Legislazione
Referendum in corso
Quasi nessuno ne parla, ma in questi giorni è in corso un avvenimento assai importante per la salute democratica di un Paese. Ebbene, da metà luglio circa, Pippo Civati e i suoi sono in piazza a raccogliere le 500mila firme necessarie a sottoporre all’elettorato otto quesiti referendari.
Quella lanciata da “Possibile” – il movimento di Civati appunto – è una campagna con una deadline stretta, visto che le firme vanno depositate entro il 30 settembre. Per siglare, quindi, il tempo è ancor più stretto.
I quesiti sottoposti al corpo elettorale, come detto, sono otto e riguardano quattro argomenti: legge elettorale, ambiente ed economia, lavoro e scuola.
Bignamino: il primo quesito propone di eliminare il blocco dei capilista e la possibilità di candidature in più collegi elettorali. Il secondo, ancora, ha l’obiettivo di eliminare in toto la legge, con conseguente ritorno al Consultellum (proporzionale puro con preferenza e soglie di sbarramento). Il terzo riguarda l’eliminazione delle trivellazioni in mare, mentre il quarto propone di cancellarne la loro caratterizzazione strategica. Il quinto attacca le procedure speciali per le grandi opere, mentre sesto e settimo puntano il dito contro il Jobs Act (rispettivamente su demansionamento e licenziamenti), appena portato a compimento. L’ottavo quesito, infine, si concentra sulla scuola e sul potere di chiamata diretta dei super presidi.
Ora, poche righe non sono sufficienti per affrontare argomenti tanto delicati e tanto carichi di conseguenze. Tuttavia, un referendum è una cosa seria, uno straordinario strumento di esercizio della sovranità popolare. A prescindere dall’orientamento di ciascuno, quindi, vale la pena di soffermarsi e approfondire un attimo per cercare di comprendere cosa sta succedendo. Le valutazioni vere e proprie, quelle individuali, dovrebbero avvenire in una fase successiva e soprattutto con le idee chiare. Almeno così potremo dire di aver fatto il nostro dovere.
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