Parlamento
Amore tra le rovine
Cosa succederà dopo la rottamazione completa del PD? La gente che ancora crede in alcuni dei valori che, malgrado tutto e tutti, il PD ha fatto suoi e che farebbero anche parte di un DNA originario, nonostante molte siano state le contaminazioni genetiche aliene, è abbastanza disorientata. Per pragmatismo, per sconsolazione, per affetto, molti elettori votano ancora per il Partito Democratico, facendo finta che sia ancora un partito di sinistra, anche perché, di sinistra, all’orizzonte ormai da tempo si vede ben poco e quel poco che c’è non è abbastanza definito.
Certo, il macello che è riuscito a fare Renzi colla sua molesta indole da sabotatore di qualsiasi cosa e con quell’ansia patologica, che lo ha caratterizzato da un certo momento in poi, di rottamare il PD (di cui è stato anche segretario e che gli ha consentito di essere prima presidente della Provincia di Firenze, poi sindaco di Firenze e infine presidente del Consiglio dei Ministri, cerchiamo di ricordarlo, una sorta di figlio ingrato), è difficile compararlo con ciò che hanno fatto altri guastatori. Lui è stato l’Attila maggiore. Può darsi che nasca dalla necessità psicologica di uccidere metaforicamente il padre per diventare grande, ma il genio fiorentino ha dimostrato di essere un eterno Lucignolo, adolescente senza speranza. E lui ha veramente dato un bel colpo di assestamento alla fragile essenza del partito.
Comunque bisogna pur dire che già la gestione Veltroni, ai tempi, nasceva zoppa, con una visione disneyana della realtà, e col tempo l’artrosi si è estesa, inglobando varie frattaglie di cartilagini cattoliche e regressiste tipo Paola Binetti, collaboratrice dell’Opus Dei, che colla storia del PD non ci sarebbe entrata proprio nulla. I petali della Margherita sono convogliati nell’Uliva e la frittata aromatica è stata fatta. Così quel petalo sperduto della Margherita è stato eletto nella XV legislatura per il PD-L’ulivo e, nella XVIII, nientemeno che per la coalizione FI-UDC. Cioè: ero l’acqua santa e mi alleo col diavolo, ero entrata alla Rinascente per comprare una pentola a pressione e ne sono uscita con un paio di mutandine rosse, neanche della mia misura. Binetti seguì la via indicata dall’illuminazione divina e trovò così il suo luogo di romitaggio dove poter tranquillamente affermare che “l’omosessualità è una devianza della personalità” e altre perle di saggezza precedentemente sparse altrove. E costei è pure neuropsichiatra e accademica.
Ma poi ci sarebbero anche altri misteriosi fenomeni osmotici come Beatrice Lorenzin e vari personaggi – che si sono fatti tutto il panorama parlamentare, forse per vedere l’aula di Montecitorio da diverse prospettive, per curiosità – che hanno inquinato abbastanza la credibilità del partito, almeno agli occhi degli elettori i quali, a poco a poco, si sono allontanati, giustamente o ingiustamente non importa, da una qualche cosa in cui faticavano a riconoscersi. Lo stesso avviene, in peggio, oggi, quando addirittura si dovrebbe appoggiare la candidatura di Letizia Moratti in Lombardia. Come si fa? L’elettore si è chiesto, continua a chiedersi, interroga lo specchio magico: per chi ho votato, anche turandomi il naso? A tutti i costi volevo evitare che personaggi di quella levatura avessero la meglio e me li ritrovo appoggiati proprio da chi avrebbe dovuto inabissarli? Lo specchio fatato tace imbarazzato, perché neanche lui ha la risposta, ed è tanto dire. Niente, nemmeno se ci si passa il vetril e lo si lusinga con invocazioni ad hoc.
