Parlamento

Matteo Salvini, il General Furore

Matteo Salvini non governa, interpreta. È il protagonista del suo cinepanettone geopolitico, tra brindisi virtuali a Mosca, nomination per il Nobel a Trump e inchini a Orbán.

9 Marzo 2025

Ci sono uomini che segnano la storia con il pensiero. Poi c’è Matteo Salvini, che la segna con le magliette. Dalla Piazza Rossa a Mar-a-Lago, il Capitano ha un’unica missione: non farsi mai trovare senza una frase ad effetto da bar dello sport. Il suo ultimo tour geopolitico sembra uscito da un cinepanettone: applausi ai nazionalisti tedeschi di AfD, brindisi virtuali a Mosca, inchini a Orbán, nomination per il Nobel a Trump, una carezza a Elon Musk e un pensierino per il Ponte sullo Stretto, che per ora esiste solo nel metaverso.

Nel frattempo, la Lega precipita nei sondaggi, i governatori del Nord Est sudano freddo, il Parlamento italiano viene bullizzato dal primo fan italiano di Musk e lui, Matteo nostro, parla di dazi di Trump come fossero la chiave per rilanciare la Brianza e Bergamo Alta.

Il quadro è surreale, ma il regista è lui: un artista del marketing politico, un influencer della geopolitica, un veterano dell’improvvisazione. Se domani Putin twittasse un selfie con un pastore tedesco, Salvini risponderebbe con un video mentre insegna a un cucciolo di husky a dire “Prima gli italiani!”.

Il tutto senza prendersi la briga di governare un ministero (il suo, quello dei Trasporti, ha visto più meme che infrastrutture). Il traffico ferroviario impazzisce? Problema secondario. Ciò che conta è lo spettacolo, e il palcoscenico è sempre pronto: dirette Facebook, comizi con applausi registrati e un’armata di consiglieri social che in un’altra vita avrebbero fatto i PR nei locali di Ibiza.

Tajani lo prega di darsi una regolata. Meloni lo guarda come si guarda il cugino imbarazzante al pranzo di Natale. I suoi governatori cercano di salvarsi la faccia parlando di autonomia mentre l’autonomia affonda come il Titanic. Ma lui, niente: va dritto per la sua strada.

E così, mentre il mondo si preoccupa di guerre, crisi economiche e cambiamenti climatici, Salvini continua a inseguire la sua personale rivoluzione da General Furore (social). Con lui non serve la nostalgia del passato, perché è già un Amarcord in diretta, un cinegiornale d’altri tempi in cui l’Italia non ha problemi e il mondo si divide tra amici e nemici da esaltare o denigrare, secondo l’algoritmo della giornata.

E domani? Chissà. Forse lo vedremo al fianco di Kim Jong-un con una t-shirt ‘Made in North Korea’. O magari lancerà il progetto “Riemergiamo il Titanic”, promettendo posti di lavoro tra gli orchestrali e una rotta sicura per il futuro. Una cosa è certa: il Capitano non si ferma. Anche se nessuno ha capito più dove sta andando.

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