P.A.
Ma davvero l’accorpamento della forestale non c’entra nulla con gli incendi?
Articolo di Lorenzo Borga, originariamente pubblicato su Lavoce.info
È l’argomento dell’estate 2017: dietro l’aumento degli incendi di boschi in tutta Italia c’è l’abolizione del Corpo forestale? No, secondo il sottosegretario Angelo Rughetti, ma un fact-checking de Lavoce.info (seguito dalla scheda illustrativa) solleva molti dubbi in proposito.
Estate, la stagione degli incendi
Ogni estate non c’è questione più “scottante” di quella degli incendi boschivi che imperversano nella nostra Penisola. Tema che quest’anno è risultato inesorabilmente legato alla recente riforma delle forze di polizia e, in particolare, allo smembramento del Corpo forestale dello stato (CFs). Nelle ultime settimane diverse testate giornalistiche hanno riportato numerose critiche alla riforma, spesso citando fonti sindacali. Certo, voci ben informate e competenti sulle questioni più tecniche, ma non sempre imparziali e attendibili. Ecco dunque la necessità del fact-checking, a partire dalla dichiarazione su Twitter del sottosegretario al ministero della Semplificazione e Pubblica amministrazione Angelo Rughetti:
Rughetti riporta alcuni dati del capo del dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, sulle richieste di intervento aereo ricevute dalle regioni per incendi boschivi.
Secondo il sottosegretario parrebbe dunque che l’aumento degli incendi boschivi, spiegato nella scheda illustrativa, non sia in alcun modo legato allo smembramento del Corpo forestale: ogni nesso di causalità andrebbe escluso. La dichiarazione è rilevante poiché il ministero della Pubblica amministrazione è competente per la riforma voluta dal governo Renzi e concretizzatasi con il decreto legislativo 177/2016. Parole che richiedono perciò una verifica, a partire da documenti e dati ufficiali.
Il personale Dos
Il punto di partenza è intuitivo: quanti uomini erano a disposizione per le attività anti-incendio boschivo nel 2016 e quanti nel 2017? Si tratta di un calcolo complicato, poiché non vi è trasparenza su quanti dei quasi 8mila forestali statali fossero effettivamente impiegati nelle attività anti-incendio.
Possiamo tuttavia recuperare informazioni sui direttori delle operazioni di spegnimento (Dos), vale a dire l’importante figura che negli incendi boschivi particolarmente complessi coordina le operazioni e in particolare dirige i mezzi aerei presenti. Tale personale, appositamente formato, fino al 2016 era a disposizione degli enti locali e dell’ex Cfs (secondo la legge quadro sugli incendi boschivi 353/2000); dopo il 31 dicembre – ultimo giorno di operatività dei forestali – la competenza dei Dos è passata al corpo dei Vigili del fuoco, che la esercitano in collaborazione con le regioni. Secondo i decreti del Corpo Forestale dello Stato di attuazione del decreto legislativo 177/2016, tra i forestali erano 1.056 gli operatori forniti di competenza Dos. Se aggiungiamo – come scrive l’ufficio stampa del ministero dell’Interno, sollecitato direttamente – che “le unità di personale [nel corpo dei Vigili del fuoco, ndr] addette alla funzione di Direttore delle operazioni di spegnimento sono ad oggi 800” capiamo bene come, oltre a disperdere competenze acquisite negli anni, ci sia stato un ammanco di alcune centinaia di uomini e donne con esperienza e formazione nel coordinamento dello spegnimento degli incendi. Per di più i Dos dei VVf sono stati formati unicamente per la gestione dell’intervento aereo, mentre mancano della formazione necessaria alla gestione globale dell’incendio, oltre a non conoscere il territorio forestale rurale come invece l’ex personale del Corpo Forestale dello Stato.
