Parlamento

La grande ingiustizia del voto disinformato e disinteressato

15 Novembre 2016

Mancano solo 18 giorni al voto referendario del 4 Dicembre. La partita è sicuramente ancora aperta, lo scontro sarà ancora più duro. Ma un’onda lunga già può essere delineata (sempre se dopo la figura barbina delle elezioni americane ancora si è tentati nel fidarsi dei sondaggi e dei sondaggisti…). Il variopinto fronte del NO è in vantaggio, di pochi punti percentuali (e già questa è una notizia enorme, perché stiamo parlando dell’insieme di tutte le forze politiche e sociali – anche interne allo schieramento parlamentare di maggioranza – che in realtà dovrebbero rappresentare, sempre secondo i famigerati sondaggi, oltre il 65% del corpo elettorale) e la tendenza non sembra subire oscillazioni importanti. Alcuni riverberi – a seguito anche della scioccante vittoria di Trump in America – di questo sentiment già si stanno palesando nei mercati finanziari ed internazionali, con una rapida impennata del non più menzionato spread che sta galoppando velocemente da qualche giorno verso i 200 punti base differenziali rispetto il Bund tedesco e un rendimento del BTP decennale italiano che ha sfondato nelle ultime aste la soglia psicologica del 2%. Il mondo con questi sommovimenti sta rappresentando dunque la paure per un ritorno della instabilità politica in Italia che potrà avverarsi con una vittoria del No e la sconfitta del governo Renzi.

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Perché il punto sta proprio qui: sempre secondo i sondaggisti a 18 giorni dal voto è ancora molto alta l’ignoranza riguardo il testo ed i contenuti della riforma costituzionale, l’esercizio del voto continua a mescolare elementi di giudizio diversi e distanti dal merito del quesito, con un’elevata percentuale di coloro che affermano che andranno alle urne per “approvare/disapprovare l’operato del  governo”. Renzi e la maggioranza stanno facendo di tutto per sganciare la consultazione da questa personalizzazione, addirittura abiurando un proprio cavallo di battaglia grazie al superamento , con la proposta della “Commissione Cuperlo”, della legge elettorale attualmente in vigore per la Camera dei Deputati – azzerando così la possibilità di realizzare il fantomatico combinato disposto tra Italicum e Riforma costituzionale. Ma ad oggi questo meccanismo propagandistico infernale su cui sta ruotando la campagna referendaria non riesce ancora ad essere smontato e fermato.

Al di là  quindi di come ognuno la possa pensare, questa è una grande ingiustizia. Una larga parte del Paese – forse, quando saremo giunti al fatidico 4 Dicembre, la maggioranza – dovrà subire la decisione di molti elettori che avranno votato per lo più per dare un duro colpo al segretario del Pd. Dovrà subire un voto pregiudiziale ed ideologico, disinteressato alle innovazioni istituzionali che da decenni tutti a parole nei convegni e nei salotti reclamano (ultimo caso portato alla luce in questi giorni è il programma congressuale che ha accompagnato la rielezione della Camusso come segretario confederale della CGIL, in cui si impegnava il sindacato a proporre e sostenere riforme costituzionali praticamente speculari a quelle contenute nel ddl Boschi. Oggi invece la stessa CGIL è schierata nel vasto fronte del No).

Ma soprattutto quella larga parte del Paese che avrà votato in scienza e coscienza, se passasse il No alla Riforma, dovrà continuare a subire – come in un sadico e masochistico gioco – la gazzarra propagandistica di quelle stesse forze politiche e sociali che ammiccano permanentemente alle campagne mediatiche contro la casta, contro l’inciucio tra partiti, contro i costi della politica, contro le inefficienze delle Stato, contro le differenze dei servizi pubblici tra una Regione e l’altra, contro l’annichilamento della potestà legislativa del Parlamento ridotto a mero votificio dei decreti legge e delle fiducie imposti dal governo di turno, etc.

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I soliti e contestati malfunzionamenti della nostra democrazia che proprio con il loro voto disinformato e pregiudiziale avranno deciso di far perdurare all’interno dell’organizzazione dello Stato. Tutto ciò sarà un’ingiustizia, anzi una vera e propria violenza, che il Paese non si meriterebbe di subire ancora una volta.

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