Parlamento

Il M5S e la sindrome di Ballarò

18 Dicembre 2015

Il salvataggio delle banche ad opera del governo ha riaperto il dibattito su una questione spinosa di cui si discute da anni, ma alla quale mai si è realmente voluto mettere la parola fine, complice anche la certificata ipocrisia da parte dei sedicenti-oppositori più strenui. Stiamo parlando del conflitto d’interessi, una questione (o forse vizio?) oramai antica che ha catalizzato alcune delle critiche più feroci durante il ventennio berlusconiano.

In piena era renziana il j’accuse questa volta si è scagliato contro la Ministra Maria Elena Boschi, figlia del Vicedirettore di Banca Etruria, Luigi Boschi, e simbolo mediatico dell’attuale governo. La stampa nazionale ha ampiamente riportato i vantaggi dei quali la famiglia Boschi (e a dirla tutta lo stesso Premier) avrebbe beneficiato in circa un anno di Governo Renzi.

Non c’è molto da aggiungere, il conflitto d’interessi è palpabile ed evidente, ma quello della famiglia Boschi non è certo una novità. Qualcuno lo aveva denunciato all’indomani della formazione dell’attuale esecutivo e dopo i fatti del 24 marzo, il giorno in cui le banche popolari vennero tramutate in Spa. Eppure le critiche non si sollevarno forti come in questa occasione.
Sia chiaro, non c’è nulla di illegale in questo, tutto segue perfettamente la legge. Tuttavia davanti agli evidenti favoritismi, checché ne dica la Ministra, riemerge la questione morale e getta un’ombra tutt’altro che rassicurante sull’intera famiglia. Nonostante questo, non solo la Ministra, ma tutto l’esecutivo dovrebbe andare a casa per un operato ed una gestione della cosa pubblica indecente, falso e controproducente. E ci sarebbe da ringraziare la saggezza di Giorgio Napolitano per questo delizioso lascito, certificazione del suo fallimento sul piano politico.

Tuttavia, se di morale vogliamo parlare, non possiamo non tenere conto delle opposizioni che di questa situazione sono carnefici e non vittime. Sebbene la posizione della Ministra sia moralmente discutibile, non è possibile tollerare (dando per scontato la ridicola posizione assunta da Lega e FI) il moralismo a 5 stelle. Adesso che il caso è scoppiato è facile presentare una mozione di sfiducia per colpire la “faccia bella” del renzismo e dimostrare la propria avversità ad un sistema. Eppure da questa strategia si intravedono tutte le falle e le evidenti responsabilità appartenenti al M5S ha in questa situazione. Se la provenienza dal mondo della banche della Ministra Boschi non era un mistero nemmeno un anno fa, ci si chiede a cosa sia servito presentare una mozione di sfiducia? La risposta è semplice: non avendo i numeri in Parlamento, la mozione si è riconfermata il solito appuntamento della propaganda grillina, un’ulteriore occasione per fare ammuina.

Grazie ai 5S abbiamo potuto ascoltare per bocca della Ministra le doti di umana umiltà dell’adorato padre, Luigi Boschi, di quale slancio di generosità abbia compiuto nello stare nel Cda e di come adesso ne stia pagando le conseguenze proprio grazie al Governo di cui Maria Elena Boschi fa parte. Ancora una volta la strategia (sbagliata) prevale sulla politica, sulla proposta, sulla discussione, sulla possibilità di creare un grande movimento di opinione. Ancora una volta si regala l’ennesimo spot al governo. Come dire, oltre al danno la beffa. A cosa serve una mozione oggi quando gli stessi 5S avevano avuto l’occasione per portare a casa il risultato storico di una legge sul conflitto d’interessi? Non bisogna dimenticare che Bersani, all’indomani delle elezioni del 2013, nei suoi famosi 8 punti, offrì a Grillo la sottoscrizione di un patto che includeva anche la risoluzione di tale anomalia. L’allora segretario del Pd si vide deriso davanti ad un’impassibile Roberta Lombardi che, in diretta streaming, rimarcò la differenza culturale tra le parti. Sembrava di essere a Ballarò. E a Ballarò ci siamo veramente rimasti. Se il M5S avesse accettato di incidere sulle sorti del Paese con concretezza e realismo avremmo:
– archiviato Napolitano anzitempo senza subirne le sciocche velleità dispotiche spacciate per pillole di saggezza;
– archiviato Berlusconi politicamente;
– Renzi non sarebbe segretario del Pd e dunque capo di questo governo;
– si sarebbe potuto fare qualcosa sul conflitto d’interessi;
– il M5S avrebbe potuto ottenere molto di più di qualche nome alla Consulta e alla Vigilanza Rai.

Carlo Sibilia Tweet

Dunque il problema è davvero la Boschi e il suo inaccettabile conflitto d’interessi? Sì, lo era un anno fa così come lo è oggi e lo sarà domani. Altrettanto problematico è l’approccio puerile e inconcludente di una forza democraticamente eletta che sistematicamente si rifiuta di fare politica, perennemente affetta dalla Sindrome di Ballarò. Questa è la più grande opposizione che la storia della repubblica ricordi, tutta scritta agli atti passati sotto il tritacarta.

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