Benessere
Noi, garantiti dallo Stato, #diamociuntaglio e doniamo il #10percentoperlaCIGD
Un prelievo alla fonte, volontario e temporaneo pari al 10% dello stipendio di chi ha un impiego pubblico con la paga e il posto di lavoro garantiti e tutelati dalla mano sicura dello Stato, per destinare le risorse al co-finanziamento della cassa integrazione guadagni in deroga per i milioni di lavoratori e lavoratrici italiani che nelle prossime settimane subiranno una decurtazione dello stipendio o perderanno il lavoro.
Una proposta rivolta a tutte le persone con impiego pubblico che hanno uno stipendio adeguato alle proprie esigenze ordinarie, senza escludere a priori nessuna categoria.
Una proposta che non deprime, ma anzi, sostiene i consumi perché trasforma immediatamente le quote di risparmio di chi se lo può permettere in quote di consumo di chi non ha i soldi per arrivare alla fine del mese.
Una proposta ispirata alla condivisione in un momento di eccezionale gravità e che rischia di degenerare in tensione sociale, senza alcun cedimento alle istanze rivendicative, alle puntualizzazioni e ai distinguo.
Un vero e proprio scatto d’orgoglio della comunità di tutte le persone che lavorano per lo Stato. Perché noi, alla fin fine, siamo civil servant.
Si potrebbe dire che c’è già l’art. 66 Decreto Legge Cura Italia del 17 marzo 2020 prevede già incentivi fiscali per chi fa erogazioni liberali a sostegno delle misure di contrasto all’emergenza Coronavirus.
Non è così. La donazione liberale vincolata a uno scopo riguarda la coscienza di ogni persona e coinvolge i suoi valori e le sue priorità. Lo facciamo già in milioni di persone. È un déjà vu. Quello di cui stiamo parlando è un vero e proprio appello al senso civico nazionale, che può contribuire a risollevare il Paese, e che proviene dalla parte più garantita della popolazione italiana che lavora. Sarà anche il modo per cambiare l’idea vetusta di dipendente pubblico come persona pigra, burocrate e fondamentalmente fannullona.
Si potrebbe dire che invece di un atto volontario dal basso serve un taglio degli stipendi pubblici per legge.
Non è così, per una duplice ragione. Il taglio degli stipendi pubblici per legge è un ossimoro (come lo sono state le patrimoniali). È un’opzione che, nella malaugurata ipotesi che si dovesse realizzare, arriverà solo quando il Paese sarà già con un piede dentro la fossa. In più, rischia di essere un taglio generalizzato, che colpirà indistintamente tutti e peserà soprattutto sulle fasce con redditi più bassi. Sarebbe come accendere una candela dentro una polveriera: rischia di scoppiare la società intera.
Si potrebbe dire che sarebbe più saggio recuperare le risorse stanando chi evade le tasse.
Non è così. La lotta all’evasione fiscale è una strada impraticabile, un po’ perché storicamente non è mai stato fatto fino in fondo e un po’ perché non c’è tempo.
Si potrebbe dire che è un’iniziativa inutile perché poi non si sa bene dove andranno a finire le somme trattenute dagli stipendi.
Non è così. Le risorse andranno nelle tasche di chi avrà bisogno della cassa integrazione guadagni in deroga per arrivare alla fine del mese.
(L’appello è stato lanciato dal Professor Paolo Gubitta)
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