Il mistero del decreto mancante
I problemi non terminano qui: secondo l’articolo 13 del decreto legislativo 177/2016 il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf) avrebbe dovuto, entro 60 giorni dalla sua entrata in vigore (cioè entro il 12 novembre 2016), individuare “le risorse finanziarie, i beni immobili in uso ascritti al demanio o al patrimonio indisponibile dello Stato, gli strumenti, i mezzi, gli animali, gli apparati, le infrastrutture e ogni altra pertinenza del Corpo forestale dello Stato che sono trasferiti all’Arma dei carabinieri, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, alla Polizia di Stato e al Corpo della guardia di finanza”. Il decreto manca ancora all’appello, per voce dello stesso generale Antonio Ricciardi, a capo del corpo forestale dei Carabinieri ove sono confluiti più di 6mila ex forestali: in audizione in Senato ha infatti affermato che si tratta di un “decreto interministeriale ancora non definitivo ma di fatto già attuato”. Non abbiamo notizie su come un decreto non ancora emanato possa essere attuato, peraltro né l’ufficio stampa del Mipaaf, né quelli del ministero dell’Interno o del ministero della Pubblica amministrazione hanno voluto rilasciare commenti in merito.
Dov’è la flotta aerea
Molti degli articoli di giornale pubblicati nelle scorse settimane si sono concentrati sulla flotta aerea a disposizione dell’ex Cfs: 32 elicotteri, tra cui molti anti-incendi, spartiti a metà tra Carabinieri e VVf. Secondo le numerose denunce riportate, però, gli elicotteri sarebbero in gran parte fermi negli hangar. Mancanza di fondi, lavori di manutenzione straordinaria, complicazioni burocratiche: le ragioni sarebbero tante. Si tratta di una questione talmente tecnica e mutevole che siamo stati costretti a non addentrarci nei dettagli, per evitare facili imprecisioni. Per capirne la complessità basta l’esempio delle affermazioni del governatore della Sicilia Rosario Crocetta: durante un’audizione al Senato qualche giorno fa ha dichiarato che gli elicotteri appartenenti all’ex Corpo Forestale in funzione nella sua regione nel 2016 non possono ancora essere utilizzati dalla direzione siciliana dei VVf per problemi legati al passaggio dal vecchio al nuovo corpo. Le dichiarazioni di Crocetta sono contraddistinte da alcune imprecisioni e per di più smentite in precedenza, per il contesto nazionale, da un comunicato del Ministero dell’interno. Tuttavia la direzione regionale siciliana dei Vigili del fuoco, che fa capo al Dipartimento nazionale e quindi allo stesso ministero dell’Interno, ha confermato in modo esplicito le parole del governatore spiegando che è stato impossibile firmare la convenzione tra VVf e regione Sicilia per l’utilizzo dei mezzi aerei anti-incendio dei VVF proprio per via di tale ritardo. Come accaduto in Sicilia, immaginiamo che ritardi per l’utilizzo dei mezzi aerei anti-incendi dovuti allo smembramento del CFs possano essere avvenuti anche in altre regioni italiane.
Le responsabilità delle regioni
Ciò tuttavia non significa certo che – come sostengono alcuni – il considerevole aumento del numero di incendi e del territorio bruciato sia dovuto al solo smembramento del Corpo forestale. Le regioni appaiono avere un gran fetta di responsabilità, per via del loro ruolo cruciale, come spieghiamo nella scheda. Dovrebbero adottare e successivamente aggiornare annualmente un piano regionale per la programmazione delle attività anti-incendio. Inoltre per loro è possibile stipulare convenzioni annuali a pagamento con il corpo dei Vigili del fuoco (in passato anche con l’ex Cfs) per l’impiego del personale e dei mezzi terrestri e aerei a disposizione. Secondo il dossier Legambiente, che appare una valida fonte, questa è la situazione delle sei regioni più colpite dagli incendi boschivi:
Ad ogni modo non è certo possibile, né nostra intenzione, dimostrare una causalità diretta tra i ritardi e disguidi e il fenomeno degli incendi boschivi delle ultime settimane: le variabili in campo sono troppe. Allo stesso tempo, non appare possibile escludere categoricamente ogni problema, come ha fatto il sottosegretario Rughetti. Alla luce dei fatti, la sua dichiarazione è quindi FALSA. A problemi complessi non si possono fornire risposte semplicistiche, per di più se affidate al cinguettio dei 140 caratteri.
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