P.A.
Latina, accordo Pd-Lbc? Il partito si divide e la base mugugna
Che il Partito democratico viva una fase confusa è innegabile ed è sotto gli occhi di tutti. Che poi da questa confusione nascano lotte interne e diatribe che dividono ancor di più quel poco che resta, è ormai scontato e prevedibile. E quello che sta accadendo in questi giorni a Latina lascia perplessi e sbigottiti. Ma andiamo con ordine. Governa il Comune Latina Bene Comune, forza civica, guidata dal sindaco Damiano Coletta. Pd e Lbc fin dalle elezioni si sono fronteggiati senza risparmiarsi colpi. Anche se al secondo turno tutto il Pd ha votato Coletta, non si può dire che l’atteggiamento ostracistico dei civici nei confronti del partito di sinistra, si sia in qualche modo attenuato o stemperato. Anzi. E questo ha lasciato il segno su parecchia gente, che non dimenticando offese e atteggiamenti arroganti nei loro confronti, nel momento in cui il Pd ha deciso di passare da opposizione netta a collaborazione e supporto per l’attuale Giunta, i malumori si sono fatti sentire. E pure forti. Il “contrordine, compagni”, non è stato digerito granchè dalla base, se da opposizione forte passi improvvisamente a supportare la Giunta in maggioranza lbc, con due assessori del Pd, come l’accordo prevede. Mai si sarebbe immaginato, però, che all’indomani dell’accordo a mettersi di traverso fosse Mauro Visari, presidente del partito. Le sue critiche sono ai nomi scelti. Chi ha concluso l’accordo “lo ha fatto solo per il proprio interesse politico personale”. I due futuri assessori dem, sottolinea Visari, sono due perfetti sconosciuti. “Una non è nemmeno di Latina, l’altro ha ricoperto ruoli marginali. Fermo restando che si tratti di persone rispettabilissime, non hanno nemmeno un curriculum che ne giustifichi il coinvolgimento….che senso ha fare politica nel Pd se il primo che passa viene preferito a te? Che senso ha l’impegno, lo sforzo tenace, se i tuoi compagni di partito hanno come obbiettivo principale affossare te e non gli avversari?”.
Non passano molte ore, che il senatore Bruno Astorre, segretario del Pd nel Lazio, risponde con una nota ufficiale, difendendo l’accordo e bacchettando Visari: “Ritengo del tutto sbagliata l’esternazione di Visari, scomposta nei toni e nel merito. Esprimere critiche è legittimo ma all’interno del partito. Intervenire come ha fatto Visari non è accettabile anche in ragione del ruolo che ricopre”. I panni sporchi, quindi si lavano sempre e solo in casa. Nulla è cambiato.
Il tempo di zittire il contrasto e passare ad altro che ci pensa Cozzolino, segretario comunale, a mettere altra carne sul fuoco. In una intervista al quotidiano locale Latina Oggi rilasciata alla collega Marianna Vicinanza, Cozzolino non esclude affatto che il candidato sindaco del Pd delle prossime amministrative, sia di nuovo il civico Coletta. Ma come, le chiede allora la collega, solo pochi mesi fa in una intervista su Lbc, lei ha avanzato forti critiche all’operato di questa Amministrazione, asserendo che “ sul piano amministrativo purtroppo c’è poco da dire. Il lavoro è insufficiente. La scelta di Abc è fallimentare. Non c’è una novità su metro, cimitero, Slm e piani urbanistici. Inoltte ci sono modi di agire che sono uguali a quelli della Giunta Di Giorgi, come sulla variante in Q3, sulla cultura asiammo all’anno zero e il teatro è chiuso. I disastri creati dalla destra sono rimasti tutti al punto di partenza”. E ora quindi il Pd si rimangia tutto?
Ma il lenzuolo è corto, e le cose non si sono messe a posto, nonostante comunicati, interviste e interventi dei big del partito.
Oggi, in un lunghissimo post su facebook, Andrea Calcagnini, militante di lungo corso, torna sull’alleanza.
“La politica delle alleanze, scrive, non può essere ridotta, come nota Visari, al mero interesse personale o ad aumentare un effimero consenso in termini di potere interdittivo nei confronti di altri.
Questa dell’alleanza è stata per molti di noi un punto di divisione vero, perché non eravamo disposti a rassegnarci ad un PD incolore, privo di identità, senza un progetto chiaro su quale campo politico voleva occupare.
Per noi, come per Visari, questo campo deve essere quello del centro sinistra, aperto e plurale, per questo era necessario avviare una riflessione comune con l’amministrazione guidata da Damiano Coletta.
Lo dovevamo fare all’indomani della vittoria di Coletta, anche dall’opposizione, attraverso l’intelligenza della politica delle cose da fare, dei bisogni dei cittadini, del bene della città.
Abbiamo perso troppo tempo…..Ci vuole un congresso, o una rivoluzione, come dice Zingaretti, o cambiamo o moriamo e soprattutto dobbiamo essere utili e fattivi per il progetto di centro sinistra, che vive del pluralismo delle idee e delle differenze, in una alleanza con il civismo democratico che può e deve essere ancora protagonista della città”.
Puntualizzazioni e distinguo importanti a cui altri ne seguiranno. “O cambiamo o moriamo”, dicono ormai tutti…Siamo sicuri che basti un semplice Congresso, con le sue correnti e i suoi vecchi riti a sistemare e rinnovare tutto? No, qui ci vuole una vera “rivoluzione”, anch’essa auspicata da Zingaretti. Solo la rivoluzione, infatti, potrebbe dare nuova linfa a questo asfittico comportamento, rigido, vecchio e datato e davvero ormai ….troppo, troppo, scontato.
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