elettorato.

Naturalmente queste mie sono solo considerazioni di costume e della spuma superficiale di ideologie mancanti, di progetti più profondi, di visioni più complete della realtà. Sotto, e è la cosa più preoccupante, attualmente c’è il vuoto. Il vuoto si può riempire colle cose più atroci possibili e non ancora, forse, immaginate perché questi politici sono incapaci anche di immaginare. Le cose migliori, individuate e promosse da pochi, potrebbero anche riempire quel vuoto, ma non ci sono le condizioni perché quelle si possano sviluppare a meno di non eliminare fisicamente coloro (e sono tanti) che impediscono la possibilità di crescita delle cose migliori.

È di questi giorni, sebbene la fantascienza abbia affrontato il problema già diversi anni fa, l’interrogativo che riguarda lo strapotere dell’intelligenza artificiale che potrebbe rendere schiavo l’uomo per poi eliminarlo dalla faccia della Terra, in quanto il maggior pericolo per il pianeta stesso. E se il vuoto fosse riempito dall’IA? Certo, un’IA installata nelle menti degli attuali politici andrebbe in corto circuito immediatamente, provocando ulteriori disastri: incompatibili. Ma un’IA autonoma e autorigenerante chissà che risultati potrebbe raggiungere. Intanto gli elettori hanno ancora qualche giorno per riflettere sul 25 settembre e sulla pochezza dei politici che si presentano in questa farsa, ormai, della democrazia.

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