Parlamento

L’autogol di Salvini e i pollastri di Di Maio

18 Settembre 2020

Come ha scritto Stefano Folli sulle colonne de “La Repubblica ”(18/09/2020), non hanno alcun significato le ragioni del No e del Si ai fini del taglio dei parlamentari per il prossimo referendum.

L’esito di quest’ultimo diventa un giudizio sulla permanenza al governo dei 5 Stelle.

Questa ovvietà è stata capita con molto ritardo da Salvini che, trincerato sul Si, per seguire l’onda demagogica di Facebook, ora corre ai ripari e concede il via libera ai propri elettori: possono votare anche No (vedi uscite di Giorgetti, esponente di punta della Lega).

Infatti, si rende conto che se vincesse il Si, i 5 Stelle conferirebbero a questo successo un significato epocale, come se avessero ottenuto “la presa della Bastiglia”.

La vittoria del Si sarà strombazzata su tutti i social come catartica e rivoluzionaria, i 5 Stelle riprenderanno quota nei sondaggi elettorali ed il governo si sentirà rafforzato. Dunque, questo probabile esito favorevole sarà vissuto come compensativo alla sicura sconfitta per l’alleanza giallorossa per tutte le Regioni, tranne la Campania e forse la Toscana.

Salvini – che è solo una macchina elettorale, ma senza strategia e disegno politico – capisce, con ritardo, che sostenendo il referendum, sarebbe come aiutare i 5 Stelle ad attaccarsi alla cadrega.

Questo dato elementare e banale non gli è stato palese all’inizio della campagna elettorale perché, bendato agli occhi ed offuscato dalla necessità di conseguire voti a tutti i costi, è corso dietro i 5 Stelle in un’altra demagogica battaglia politica, quella del taglio dei parlamentari, le cui ragioni del Si sono facilmente confutabili da quelle del No.

Il buon Di Maio, che era stato silente e si stava leccando le ferite di tutte le mazzate elettorali che ha subito il suo Movimento, caduto verticalmente nei sondaggi, ora si sente ringalluzzito ed appare sui social con la solita sicumera ed alterigia dei piazzaioli demagoghi.

Si intesterà la vittoria del Sì, che rimane uno degli ultimi capisaldi di un programma elettorale dei 5 Stelle, ormai svenduti ed attaccati solo alle poltrone.

Ecco allora che Salvini rinsavisce e capisce che ha sbagliato porta: sta facendo un autogol.

Ma il tempo forse è scaduto e non si potrà recuperare e cercare la porta avversaria.

Di Maio, se vince, manderà pollastri a casa Salvini per i suoi irragionevoli autogol.

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