Parlamento
Fughe di massa e nuovi tentativi: i tormenti di un Centro sempre più irrilevante
Il fu Terzo Polo continua a perdere pezzi. Dopo l’abbandono di Italia Viva da parte di Luigi Marattin e di una truppa di esponenti locali, anche Azione perde alcuni esponenti di punta.
Il via è stato dato da Enrico Costa, passato nei giorni scorsi a Forza Italia, ma ieri è stata la volta di Mariastella Gelmini, che ha annunciato l’abbandono del partito in cui ha militato negli ultimi due anni e il conseguente (e probabilmente temporaneo) ingresso nel Gruppo Misto del Senato.
Il mio percorso in Azione si conclude oggi.
Ho avuto con Carlo Calenda un confronto sereno e leale e per quanto mi riguarda la stima e la gratitudine nei suoi confronti restano immutati, ma le scelte politiche del movimento a cui ho aderito con entusiasmo due anni fa vanno in una direzione che non posso condividere perché significativamente diversa da quella originaria.
Il mio disagio di questi mesi è noto e la decisione di entrare nel campo largo in un’alleanza che comprende il Movimento 5 Stelle e la sinistra di Bonelli e Fratoianni nelle tre regioni che andranno al voto in autunno, mi costringe a prendere atto con rammarico che non posso rimanere.
Anche perché non provengo dalla sinistra e non intendo aderirvi adesso: ero e resto una moderata popolare e continuerò con linearità le medesime battaglie.
Le legittime scelte regionali, per il contesto in cui sono maturate in particolar modo in Liguria, sono, come è di tutta evidenza, la premessa per uno spostamento di Azione verso il centrosinistra e per la costruzione di un’alleanza politica ‘contro’, cui non intendo partecipare.
Ringrazio tutta la comunità di Azione per il percorso fatto finora ma da domani il mio lavoro in Parlamento continuerà nel Gruppo Misto.
La diaspora però non è finita qui, infatti hanno abbandonato il partito anche Giusy Versace, ma soprattutto Mara Carfagna.
Questo abbandono, legato agli altri dalla comune contrarietà alla decisione di entrare nel Campo Largo nelle tre Regioni che andranno al voto in autunno, è stato però annunciato in maniera differente.
Se l’annuncio dell’abbandono di Gelmini è arrivato dall’ex ministra dopo un incontro con Carlo Calenda, quello della Carfagna è stato annunciato da una nota del partito che non ha aspettato che la dichiarazione arrivasse dall’ex forzista.
Apprendo da una nota di agenzia di aver lasciato Azione.
È una decisione che stavo maturando ma che sentivo il dovere di rendere pubblica in modi più seri e meno estemporanei.
Già nell’ultima riunione di gruppo avevo manifestato apertamente il mio dissenso per l’apertura di un dialogo ‘esclusivo’ con la sinistra. Ne ho parlato anche venerdì scorso con Carlo Calenda e un nuovo appuntamento era previsto per questa sera, poi da me rinviato a domani.
La scelta di aderire alle candidature del Campo Largo in tutte e tre le Regioni dove si vota è un diritto di Carlo Calenda: ha fondato Azione, l’ha portata avanti anche con grandi sacrifici personali, ne è il leader. Ma la mia storia e le mie idee mi impediscono di seguirlo su quella strada, che come è ovvio a tutti prelude a intese più generali con la sinistra.
Pensavo, inoltre, di affrontare questo discorso a viso aperto nel direttivo convocato per domani pomeriggio, davanti agli iscritti e ai dirigenti, che intendevo anche ringraziare per la collaborazione e l’amicizia che mi hanno sempre dimostrato. La nota di Azione, in tutta evidenza, me lo impedisce e me ne dispiace: le mie scelte politiche, le ho fatte sempre a viso aperto.
La decisione era quindi nell’aria da tempo, ma Calenda nei giorni scorsi, ospite del Caffè della Domenica di Maria Latella su Radio24, aveva “negato”:
Maria Stella Gelmini non va via da Azione, abbiamo un incontro martedì, ma che io ne sappia non va via, ci sono soltanto state tensioni per la scelta dei candidati in Liguria. Sono stato io a dire ad Enrico Costa che Azione non era più il suo partito, un singolo parlamentare non può dettare ultimatum al suo partito. Ho veramente affetto per lui ma o si sta in un partito o si decide di andarsene, non si rimane in un partito continuando a dire ‘se fate questo non resto’.
E adesso?
L’ingresso di Costa in Forza Italia potrebbe non essere il preludio del rientro alla base di Gelmini e Carfagna.
I berlusconiani infatti non sarebbero così propensi a riaccogliere le due ex ministre che avevano lasciato il partito quando Berlusconi aveva sfiduciato il Governo Draghi di cui facevano parte.
Si parla dunque della possibilità di transitare nel partito di Maurizio Lupi, Noi Moderati, quarta gamba del governo e movimento centrista che raggruppa una piccola galassia di sigle e di esponenti moderati.
Questa scelta, se si rivelasse vera, porterebbe verso la conferma di un bipolarismo che non lascia spazio al centrismo.
Chi si ostina a cercare una terzietà che però non raccoglie consensi elettorali è Calenda, ma pur non essendo l’unico con questo obiettivo non riesce a trovare degli accordi che possano durare nel tempo.
Questa la nota di Azione (quella incriminata da Carfagna):
Prendiamo atto con rammarico della decisione di Mariastella Gelmini, Giusy Versace e Mara Carfagna di lasciare un partito che le ha accolte e valorizzate in un momento particolarmente critico del loro percorso politico.
Rispettiamo le scelte personali, ma riteniamo grave e incoerente passare dall’opposizione alla maggioranza a metà legislatura contravvenendo così al mandato degli elettori. Una pratica che contribuisce ad allontanare i cittadini dalla politica.
Azione rimarrà invece dove i cittadini l’hanno messa: al centro e all’opposizione del Governo e, continuerà a lavorare per costruire un’alternativa ad un bipolarismo fallimentare.
Nel frattempo alcuni ex di Italia Viva (anche loro contrari al Campo Largo che a dire il vero pare non troppo amichevole con il Renzi figliol prodigo) si aggregano intorno agli Orizzonti Liberali di Marattin, che potrebbero coinvolgere altri piccoli movimenti di area come i LibDem Europei dell’ex Pd renziano Marcucci, che ha dichiarato:
Il mesto epilogo di Azione conferma il punto di vista dei Libdem Europei: i protagonisti del terzo polo non ci sono più. Per questo serve aprire una stagione nuova, con attori completamente nuovi. Il momento è adesso.
Una fase costituente chiesta dai tanti (il concetto è estremamente relativo) che non vogliono rassegnarsi al bipolarismo, ma il rischio è che i voti continuino ad essere pochi, con percentuali da “zero virgola”, soprattutto se (come ipotizzabile dopo la partecipazione di Riccardo Magi alla festa di Alleanza Verdi Sinistra) anche +Europa aderirà al Campo Largo.
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