Ha ragione Serena Dandini quando dice che forse nel PD dovrebbero andare da uno psicanalista per capire chi sono, innanzi tutto. Ma intanto l’elettore è disarmato perché non vede nessuna alternativa a una destra orrenda, che si presenta litigiosa al suo interno ma compatta per conservare le poltrone e con esse il potere di distruggere ulteriormente il paese, con scelte assai discutibili su tutti i fronti, non ce n’è una che sia valida: ogni sera sui divani vespiani se ne sentono di cotte e di crude, con spiegazioni attorcigliate incomprensibili ai più. Il braccio destro del presidente del Consiglio non riesce nemmeno a rispondere a una domanda facilitata perché possa essere compresa dalla massaia di Voghera: “Ma se ieri spendevo 100 euro per una bolletta della luce, quanto spenderò domani, con o senza aiuti?” ronzava la Vespa più volte, ignorata. Nulla, una ratatouille verbale senza l’agognata risposta, anche a domanda ripetuta. Né la massaia di Voghera, né la Vespa, né io abbiamo avuto la risposta per riuscire a orientarci. Parole, soltanto parole, parole tra lui. Chissà se il braccio destro del signor presidente Meloni parlerà col braccio sinistro, che vive nell’ombra e non si sa chi sia.
Dalle destre, una simile confusione me l’aspetto, come mi aspetto anche lo scollamento dalla realtà in nome di ideali e azioni che fanno parte di un immaginario obsoleto e condannato dalla Storia – mai analizzato e metabolizzato abbastanza – e respinto dall’antifascismo, professato peraltro dalla nostra Costituzione. Di certo non me lo aspetto da ciò che ancora si vuol nominare Sinistra ma che non lo è più da un pezzo, e non per la faccenda dei salotti e del caviale e del casimiro (è il termine in italiano per “cashmere”) e del radicale chic, ma proprio perché c’è un tale scollamento colla realtà, colla società, che non viene più capita la linea del principale partito che si professa di centrosinistra (chissà che vorrà dire centrosinistra, me lo sono sempre chiesto, e quali sono i suoi limiti), con cui l’elettore non sa più interloquire. L’elettore non riesce a capire perché col berlusconismo si sia venuti a patti anziché rigettarlo sempre e comunque. Non dimentichiamo che berlusconismo significa non solo tette, culi e paillettes, barzellette e quiz, ville in Sardegna e cene eleganti, ma significa soprattutto potere mediatico e Propaganda 2 = P2.
da Aprile (1998) di Nanni Moretti, la famosa sequenza:“D’Alema di’ una cosa di sinistra, di’ una cosa anche non di sinistra, di civiltà.”
Gelmini, Carfagna e Moratti oggi fanno le sussiegose e si dissociano da una destra “estrema”, come loro dicono, in cui non si riconoscono, prendendo le distanze dall’ex cavaliere. Si danno delle arie, insomma. Fiatelle, forse. Per decenni, però, vi si sono riconosciute, loquacissime e inarrestabili difenditrici del cavalierissimo, votando in Parlamento perfino la questione della nipotina di Mubarak e molto peggio, governando insieme a Lega e Alleanza Nazionale, oggi rinnovatasi in Fratelli d’Italia, credendo con questo nome di essere più presentabili. Ma siccome si sono viste messe da parte, per continuare a galleggiare nella melma politica adesso si sono riscoperte di Centro, con quegli altri due scappati di casa (dalla casa del PD) come gli pseudo leader falsi amici, che sembrano due personaggi da commedia all’italiana degli anni ’60. Ma per anni le fantastiche tre hanno contribuito a inabissare sempre più il paese e la società, paladine del berlusconismo e del suo codazzo tossico.
