Parlamento
Hermes, 20 anni sul filo del fuorigioco (gli ultimi con Matteo Salvini)
Le sue lunghe corna hanno fatto il giro del web e sono state riprese dai maggiori organi di informazione permettendogli di raggiungere il suo scopo, ovvero quello di farsi fotografare e intervistare, magari per promuovere un po’ la sua attività aperta illegalmente dal 15 gennaio scorso sotto l’insegna virtuale “Io apro”; ma Hermes Ferrari – questo il nome dello “sciamano di Montecitorio” – era già noto alle cronache nei primi anni del duemila e disobbediva da molto prima di qualche recente foto ricordo con Matteo Salvini.
Ristoratore modenese, Ferrari si è presentato ieri davanti al Parlamento vestendo i panni di un altro esaltato di oltreoceano noto alle cronache con il nome di Jake Angeli, l’affiliato della setta digitale QAnon che con delle corna simili era stato tra i protagonisti dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso. È un volto noto nelle chat dei cosiddetti “negazionisti del Covid”: su Telegram è facile reperire i video delle cene illegali organizzate nel suo ristorante (dove nessuno ovviamente porta la mascherina), ma in un’intervista a Repubblica ci tiene a dire di non essere tra coloro che non crede all’esistenza del virus.
Perché nella piazza di ieri, promossa proprio dal movimento di ristoratori disobbedienti più volte sponsorizzato dal leader della Lega, c’era un po’ di tutto: dietro la facciata della protesta che raccoglie un esiguo numero di commercianti in molti casi scontenti di ricevere aiuti statali calcolati su fatturati da fame presentati nell’anno precedente al Covid (ovvero quando i loro locali erano pieni), c’è il costante lavoro di chi dentro e fuori dal Palazzo soffia sul fuoco della rabbia per creare un disordine funzionale a raccogliere consensi tra quei commercianti che forse si credono più furbi dei loro colleghi ligi alle regole. Così, a sfilare nello slargo destinato alle manifestazioni di piazza Montecitorio (può contenere poche centinaia di persone, niente “folle oceaniche” dunque…), c’erano Casa Pound, il leader di Italextit, Gianluigi Paragone, Vittorio Sgarbi e tanti altri aspiranti ristoratori.
E c’era appunto Hermes Ferrari, il Jake Angeli de noantri conosciuto in Emilia-Romagna più per certi vizi che per le sue virtù. Originario di Scandiano, dove era noto come “il re delle strade” per essersi reso protagonista di numerosi episodi di disordine pubblico nati da cause futili, viene arrestato nel 2012 per aver aggredito il console emerito della Repubblica d’Albania, Angelo Santoro, reo di aver attraversato troppo lentamente delle strisce pedonali. Ex body builder, ex buttafuori di locali, in quegli anni immolava il suo spirito imprenditoriale alla vendita di lampade abbronzanti. Fu condotto in carcere (non senza opporre un po’ di resistenza…) perché violò le misure restrittive imposte dalle autorità a seguito di quell’episodio.
Il suo nome compare anche tra le testimonianze del maxi processo di ‘ndrangheta Aemilia: al tempo Ferrari fu tirato in ballo dal pentito Antonio Valerio, conosciuto per essere stato intercettato mentre rideva durante il terremoto del 2012. Nel suo memoriale e in una successiva deposizione, Valerio indica Ferrari come organico gruppo dei “reggiani” legati alla cosca, nonché protagonista di diverse truffe con vini e pellami: con lui avrebbe dovuto rilevare una palestra, ma l’affare non andò in porto. Durante l’udienza in cui fu chiamato a testimoniare, il futuro ristoratore disobbediente respinse tutte le accuse. In quello stesso documento il pentito avrebbe scritto che durante una cena a Scandiano, Ferrari gli mostrò orgoglioso le foto di un’altra cena alla quale parteciparono anche il deputato Gian Luca Vinci (ex Lega oggi a Fratelli d’Italia) e il leader del Carroccio, Matteo Salvini. In effetti non poteva mancare, nel lungo curriculum dello “sciamano di Montecitorio”, una foto ricordo col “Capitano”. E forse quelle lunghe corna dovevano suggerire qualcosa.
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