Costume

Le insidie della Commissione Segre: il caso Squillo

1 Dicembre 2019

La commissione Segre è una buona notizia per il centrosinistra. Ricompattati contro la violenza che sgorga dai social network, politici che si definiscono di sinistra sembrano aver recuperato una dose di pensiero strategico. Le proposte di cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre hanno infatti messo in difficoltà alcune giunte di destra. Una manciata di sindaci, da Biella a Piombino, ha negato tale riconoscimento prima di essere costretta a tornare sui loro passi onde evitare figuracce.

Al tempo stesso, il centrosinistra sembra ancora impreparato a maneggiare uno strumento tanto potente quanto delicato come una commissione parlamentare sull’intolleranza. Il rischio concreto è che i politici si trasformino in censori a difesa di moralismo e perbenismo, venendo così tacciati di essere propagatori di un pensiero unico che si scaglia contro gli amici del popolo dalle espressioni colorite.

Ad esempio, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre sono state presentate ben tre interrogazioni parlamentari per ritirare dal commercio “Squillo” il gioco da tavolo realizzato dal cantautore Immanuel Casto, detto il “principe del porn groove”. I giocatori usano le carte per identificarsi in papponi che dispongono di prostitute in modo da contendersi il territorio. Le carte prevedono pratiche sessuali e interventi estremi, fino al commercio degli organi della prostituta deceduta.

Per chi conosce l’autore non c’è niente da stupirsi, il gioco è una satira sferzante contro il perbenismo che impedisce di trattare in modo serio un tema complesso come la prostituzione. Per evitare l’accusa di sessismo, è stata prodotta anche una versione maschile, mentre si ricorda che Immanuel Casto è omosessuale dichiarato e icona della comunità LGBT.

Ad uno sguardo profondo, Squillo appare il tentativo di produrre una rappresentazione artistica della società, scioccante schiaffo al moralismo. I fan dell’autore, come il sottoscritto, trovano l’operazione splendidamente riuscita. Chi, legittimamente non apprezza Immanuel Casto, può giudicare l’idea come una provocazione fallita, di cui rimane solo un gioco cretino e di cattivo gusto, come tanti altri (che trattano di violenza, mafia e guerra) per cui non sono state spese parole indignate perché gli argomenti non rappresentano un tabù.

Il gioco non viola la dignità femminile, ma l’ipocrisia di un paese che continua a considerate tabù numerosi temi. Il fraintendimento appartiene a una matassa così ingarbugliata che le interrogazioni sono state firmate da alcuni parlamentari, come Monica Cirinnà e Susanna Cenni, parte del piccolo gruppo di onorevoli degni di questo nome.

I rischi che emergeranno con la commissione Segre sono quindi frutto dell’intersecarsi delle sottili linee che separano la provocazione legittima dall’offesa intollerante e l’arte dalla spazzatura. Dibattiti che iniziano con la storia dell’uomo e non termineranno con una commissione parlamentare. Per non rimanere invischiati, la Commissione e il centrosinistra devono riuscire a distinguere i casi più evidenti, bollando come inaccettabile l’intolleranza becera e ammettendo la legittima provocazione. Proprio per censurare il razzismo, il dibattito pubblico deve quindi essere in grado di ammettere una grande varietà di espressioni sui generis, in modo da evitare che l’intolleranza sia semplicemente lasciata ribollire sotto un velo di ipocrisia.

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