Parlamento

Il Ddl Zan, la narrazione della destra e il ruolo di Matteo Renzi

27 Ottobre 2021

L’esultanza in parlamento per la bocciatura del Ddl Zan è un abominio che vuol apparire come salvezza della democrazia. La legge sarebbe stata una semplice norma di civiltà per attribuire cittadinanza alle persone LGBT+, in particolare a chi ha ben pochi diritti, come i transgender. Ogni legge impattante sul dibattito pubblico porta ovviamente con sé alcune criticità. Anche in questo caso, avrebbero potuto sorgere problemi legati all’interpretazione giuridica e poteva essere evitata la giornata di sensibilizzazione nelle scuole. Ma l’impianto non era certo liberticida.

Il testo era pericoloso solo nella narrazione tossica della destra, la quale ha dominato il campo ideologico, incutendo terrore con fantomatiche teorie gender, dittature del politicamente corretto, completa arbitrarietà nello scegliere il genere sessuale. Molti italiani si sono illusi di vivere sotto la dittatura di una lobby gay che non permette agli uomini di esprimersi al meglio.

Da un lato, è vero che lo scontro politico è avvolto da una melassa di ipocrisia. Ma il politicamene corretto si manifesta soprattutto nell’impossibilità di vedere la società divisa in classi sociali in competizione tra loro, in nome di concetti labili come il bene comune o l’interesse nazionale. Dall’altro, i politici di destra sembrano solo interessati a essere liberi di offendere gli avversari politici, specialmente se fanno parte di una minoranza.

Inoltre, sono stati scritti fiumi d’inchiostro per ristabilire l’importanza del sesso biologico rispetto al sesso in cui una persona si identifica. Alcune riflessioni sono condivisibili, altre sono robaccia in cui non si ammette il libero arbitrio. Ma il Ddl Zan non prevedeva di poter scegliere il sesso liberamente, come fosse un capriccio. Gli uomini che si sentono donne non avrebbero potuto cambiare la carta d’identità prima della transizione o entrare nelle toilette femminili. Semplicemente, la legge riconosceva e tutelava chi non si identifica nel proprio sesso biologico. Preoccuparsi di una completa fluidità del genere una volta approvato il Ddl Zan, equivale a preoccuparsi dell’impunità dei reati una volta abolita la pena di morte.

Ma questi argomenti hanno fatto breccia, anche a sinistra. Un piccolo ma ambizioso partito, ha quindi giocato la propria spudorata strategia. Matteo Renzi ha compreso benissimo due questioni. La prima è la completa inadeguatezza della classe dirigente della destra nostrana, ormai distaccata dal paese per seguire i propri follower virtuali. Incapace di giocare da sponda con il governo Draghi e impersonare un centrodestra liberale degno di questo nome.

La seconda è la centralità del Ddl Zan per questa destra, economicamente liberista, ma arretrata sui diritti civili. Affossare la legge significa completare il passaggio dal centro sinistra al centro destra. Ma il senatore di Rignano non poteva rimangiarsi le vecchie battaglie sui diritti civili, per questo ha usato una strategia per dimostrare che era colpa d’altri. Invece di affermare che non avrebbe mai votato la legge, ha provato a dimostrare che non c’erano i numeri per far passare il Ddl in parlamento. Secondo la sua strategia, si doveva cercare una mediazione.

Peccato che i numeri in parlamento ballavano proprio per l’indecisione di Italia Viva, mentre la destra non era intenzionata a mediare su un provvedimento considerato una minaccia alla democrazia. Di conseguenza, il PD di Enrico Letta è stato stretto alle corde. Il segretario poteva scegliere se stanare la destra proponendo la mediazione, o mantenere una posizione identitaria sostenendo la legge così com’era. Ha scelto la seconda opzione, preferendo l’accusa di pasdaran a quella di traditore della causa. Il risultato sarebbe stato identico.

Matteo Renzi ha infine rimarcato il suo passaggio di campo con il viaggio in Arabia Saudita, andando a trovare il suo amico MBS. L’erede al trono è infatti simbolo di questa destra ultraliberista ma terrorizzata da chi è altro da sé. Per questo vede di buon occhio il materializzarsi di Leviatani in grado di reprimere interi territori, potenzialmente ostili.

Questo abominio potrebbe avere un risvolto positivo liberando il campo del centrosinistra da un ingombrante Matteo Renzi, ma con due appunti. In primis, il centrosinistra deve riorganizzare la narrazione sui diritti civili, che non sono un orpello per radical chic con la villa a Capalbio. Deve avere la forza di chiarire che la lobby gay e la teoria gender sono un’invenzione mediatica, tanto che siamo ormai l’unico paese occidentale senza matrimonio paritario.

In seconda battuta, il PD deve decidere come comportarsi con i seguaci di Matteo Renzi che permarranno nel partito solo per effettuare azioni di disturbo. Forse, sarebbe l’ora di sanzionare chi, come Andrea Marcucci, propone Mario Draghi come primo ministro anche dopo il 2023. Parole al vento che hanno il solo significato di strizzare l’occhio al centrodestra.

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