Legislazione

La normativa sui BES è eccezionale. Una replica

23 Ottobre 2015

Recentemente, sugli Stati Generali, Viorica Iachimovschi ha sottoposto a dura critica la normativa scolastica sui Bisogni educativi special (BES).

In realtà, però, la normativa sui BES, citata nell’articolo, è eccezionale.
Innanzitutto, perché finalmente riconosce i bisogni educativi di alcuni gruppi prima esclusi (o quasi, ma sicuramente discriminati), come stranieri, persone con situazione di disagio culturale o economico.

Chi, meglio dei docenti che si trovano di fronte alle difficoltà di questi alunni può meglio gestire e risolvere eventuali problemi, studiando corsi di recupero, sostegno individuale di ampliamento del vocabolario, offrondo corsi di lingua italiana e tutta una serie di misure (quasi) senza fine?

La legge riconosce questa esigenza e fornisce anche adeguati strumenti finanziari per la gestione degli interventi.

Ma c’è di più: obbliga i dirigenti scolastici a formare i docenti che non lo sono ancora, offrendo corsi di aggiornamento e assistenza concreta.

Per quanto riguarda la dislessia e altri disturbi che erano certificati da enti esterni (ho lavorato per gestire al meglio casi di questo tipo nella mia scuola), in effetti nulla cambia: l’ente certificatore resta (potendo aiutare gli insegnanti su precisi strumenti di intervento e sulle famose “misure compensative”, quali uso di tablet, più tempo a disposizione per rispondere, uso di mappe concettuali ecc. ecc.), anche se, con un po’ di nozione di causa, i docente saranno in grado di evitare disastri, per esempio quello di bocciare un dislessico dicendo che non si impegna e che non è portato per quel tipo di scuola.

Insomma, la mia posizione è questa: la normativa sui BES, insieme ai testi preesistenti concernenti vari tipi di disabilità, forniscono una nuova immagine della scuola, permettono una migliore comprensione delle difficoltà degli alunni, obbligano i docenti a migliorarsi dal punto di vista didattico e psico-pedagogico.

Mi verrebbe da dire: grazie a tutti i governi che ci hanno aiutati, anche se, com’è ovvio, abbiamo ancora molto da fare.

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