P.A.
Le Ministre Guidi e Madia, e il rompicapo dell’informazione pubblica
“Informazione, Ben, il futuro è nell’informazione”. Se oggi girassero un remake de “Il laureato” questa sarebbe la prima battuta della scena iniziale, altro che “plastica”. Il caso Guidi non è scandaloso perché ha a che vedere con l’oro nero, è uno scandalo perché riguarda l’informazione. E la questione della settimana, legata al caso Guidi dal tema dell’informazione, è la trasparenza nella pubblica amministrazione secondo il progetto della Ministra Madia, e in particolare la questione del “silenzio-diniego”. Su questa l’informazione più completa è venuta da Crozza nella puntata di venerdì. Oggi ne parla anche la Ministra sul Corriere della Sera, ma entrando meno nei dettagli di quanto abbia fatto Crozza. Pensiamo quindi che sia il caso di fare un po’ di informazione sull’informazione, per arrivare a una proposta sulla questione del “silenzio-diniego”, che del resto anche la Ministra ha sollecitato nel suo intervento sul Corriere.
Quando accolgo i nuovi studenti nel mio corso di laurea in finanza, o quando cerco di attrarne dei nuovi, dico loro che imparare la finanza significa estrarre informazione, usare informazione, produrre informazione. L’informazione è alla base della finanza, e gli studenti che accogliamo devono sapere che i mercati sono efficienti, e i prezzi sono silos in cui vengono racchiuse le informazioni. E chi entra in un corso di economia e finanza incontra l’informazione sotto diversi nomi: set d’informazione, filtrazione, tribù (per i più sofisticati). Il motivo è che siccome tutta l’informazione è contenuta dei prezzi, noi la possiamo ricavare dai prezzi stessi, come si distilla la grappa dalla vinaccia. Loro sono lì per imparare a estrarre quell’informazione.
E la domanda comune a questo punto è: ma proprio tutta l’informazione? E sorge la questione dell’informazione pubblica e privata, e dell’efficienza dei mercati “in senso forte”: un mercato in cui il prezzo contiene anche l’informazione privata. Tutti sappiamo che non viviamo né nel mondo in cui il prezzo non conta nulla, né in un mondo in cui il prezzo è come l’orecchio di Dioniso. Sappiamo che gran parte dell’informazione pubblica è contenuta nei prezzi, ma sappiamo che le informazioni private consentono di ottenere guadagni. Per questo l’informazione privata costa. Hedge fund e agenzie di informazione finanziaria sono i protagonisti di questo lavoro di raccolta, produzione e scambio di informazione privata. E su questo tema si scatena la creatività del giornalismo e della finanza. Un esempio è un hub di informazione a pagamento in fase di lancio in questi giorni da parte di un amico (lo stesso che un giorno mi ha messo in testa di fare il blogger). Un esempio ancora più originale me lo ha raccontato un amico in una visita a New York: hedge fund che noleggiano satelliti per contare le macchine nei parcheggi, e avere informazioni sull’andamento di centri commerciali e simili.
In questa prospettiva di sfruttamento dell’informazione privata la difesa della Ministra Guidi che l’informazione passata al suo uomo era pubblica suona banale come una filastrocca da bambini a confronto con la poesia ermetica. L’informazione è una commodity deperibile che ha il suo ciclo di vita, e che può nascere privata e diventare pubblica: uno “scoop” è un esempio di informazione privata che diventa all’improvviso pubblica. E’ rilevante quindi se la nostra ex Ministra abbia rivelato l’informazione nel momento in cui era ancora privata o pubblica, e il vantaggio che ha dato al suo uomo rispetto agli altri. Il test sulla natura privata o pubblica di quell’informazione è semplice, e spetta ai nostri colleghi giornalisti e analisti. Conosciamo la data e l’ora della telefonata della Ministra Guidi al suo uomo. Quanto avrebbe pagato un direttore di giornale o un trader di hedge fund per essere all’altro capo del telefono? Se fosse stato disposto a pagare una somma maggiore di zero, la Ministra sarebbe colpevole.
