Legislazione

Untold#8: il lobbying visto da Davide Del Monte (info.nodes)

22 Marzo 2021

Davide Del Monte è presidente e socio fondatore di info.nodes, organizzazione per la promozione del giornalismo di inchiesta e dell’attivismo civico. Fino a dicembre 2020 è stato direttore esecutivo di Transparency International Italia. Si interessa in particolare di giustizia sociale e delle relazioni tra politica e mondo privato.

 

Cosa significa lobbying e perché non deve essere considerata una pratica opaca come invece spesso avviene?
È interessante vedere come in Italia non esista una definizione ufficiale di lobbying e di lobbista e come non esista una normativa al riguardo. Ognuno può costruirsi una definizione abbastanza personale di lobbista, tuttavia una sua definizione neutra è quella di intermediario che dialoga con un decisore pubblico per conto di un interesse privato. Dal punto di vista di Transparency Italia, l’attività di lobbying in sé non è in assoluto negativa, anche perché connaturata ai sistemi democratici. Quello che un lobbista corretto infatti dovrebbe fare è portare il punto di vista di un gruppo in merito a una certa tematica a un decisore pubblico, che a sua volta, avendo un ruolo di rappresentanza, consulta e raccoglie le opinioni delle parti e cerca di farsi un’opinione propria autonoma.

 

Qual è la condizione attuale del lobbying in Italia e in Europa?
In Italia, purtroppo, siamo ancora all’anno zero. Non esistono definizioni e quadri normativi che definiscano cosa è lecito e cosa non lo è, così anche chi vorrebbe esercitare un’attività di lobbying corretta rischia di cadere nell’alveo dell’illegalità. Questo è un problema non solo per la collettività ma anche per chi vorrebbe fare lobbying alla luce del sole. Per fare un esempio noto, nella serie House of Cards il lobbista Remy Danton gioca un ruolo fondamentale all’interno del sistema politico americano e partecipa attivamente al processo decisionale, pur tenendosi alla larga (almeno formalmente) dal livello istituzionale, proprio perché riconosciuto ufficialmente come lobbista. In Italia, in assenza di regole, tutti sono lobbisti e nessuno lo è, chiunque potrebbe fare quello che fa Danton a Washington. In Europa, al contrario esistono delle misure di regolamentazione comunitarie, anche se non obbligatorie, rispetto a cui ogni Stato membro dovrebbe adeguarsi.

 

Quale dovrebbe essere il rapporto ideale tra lobbying e politica?
Il rapporto ideale si basa su tre valori: trasparenza, integrità ed equità di accesso. Le attività di lobbying svolte dovrebbero essere infatti accessibili a tutti, giornalisti in primis. I lobbisti dovrebbero poi possedere un codice di comportamento preciso e obbligatorio, infine ognuno dovrebbe avere la stessa opportunità di influenzare un decisore pubblico. Ma in Italia queste condizioni non sono per niente rispettate. In particolare, secondo la ricerca sul lobbying nei paesi Europei pubblicata da Transparency International, le misure di trasparenza adottate dall’Italia coprono appena l’11% degli standard internazionali, il 27% per quanto riguarda le misure di integrità e il 22% in tema di equità di accesso. Al contrario, le istituzioni europee si sono dotate di misure abbastanza virtuose, mentre il sistema americano è ottimo per quanto concerne i primi due valori ma scarso in tema di equità di accesso.

 

Come si incentiva la pratica del lobbying trasparente?
Si incentiva attraverso la sensibilizzazione sia sul piano comportamentale che normativo e portando il tema in primo piano. In più serve parlare con le istituzioni. A questo proposito potremmo dire che in Italia ci sono molte organizzazioni impegnate nel fare lobbying per… avere un buon lobbying. Ad oggi, in Italia c’è infatti più sensibilità da parte del lobbista nello scegliere di darsi un’auto-regolamentazione, mentre dal lato del pubblico non sembra esserci sufficiente interesse a intervenire efficacemente. Si direbbe infatti che, nonostante le oltre 50 proposte di legge sulla regolamentazione del lobbying presentate dal 1948 ad oggi, il Parlamento trovi molto più comodo gestire in modo opaco e autonomo i propri rapporti con soggetti esterni privati.

 

Come incide un’attività di lobbying trasparente sull’economia di un Paese?

Il lobbying fatto in modo trasparente può incidere in modo positivo, perché serve a formare decisioni pubbliche significativamente più approfondite. Ciò che dovrebbe accadere se il decisore pubblico recupera un ampio ventaglio di conoscenze attraverso informazioni e studi relativi ad un determinato tema, tanto i pro quanto i contro ad applicare una determinata norma, è che le scelte politiche che ne deriveranno tenderanno ad essere più responsabili.

 

Quali sono gli effetti dell’iscrizione dei gruppi di rappresentanza al Registro europeo?

La mancanza di un registro trasparente dei lobbisti rende molto difficile sapere chi incide sulle decisioni che vengono prese, ma soprattutto perché vengono prese. Questo secondo punto è particolarmente cruciale, dal momento che noi cittadini abbiamo bisogno di conoscere il legislative footprint di una certa decisione, ovvero il suo percorso prima di diventare legge, quali sono state le informazioni prese in considerazione rispetto ad essa, gli attori incontrati dai deputati che l’hanno sostenuta e i finanziamenti alle spalle delle campagne che hanno portato alla sua realizzazione. Affinché ciò avvenga, è importante quindi avere sempre il massimo livello di trasparenza possibile.

 

Come pensa che un’associazione giovanile potrebbe esercitare azioni di lobbying a favore delle giovani generazioni?

Innanzitutto portando avanti delle istanze solide e approfondite, vale a dire richieste qualitativamente alte in modo che vengano meglio recepite e comprese dal decisore. In particolare, è necessario individuare quali rappresentanti sembrano essere più vicini a un certo tipo di istanza e lavorare con loro nel perimetro dell’integrità e della trasparenza. Il lavoro del lobbista fatto bene, infatti, consiste soprattutto nel comprendere chi è più sensibile alla propria attività di rappresentanza. Sulla base del tipo di interessi in campo, è inoltre secondo me importante distinguere tra lobbying e advocacy. Quest’ultimo è un termine poco utilizzato in Italia e indica che qualcuno si fa avvocato di un numero ampio di persone, come nel caso di un’associazione che, agendo in favore delle giovani generazioni, opera per l’interesse collettivo.

 

Alice Dominese

Membro della Redazione e del Team Public Affairs di Yezers

 

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