Il PD, inteso come insieme di elettori, è rimasto stupefatto a guardare. Renzi, addirittura andava a cenare con Berlusconi e a fare chissà quali accordi. Il risultato è comunque questo: un paese in mano alle destre peggiori (anche se non so quale possa essere la destra migliore in Italia, tra i tre partiti principali, sinceramente) e orfano di qualcuno che dica qualcosa di Sinistra, anche se per quell’altra categoria di scappati di casa che sono i Cinque Stelle la destra e la sinistra non esisterebbero più, sono superati come concetti. Talmente superati che adesso la Destra, e che destra, ce la ritroviamo al potere anche per colpa loro che ci hanno governato insieme col Conte I. Non dimentichiamocelo, neanche questo. Le Salviniadi sono state sottoscritte anche dai Cinque Stelle, che oggi, come le fantastiche tre ex forziste, fanno i sussiegosi, mentre le Salviniadi, pur ridimensionate, almeno apparentemente, continuano. Non è bastata nemmeno la mala gestione della pandemia in Lombardia per scuotere l’elettorato e far capire che razza di amministratori avessero i lombardi, nulla, memoria azzerata. E questo è sempre colpa del berlusconismo e delle sue aberrazioni sociali, economiche e culturali.
Recuperare le persone che nonostante tutto hanno votato per quei mostri sembra impossibile perché ormai la lobotomia è avvenuta. Ciò che una nuova fantomatica Sinistra o, comunque, una forza progressista invece potrebbe cercare di recuperare è quell’enorme partito del 38% ossia gli elettori che si astengono dal voto perché non si sentono rappresentati da nessuno e quelli che si sono stufati di votare per una parte politica che poi il giorno dopo si allea cogli avversari vanificando quel piccolo lumicino votivo di speranza. È quello il grande partito che forse bisognerebbe caldeggiare e recuperare, sebbene sia anch’esso composto sicuramente da varie anime e comprenda anche persone totalmente disinteressate al voto non per scelta precisa e per delusione. Ma per farlo bisogna scendere dai piani alti e andare a parlare colle persone, di qualsiasi classe sociale, con programmazioni serie, con un’idea di passato, presente e futuro, mostrando di conoscere il territorio, anche quello morfologico, fisico, di sapere come si svolge il lavoro della gente e come si colloca in una dimensione internazionale, con una distanza dalle aberrazioni del capitalismo e del totalitarismo, ricominciando dall’istruzione e dalla sanità pubbliche, dal prendere le distanze dalle religioni, smettendola di corteggiare le superstizioni e l’irrazionalità, in buona sostanza rendendosi credibili a questo 38%.
Un pensiero nuovo e articolato, insomma, adeguato alle difficoltà del momento ma anche alle sue potenzialità, con una visione meno angusta e provinciale che non sia “prima gli Italiani”, che non vuol dire assolutamente niente. Che non sono i vaneggiamenti ambientalisti dei Venerdì per il futuro di squinternate svedesine ma le verifiche fatte sul campo da parte di scienziati veri, che abbiano una conoscenza reale del territorio e una visione. Che non sono le crociate anti reddito di cittadinanza senza sapere cosa sia realmente il lavoro della gente. Che non sono i respingimenti a oltranza. Che non sono gli eterni condoni, che non sono i ponti sugli stretti o altre opere monumentali mangiasoldi, che non sono i diritti negati, che non sono un mucchio di cose che sono state fatte al posto di ben altre, anche dalla Sinistra.
Io sono certo che una buona parte di quest’altissima percentuale di non votanti non aspetta che questo. Infatti, il successo iniziale dei Cinque Stelle derivò dalla novità, dalla speranza in una nuova forza politica, poi dimostratasi inadeguata e deludente, tanto da proporre personaggini come Di Maio nientemeno che come vicepremier, ministro dello sviluppo economico, del lavoro e degli esteri, cioè cariche fondamentali in un governo che necessiterebbero di una certa competenza. Push, rottamato. O altri personaggi come Di Battista che scambiava Auschwitz per Austerlitz e poi si è dedicato ai diari del passeggino dall’America Centrale, non saprei dire se con maggiore o minor profitto. Anche questo è il nuovo che arretra. E così, prova e riprova, oramai non è più nuova, diceva una ribalda canzone da tabarin dei ruggenti anni Venti che potete ascoltare qui sotto nella fantastica versione di Milly.
