Parlamento
Cronache dal terzo polo
Altra estate, altra crisi balneare per la politica italiana. La situazione nel nostro Paese, al solito semiseria, merita un approfondimento come questo, semiserio anch’esso, per vederci più chiaro. Speriamo.
Il quadro politico: una composizione cubista
In principio fu lo strappo con il nuovo Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte, nuovo perché non ha più né lo spessore né la consistenza di quando ottenne un exploit elettorale nel 2018, a causa dell’esodo di massa dai suoi ranghi e poi toccò al calcolo delle destre, con Lega e Forza Italia – quest’ultima un pò a sorpresa – che voltarono le spalle a Mario Draghi e il suo governo dei migliori, secondo una definizione poco fortunata, se vediamo cos’è accaduto e consideriamo che era un esecutivo con più ministri che argomenti di cui farli occupare. Questi due sgarbi hanno portato alle dimissioni del banchiere amato da tutti, tranne da larghe fasce del suo stesso governo, a quanto pare.
Dati questi sviluppi ora ci ritroviamo in agosto, nel pieno delle vacanze per molti, a doverci preparare a una tornata elettorale fissata al 25 settembre. Per prepararsi ad essa, naturalmente, tutti i partiti stanno affinando le proprie strategie e studiando alleanze. La sfida principale sarà tra il centrodestra trainato da Giorgia Meloni, dunque più destra che centro, coadiuvata da quelli che ormai appaiono poco più che suoi vassalli, ovvero Matteo Salvini e Silvio Berlusconi e il PD di Enrico Letta.
Quest’ultimo non pare affatto sereno, anzi, sta cercando di allargare quanto più possibile il suo fronte, che sulla carta è svantaggiato, per pescare il maggior numero possibile di voti. All’ombra di queste due coalizioni arranca una miriade di partitini, i quali hanno cominciato a parlare di quella che a loro dire dovrebbe essere una sorta di oasi nel deserto, di rifugio in cima alla montagna e di salvagente nel mare in burrasca: il terzo polo.
In un quadro politico astratto, cubista e poco chiaro, si fa un gran parlare, in questi giorni di questa potenziale forza politica collocata al centro. Ma di che si tratta nel concreto?
Terzo polo, si può leggere ammucchiata?
Il protagonista principale di questa idea, l’ideatore di un polo che dovrebbe, non si sa in base a quali calcoli, mettere in crisi il bipolarismo – che a dire il vero in Italia non c’è mai stato – tra Meloni e Letta, è Carlo Calenda, ex ministro, ex membro del PD, ex candidato a sindaco di Roma e quasi ex politico, dato il successo che riscontrava nei sondaggi, eppure ora ha moltissimo spazio televisivo. Per quale motivo?
Insieme c’è più festa
Probabilmente a causa della mossa di accogliere tra le fila di Azione, a braccia aperte, due delle esponenti di maggior peso fuoriuscite da Forza Italia: Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Questa decisione ha portato Calenda a essere ricercato dai media, i quali stanno cavalcando molto questa campagna elettorale al momento in nuce ma che sta per partire e quando lo farà, visti i tempi stretti, si prenderà sicuramente la scena e che importa se le bombe cadono sull’Ucraina – e in altri 50 Paesi del mondo – e se il clima si sta facendo bollente. Non pensiamo però che l’unico attore al centro sarà Calenda perché sbaglieremmo.
Insieme a lui si muove, più nell’ombra ma neppure troppo, un vecchio compare: Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva – e dottore di ricerca con master in crisi di governo, dopo averne provocate già un paio – ha confermato come sia anche sua intenzione costruire un terzo polo, diverso da destra sovranista e sinistra delle tasse. Come al solito, tutti vogliono tagliare le imposte ma nessuno ci spiega come potremmo poi sostenere un welfare statale. Cara vecchia Italia.
“Ho fatto di tutto perché il PD smettesse di essere il partito delle tasse. Lo scontro tra noi e loro oggi sta sulle tasse, non sui seggi. […] Parliamo di diritti e non di slogan.”
Così Renzi, quello che con gli slogan ci ha costruito la carriera politica, nelle sue ultime e-news. Almeno fino al 2016, poi dopo aver perso il referendum la politica l’ha abbandonata, come aveva detto.
A sentirlo, punta su un’alternativa ma non chiude al PD. Si mette in mezzo, insomma, che poi pare essere la mission di questo terzo polo. Stare al centro, nel senso di rimanere tra le gambe di tutti cercando di farli inciampare. A che pro non si capisce, sebbene difficilmente sarà il bene dell’Italia.
Scordiamoci il passato, suvvia…
Oltre a una costellazione di altri partitini come Noi con l’Italia, Cambiamo, +Europa e così via, il terzo polo è la collocazione naturale anche di uno che è stato avversario politico tanto di Renzi quanto di Calenda, Luigi Di Maio. Attualmente il Ministro degli Esteri è nel gruppo parlamentare di Insieme per il futuro, a causa della concessione tutta italiana che consente a chiunque sia eletto di restare in Parlamento pur non schierandosi più con il partito grazie al quale ha preso i voti. Geniale.
Di Maio però, accanto al giovane politico Bruno Tabacci, classe 1946 e sicuramente capace di intraprendere un nuovo corso politico, si accinge a creare un nuovo soggetto politico, dal nome Impegno civico. Da non confondere con Scelta Civica, altro schieramento centrista fondato da Mario Monti, che poi lo abbandonò visto l’andazzo, la cui storia politica fa ben sperare per il futuro terzo polo. Ad ogni modo, potrebbe essere che il nome Impegno Civico non venga neppure accettato dal momento che c’è chi sta accusando la neonata formazione di plagio. E se il buongiorno si vede dal mattino.
Il bello in tutto ciò sta nel fatto che davvero potremmo vedere Renzi, Calenda e Di Maio nella stessa coalizione, se tutti decidessero di mettere una pietra sopra il loro passato – la stessa pietra che contribuirebbe a portare ancora più a fondo la barca della credibilità della nostra classe dirigente, un’imbarcazione che fa già acqua da tempo. Il condizionale è però d’obbligo perché Calenda non vuol sentir parlare di alleanze con Di Maio, a quanto dice; tanto che ha definito il Ministro come il ritratto dell’incompetenza. E Calenda se ne intende, dopotutto.
Notti magiche
Altroché romanzi gialli e sudoku, quest’anno sotto l’ombrellone abbiamo una campagna elettorale tutta da gustare. E capita proprio in un momento semplice e tranquillo della nostra storia. Più che il governo dei migliori, non era forse un governo degli irresponsabili?
Il 25 settembre potremmo ritrovarci da capo, data l’estrema frammentazione dello scenario politico. Quel che è probabilmente più importante per il nostro Paese, all’infuori degli schieramenti e delle tendenze degli elettori, è che il voto ci porti ad avere una governabilità di fatto, ovvero un esecutivo capace di portare avanti il suo programma senza dover temere continuamente sgambetti o mancanza di fiducia.
Siamo in periodo di stelle cadenti e chiunque ne noti una può esprimere un desiderio. Non è che richiedendo questo ci troveremmo come i personaggi di quel meme, i quali dopo aver esternato il loro desiderio assistono alla fuga della stella cadente, che inverte la propria rotta e torna verso il cielo, dopo aver udito un desiderio impossibile da realizzare?
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