Parlamento
Da Cossiga all’Italicum: il dibattito sulla dignità istituzionale delle correnti
Si sta ponendo con evidenza crescente la questione del rapporto tra la cosiddetta minoranza interna del PD e la segreteria di Matteo Renzi: corrente di partito o partito del leader? Si tratta in fondo di una questione anche antica perché non è da oggi che si pone questo problema. Basti pensare infatti alla tormentatissima questione del premio di maggioranza che secondo l’Italicum è previsto proprio per il partito-lista, mentre gli oppositori interni di Matteo Renzi e molti esterni allo stesso PD invocano un premio alla coalizione e non al partito-lista.
In fondo è la stessa questione che si pose proprio agli inizi degli anni 90 l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga all’indomani delle dimissioni dei cinque ministri della sinistra democristiana( tra i quali allora lo stesso Ministro Sergio Mattarella) in conseguenza della bocciatura parlamentare di quello che era stato definito il decreto-legge Craxi-Berlusconi. Cossiga infatti si trovò proprio a dover decidere se considerare o meno le dimissioni dei cinque ministri della sinistra DC un fatto tale da condurre ad una propria crisi del Governo Andreotti o no.
Per questa ragione Cossiga chiese proprio se la sinistra DC era una corrente o un partito: il Presidente della Repubblica – affermò infatti Cossiga – conosce i partiti ma non le correnti di partito, e di conseguenza procedette nel senso di attribuire cinque interim allo stesso Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, e non aprì invece una vera e propria crisi di governo. Ancora oggi la questione di fondo rimane pertanto quella della distinzione tra correnti e partito. Ma mentre all’epoca appariva del tutto naturale – soprattutto a un Presidente della Repubblica democristiano – che vi fosse una distinzione di fondo tra le correnti e i partiti nel senso che questi naturalmente potevano contenere delle correnti mentre quelle non potevano mai sostituire i partiti, oggi la situazione tende a cambiare radicalmente proprio nella prospettiva dell’Italicum.
Con questa nuova legge elettorale (a meno che essa non venga proprio modificata su questo punto) le correnti sono in qualche modo costrette a scegliere tra una astratta ragione di identità – che può indurle a essere persino promotrici di un nuovo partito – e la consapevolezza di essere soltanto una parte minoritaria di un soggetto più grande all’interno del quale esse non potrebbero comportarsi da soggetti connaturati ad sistema “oligarchico” di democrazia, quale in qualche modo era invece il modello al quale faceva riferimento il Presidente Cossiga.
Questa infatti è ancora oggi sostanzialmente la questione di fondo che si trascina e non solo nel Partito Democratico: correnti o partiti? premio alla lista o alla coalizione?
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