La base del PD, di cui faceva anche parte Nanni Moretti all’epoca, che disse inaspettatamente “Dovete andarvene a casa”, rivolto ai papaveroni della cosa post comunista, fatto che non avvenne, dovrebbe dire basta e ricomporre in qualche maniera dei valori in cui riconoscersi veramente, magari ripartendo dai circoli Arci che, dove esistono ancora, sono un punto aggregativo. Partito Democratico, Democratici di Sinistra, Uliva, sono state esperienze ormai assodate come fallimentari, grazie esclusivamente ai dirigenti. Democrazia Popolare non vuol dire niente perché sempre facendo appello a un popolo non ben identificato si rischia il populismo, onta di cui tanti si sono macchiati anche di recente. Cinque Stelle è una valutazione che sembra quella di Trip Advisor o dei consigli per il cinema. Il nome della cosa assillò già ai tempi chi doveva sostituire il Partito Comunista Italiano con un nome nuovo. Il nome Italia è già stato utilizzato, male, da Forza Italia, Italia Viva, Fratelli d’Italia, Futuro e Libertà per l’Italia, meglio lasciare fuori gioco la povera Italia, già fin troppo incerottata. + Europa non ha chiarito cosa l’Europa sia, anche perché a un popolo, soprattutto giovane e asciutto di geografia, i riferimenti geografici non dicono nulla, tanto c’è Google maps.
In cosa si potrebbero identificare gli elettori delusi o ormai disillusi in modo da ricompattarsi per trovare persone capaci e degne di sedersi in Parlamento, che possano rappresentarli e ricostruire il paese? Sicuramente il calcio, direbbe qualche anima perfida, e la pasta alla carbonara.
Paese che, peraltro, pur con tutti i difetti del mondo, con mille idiosincrasie, con abnormità da terzo mondo accanto a scintillanti innovazioni, con milioni di fughe verso altri posti nel mondo che hanno quindi prodotto un impoverimento di ingegni, dimostra una sua creatività e una sua pervicacia nell’andare avanti, trovando piccole soluzioni che però sono scoordinate e che pertanto non hanno un impatto su una qualsiasi programmazione di futuro. Sono solo trovate personali che aiutano ad affrontare la realtà momentaneamente, a volte ai limiti della legalità.
Ma poi, cos’è veramente “legale” in un paese dove si sono promulgate leggi ad personam che hanno devastato la giustizia? Il cittadino si sente preso in giro e si arruola in quel 38% di astenuti, inevitabilmente. Forse ci vorrebbe uno choc. La crisi energetica potrebbe essere una scossa, ma secondo me non basta. Il nostro paese è troppo benestante e ricco di risorse per potersi rendere conto di cosa significa la vera povertà, anche se questa povertà bussa continuamente alle porte e, spesso, attraversa il mare in cerca del paese dei balocchi. Bisognerebbe che qualcuno, che non sia il papa, figura anacronistica che pure prospera nella ricchezza sfacciata della Chiesa di Roma, ricordasse alla gente cos’è la vera povertà, magari andando a parlare veramente colle persone a piedi scalzi e in un saio francescano per essere più credibile, magari spegnendo i televisori senza farsi imbambolare dalle false notizie, magari facendo piazza pulita di tutta la spazzatura mediatica che ci sommerge assai più di quella concreta. E magari senza l’atteggiamento di dama benefica snob che dà i torroni natalizi ai vecchietti sdentati che non possono mangiarli.
Alla ricerca dell’intellettuale perduto. Ci sarebbe ancora tanto amore fra le rovine. Forse bisognerebbe ricominciare dalle parole di Pasolini e da lì prendere provvedimenti. Vi prego, insegnanti di Italiano, di Storia e di Filosofia che mi leggete: usate le Lettere Luterane o gli Scritti corsari come libro di lettura per i vostri allievi. Che lo faccia questa classe politica è impossibile, fatelo voi.
Mi viene un dubbio. Ma non è che il partito né di destra né di sinistra né di centro sia proprio il PD? Urge una psicanalisi.
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