Parlamento
5 Stelle, filmare il voto non è trasparente: è illegale
La prima giornata di votazioni per il Quirinale va in archivio con una piccola galleria degli orrori. Alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno filmato o fotografato il voto nel “catafalco”, la cabina elettorale allestita all’interno dell’Aula di Montecitorio. Il deputato Manlio Di Stefano ha vinto la Palma d’Oro della scelleratezza, facendo un breve video per far partecipare i cittadini all’elezione del presidente della Repubblica. Non contento ha pubblicato la sua “opera d’arte” sul profilo Facebook, provvedendo solo successivamente alla rimozione del post per «evitare strumentalizzazioni».
La questione, tuttavia, non attiene al campo della strumentalizzazione, bensì a quello legalità. Nella convinzione di fare un’operazione di trasparenza, infatti, questi parlamentari (anche i pentastellati Barbara Lezzi, Matteo Dell’Osso e la fuoriuscita dai 5 Stelle Alessandra Bencini hanno immortalato il proprio voto) compiono un atto al di fuori delle norme, oltre che completamente lontano dal buonsenso.
Proprio loro, paladini della Giustizia, portano a termine un’azione che vìola una norma introdotta per combattere questa pratica. L’articolo 1 della legge recita: «Nelle consultazioni elettorali o referendarie è vietato introdurre all’interno delle cabine elettorali telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini». Chi ritiene che la cosa non sia grave, infatti, evidentemente non conosce alcune dinamiche, che in certe zone dell’Italia sono molto note. La definizione precisa è “voto di scambio”, fenomeno di cui peraltro si parla spesso.
Il meccanismo, forse giova ricordarlo, funziona così: durante le tornate elettorali c’è qualcuno che “compra” i voti di alcuni elettori, soprattutto quelli che vivono in condizioni di disagio, sulla base di promesse o addirittura dietro la remunerazione diretta. In cambio, però, “l’acquirente di consenso” pretende una prova sull’effettiva espressione della preferenza in favore del candidato. E cosa c’è di più credibile di una foto o di un video? Ecco, i parlamentari Di Stefano, Lezzi, Dell’Osso e Bencini, credendo di compiere un’operazione di trasparenza, hanno invece avallato la mentalità secondo cui la segretezza del voto può essere violata all’insegna del pensiero “che male c’è”. Beninteso, non voglio accusarli di incoraggiare il voto di scambio, ma di commettere un’ingenuità imperdonabile per un rappresentante dei cittadini.
Insomma non funziona così: in quanto esponenti delle Istituzioni sono tenuti a dare il buon esempio, sempre e comunque, e dissuadere da qualsiasi idea di pratica illegale. Perché un giorno qualcuno, fotografando il proprio voto, potrebbe abbozzare la giustificazione: «Ma se lo fanno anche i parlamentari…». Sembra una cosa scontata, ma evidentemente non lo è.
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