Legislazione

Untold#7: il lobbying visto da Alberto Cattaneo (Cattaneo Zanetto & Co.)

8 Marzo 2021

Con un master in Strategia e Marketing, Alberto Cattaneo è Founding Partner di Cattaneo Zanetto & Co., dove dirige le practice professionali nell’ambito della salute, del gioco, del tabacco e del non-profit. Prima di occuparsi di public affairs, ha lavorato in molte importanti aziende italiane e, da ultimo, come consulente di direzione nella principale società di consulenza italiana, GEA. Ha lavorato, inoltre, come consulente strategico in campagne elettorali locali e nazionali. Ha pubblicato un manuale sul marketing politico (‘(E)lezioni di Successo’, Rizzoli-Etas, 2003) e un altro sul lobbying e sulle relazioni esterne (‘Fare lobby’, Rizzoli-Etas, 2007) insieme a Paolo Zanetto.

 

Cosa significa lobbying e perché questa attività non deve essere considerata una pratica opaca come invece spesso avviene?
Per lobbying si intende un’attività di rappresentanza degli interessi più o meno privati che è parte organica del processo democratico. In una democrazia sono infatti rappresentati gli interessi di più parti e il lobbying è uno strumento per garantire questa rappresentanza. Che poi questa sia opaca o trasparente dipende dalla modalità in cui essa avviene.

 

Qual è la condizione attuale del lobbying in Italia e in Europa?
Negli ultimi 15 anni l’attività di lobbying è cambiata insieme alle strutture di partito e a quelle istituzionali. Quando ho iniziato, la struttura dei partiti era diversa da oggi e con il cambiamento dei loro meccanismi di funzionamento i servizi di lobbying sono diventati sempre più professionali e integrati rispetto alla strategia delle organizzazioni private. Allo stesso tempo credo che le lobby si siano sapute rendere sempre più credibili agli occhi del decisore pubblico.

 

Quale dovrebbe essere il rapporto ideale tra lobbying e politica?
Intanto sarebbe necessario che il lobbying fosse accettato come parte integrante del processo decisionale e non come un male. Se accettato, il lobbying può dare il proprio contributo alla politica. Se invece è visto come un male e tenuto lontano, ne si incentiva l’opacità. Gioco forza, infatti, le lobby vogliono partecipare ai processi decisionali anche se non accettate, ma questo porta più opacità e meno efficacia nella loro modalità di azione. Volenti o nolenti, il lobbying è comunque presente e più il processo democratico è inclusivo degli interessi privati, meno le lobby usano scorciatoie.

 

Come si incentiva la pratica del lobbying trasparente?
Se i processi legislativi iniziassero con delle consultazioni pubbliche serie e non finte, con un lavoro comune tra decisori e portatori di interesse sui drafting legislativi, le lobbying avrebbero solo piacere a partecipare in modo trasparente all’attività decisionale. Le lobby infatti non hanno interesse a ingannare, ma piuttosto desiderano essere parte del processo democratico. Attualmente in Italia il lavoro di lobbying viene svolto con serietà ed è apprezzato dai decisori. C’è un buon rapporto nonostante alcuni scontri.

 

Come incide un’attività di lobbying trasparente sull’economia di un Paese?

Oggi comunismo e iperliberismo non sono più modelli attuali, serve cooperazione fra Stato e attori privati. In questo contesto in cui serve la collaborazione fra Stato e gruppi di interesse, le lobby uniscono pubblico e privato aiutando l’economia, fornendo consapevolezza e rendendo migliore la democrazia.

 

Quali sono gli effetti dell’iscrizione dei gruppi di rappresentanza al Registro europeo?

I registri in generale, pur essendo utili, non rispecchieranno mai la vitalità e la complessità degli interessi privati. Il Registro europeo della trasparenza non credo sia uno strumento così fondamentale, perché dà una visione parziale della realtà, tant’è vero che da lì sono esclusi grandi attori del lobbying europeo. Credo quindi che il tema sia un altro. Più che controllare chi fa lobbying, bisognerebbe concentrarsi su come lo deve fare. Ad ogni tavolo europeo e italiano il tema del lobbying è un altro: che ruolo hanno gli interessi che vengono toccati da una legge nel corso di un processo decisionale? Chi è toccato da una legge in democrazia ha il diritto di essere coinvolto nel processo decisionale che lo riguarda, dalle banche agli insegnanti. A cosa serve un registro se non sono normate le modalità di partecipazione dei soggetti coinvolti? Controllare chi fa lobbying non serve se non sono definiti chiaramente i modi che i gruppi di interesse hanno di essere coinvolti e interloquire con le istituzioni.

 

Come pensa che un’associazione giovanile potrebbe esercitare azioni di lobbying a favore delle giovani generazioni?

Prima di tutto attraverso l’identificazione di due o tre interessi precipui delle giovani generazioni: ogni piano di lobbying efficace parte dall’identificazione di una issue precisa e chiara. Ad esempio, l’accesso alle opportunità per i giovani è sicuramente un tema, ma cosa significa? Lo spazio per rappresentare gli interessi giovanili in Italia c’è, ma nel farlo ci vogliono sempre credibilità e chiarezza di mezzi e di intenti.

 

Alice Dominese

Membro della Redazione e del Team Public Affairs di Yezers

 

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