Il caso Guidi congiunge la questione dello sfruttamento economico dell’informazione a quello della trasparenza dell’informazione che proviene dal mondo della politica e della pubblica amministrazione. Dalla Ministra Guidi alla Ministra Madia. Qui l’informazione prende i termini del linguaggio burocratico: interrogazioni, audizioni, richieste di accesso agli atti. Il dilemma è tra garantire ai cittadini in tempo utile l’informazione necessaria a prendere le loro decisioni (private e pubbliche) e impedire che una trasparenza senza limiti possa recare danno all’interesse pubblico. Poi c’è anche il controllo dell’operato della pubblica amministrazione, e il diritto alla memoria storica. Gli esempi più noti che vengono in mente (o che almeno vengono in mente a me per l’attività che ho svolto) sono le richieste di informazioni sui contratti derivati aperti, e oggi soprattutto quelli chiusi, da parte della pubblica amministrazione. Viene in mente in primo luogo la richiesta di informazioni sui derivati del nostro Ministero dell’Economia.
Sul punto della trasparenza dell’informazione pubblica la proposta di legge Madia ha il pregio di fare un passo avanti importante. Rimuovere il requisito dell’interesse privato per richiedere l’accesso agli atti. Un principio barbaro, come se in una famiglia i genitori dessero informazioni ai figli soltanto a proposito della paghetta. Purtroppo, però, la Ministra Madia pare aver messo nel progetto di legge l’antidoto che neutralizza il progetto stesso: il “silenzio-diniego”. La pubblica amministrazione può scegliere di non rispondere in una serie di casi, e in questo caso chi richiede l’informazione non può appellarsi, ma solo ricorrere al giudice. E’ chiaro che così non cambierà molto rispetto alla situazione attuale.
La Ministra Madia nel suo intervento di risposta a Ferruccio De Bortoli sul Corriere della Sera ha argomentato che la trasparenza dell’informazione non può essere senza limiti, troppa informazione può nuocere, e ha citato casi in cui questi limiti a suo dire sarebbero più stringenti, come la legislazione britannica. In realtà il modo di migliorare la proposta sembra banale. Poiché il dipendente pubblico che usa il silenzio-diniego non è soggetto ad alcuna sanzione, basta sollevare una sanzione, possibilmente di tipo penale, come quella che spetta a chi manipola l’informazione sui mercati. Poi basterebbe far sì che il silenzio-diniego sia solo temporaneo, e che passato un termine (un anno? due?) l’informazione debba comunque essere fornita. Infatti, il giornalismo ci insegna che l’informazione deperisce con il tempo, e l’informazione stagionata opportunamente lavorata diventa storia. Questa certezza della rivelazione dell’informazione scoraggerebbe il dipendente pubblico dal rifiutare il rilascio di informazione se non ci sono motivazioni sostenibili, e la sostenibilità di queste motivazioni diverrebbe comunque pubblica, al momento del rilascio dell’informazione, esponendo chi ne ha abusato alla sanzione. Infine, non si vede la difficoltà a definire l’unica motivazione sostenibile per impedire la trasparenza: possibili lesioni dell’interesse pubblico, come l’esempio preso dal caso inglese citato dalla Ministra Madia. E’ chiaro infatti che gli interessi che più devono essere trasparenti negli atti della pubblica amministrazione devono essere quelli privati. E ritorniamo al bailamme sul caso Guidi da cui siamo partiti.
Sperando che la Ministra ci ascolti, concludiamo questa cavalcata sull’informazione con un messaggio di speranza per chi come noi non ha contatti o legami di parentela o storie con chi scrive le leggi o non ha i soldi da spendere come un hedge fund per comprarsi l’informazione per pochi. Anche per chi può utilizzare solo l’informazione di giornale e di televisione, quella che va con tutti, non tutto è perduto. C’è l’informazione “ribollita”, come il piatto fiorentino che avete gustato (lo chef si augura) in questo post. E’ informazione povera, com’è povera la cucina fiorentina, e si fa mettendo insieme pezzi di informazione raccolti in tutti i campi e mischiandoli insieme in modo da far emergere un sapore nuovo. E così, mettendo insieme Guidi e Madia invece che Guidi e Boschi avete forse gustato un piatto di informazione originale. E’ un po’ la stessa cosa che fa Crozza, che mette insieme informazione povera per confezionare paradossi e piatti piccanti: meno nel caso in cui interpreta il leggendario Germidi Soia, ovviamente.
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