Parlamento

Meloni vs. Scarpinato 1-0

27 Ottobre 2022

È finito per il senatore Scarpinato il periodo delle requisitorie ad libitum e soprattutto è iniziato il tempo in cui su quegli scranni non è più ospite di compiacenti talk show che gli concedono argomenti e tempi a sua scelta spesso elucubrati senza contraddittorio

Ieri al Senato, nel corso del dibattito per la fiducia al nuovo governo guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha preso la parola – finalmente dirà qualcuno – il neo senatore Roberto Maria Ferdinando Scarpinato, magistrato oggi in quiescenza.

Le sue parole erano attese da tutti i suoi fans, quelli che hanno visto in lui, per anni, la soluzione ai problemi della giustizia italiana anche grazie alla sua sovraesposizione mediatica che lo ha portato ad essere, seppur togato e in servizio, ospite quasi fisso di molti programmi di approfondimento per parlare dei temi a lui più cari, quelli degli improponibili procedimenti archiviati che costellano il suo curriculum. Certo che l’occasione era ghiotta, per il senatore Scarpinato, perché aveva davanti a sé quelli che si possono definire i suoi nemici di sempre e, soprattutto, il nuovo Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha dipinto come il nuovo “genio del male”, novella Ernst Stavro Blofeld, il capo dell’organizzazione criminale SPECTRE nato dalla penna di Ian Fleming.

Ma i tempi, e soprattutto i luoghi, sono mutati. Oggi non indossa più la toga e si deve attenere al regolamento del Senato che prevede tempi e repliche. È finito, quindi, il periodo delle requisitorie ad libitum e soprattutto è iniziato il tempo in cui su quegli scranni non è più ospite di compiacenti talk show che gli concedono argomenti e tempi a sua scelta spesso elucubrati senza contraddittorio.

In realtà, per gli osservatori attenti al lavoro precedente del senatore Scarpinato, la sua dichiarazione di “non fiducia” sembrava tratta dalle requisitorie che non ha mai potuto tenere, quelle dei procedimenti archiviati, dopo anni d’indagini e un grosso costo per lo Stato e per noi cittadini come, ad esempio, quel procedimento penale che fu aperto «sulla base di una informativa della D.I.A del 4 marzo 1994 concernente “un’ipotesi investigativa in ordine ad una connessione tra le stragi mafiose di Capaci e via d’Amelio, con gli attentati di Firenze, Roma e Milano per la realizzazione di un unico disegno criminoso che ha visto interagire la criminalità organizzata di tipo mafioso, in particolare “cosa nostra” siciliana, con altri gruppi criminali in corso di identificazione”, che venne poi seguita poi da altre informative di approfondimento», denominato “Sistemi Criminali”. È chiaro che, nell’attuale clima sociale che invoca la necessità di risparmio, risulti più conveniente riprendere quanto già pronto e mai utilizzato come, appunto, le requisitorie mai utilizzate e, forse, già pronte già nella fase delle indagini preliminari.

Ma, con probabile sorpresa da parte del senatore Scarpinato, dopo il suo intervento non c’è stato un break pubblicitario o un conduttore compiacente ma l’intervento conclusivo del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, a proposito da quanto dichiarato dal senatore Scarpinato ha detto: «Dovrebbe colpirmi che da una persona che ha avuto la fortuna di giudicare gli imputati nelle aule di tribunale emerga oggi un approccio così smaccatamente ideologico, purtroppo mi stupisce fino a un certo punto perché l’effetto transfer che lei ha fatto tra neofascismo stragi e sostenitori del presidenzialismo è emblematico dei teoremi, con cui parte della magistratura ha costruito processi fallimentari a cominciare da quello del primo giudizio per la strage di Via D’Amelio».

Meloni vs. Scarpinato 1-0, quindi.

Una cortesia, però, chiedo al senatore Scarpinato, anzi due. La prossima volta che interverrà in Senato, perché sicuramente ci sarà visto che anche il suo mandato durerà, potenzialmente, cinque anni, si ricordi di consultare con attenzione il Regolamento del Senato soprattutto per quanto riguarda la durata degli interventi per evitare dubbi e inutili considerazioni sulle “entità” e sui complottisti che le faranno notare che il tempo a sua disposizione è terminato e che, dopo essersi alzato in piedi per parlare, sarebbe d’uopo che si allacciasse almeno un bottone della giacca. È un problema di stile, grazie.

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