Legislazione

Il Reato di Negazionismo in Italia ha senso?

15 Febbraio 2015

Il Parlamento italiano si avvia a considerare il negazionismo un’ aggravante di reato e per la prima volta entra in una legge italiana la parola Shoah.

Così l’Italia recepisce la direttiva europea che obbliga gli Stati membri a combattere e a sanzionare certe espressioni di razzismo, xenofobia e istigazione all’odio e taglia un traguardo storico che arriva a più di 70 anni da quel 16 ottobre 1943 quando oltre mille ebrei romani furono catturati e deportati ad Auschwitz.

Il negazionismo è una corrente storica con rilevanti implicazioni politiche e consiste nel reinterpretare alcuni fatti storici accaduti in passato in modo diametralmente opposto rispetto a quello che la Storia stessa ha tramandato andandoli a negare. Si tratta di una corrente più forte del revisionismo, che si limita invece e rivedere in altra chiave fatti e accadimenti del passato.
Il negazionismo, così come il revisionismo, può riguardare qualunque fatto accaduto in passato e che abbia assunto una rilevanza a livello storico; naturalmente l’aspetto di questa corrente che ha attirato maggiormente l’attenzione nel corso degli anni è il revisionismo in riferimento all’Olocausto.

Una corrente di pensiero che si basa sulla negazione del genocidio degli ebrei avvenuto ad opera della Germania nazista e che vede l’Olocausto come una montatura. La tesi maggiormente sostenuta è quella di un’ esagerazione della cifra complessiva di ebrei sterminati e della inesistenza delle camere a gas.
Esponenti del pensiero negazionista sono presenti in tutti i paesi, Italia compresa, e portano avanti da anni le loro tesi generando nell’opinione pubblica prese di posizione diametralmente opposte.

Il negazionismo, da intendersi qui come negazione della Shoah, è già considerato reato in diversi paesi: è il caso ad esempio di Francia, Austria, Belgio, Germania, Svezia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Polonia, Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca, Canada e Australia.
Per alcuni di questi paesi è reato esclusivamente la negazione dell’Olocausto mentre per altri (ad esempio Israele, Portogallo e Spagna) è reato la negazione di qualsiasi genocidio.
Da segnalare inoltre che una risoluzione delle Nazioni Unite datata 2007 e proposta dagli Usa aveva approvato la “condanna senza riserve di qualsiasi diniego dell’Olocausto“.
Venendo all’Italia, nel nostro paese non esiste una legge specifica in materia di negazionismo; ci si basa su altre tipologie di reati che vengono perseguiti, ossia incitamento all’odio e apologia di delitto. La legge di riferimento è nota come legge Reale (l.  152/1975) .

Secondo quanto approvato in prima lettura al Senato, e sempre in attesa di conferme alla Camera, l’articolo 3 della legge Reale sull’istigazione all’odio e al razzismo subirebbe modifiche andando prima di tutto a circoscrivere la rilevanza penale esclusivamente a condotta istigatoria commessa pubblicamente.
In seconda battuta la nuova norma andrebbe a prevedere aggravanti di pena qualora tale istigazione e il pubblico incitamento si basino “in tutto o in parte sulla negazione della Shoah ovvero dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra“.
La norma va a prevedere un aumento delle pena detentiva quantificabile in ulteriori 3 anni di carcere per chi si renda autore di reati di pubblica istigazione, propaganda o incitamento a commettere discriminazione razziale e negazione della Shoah.
Viene invece accantonata in via definitiva l’ipotesi di inserire nell’articolo 414 del Codice Penale il reato di negazione e apologia dei crimini di genocidio. Eventualità della quale si era parlato nel 2013 e che ora andrebbe a decadere del tutto.

Quando si parla di negazionismo e dell’ipotesi di introdurre un reato ad esso legato si finisce spesso per affrontare la questione relativa alla libertà di opinione perchè per quanto strano possa sembrare, la vicenda abbraccia anche questa sfera.
Chi si schiera contro l’introduzione del reato di negazionismo non è necessariamente un negazionista ma lo fa, spesso, asserendo che si andrebbe così a intaccare una libertà che spetta di diritto; ovvero, la libertà di poter esprimere la propria opinione.
Giuste o sbagliate che siano le idee devono poter essere espresse e non si può perseguire una qualunque persona per aver manifestato la propria opinione. Questo l’assunto di base dal quale partono i contrari al provvedimento.
Dall’altra parte c’è chi sostiene che anche la libertà di opinione debba necessariamente trovare un limite qualora si vadano a sostenere tesi finalizzate a negare l’esistenza di determinati accadimenti storici, quali i genocidi.
Un dibattito che non sembra voler terminare e che porta l’opinione pubblica a polarizzarsi su prese di posizione opposte accompagnate da note ideologiche nell’una o nell’altra direzione.

A personale avviso di chi scrive, appare quanto mai opportuno tracciare un limite al diritto di libertà d’opinione, che in casi come questi, tocca le coscienze e va ad avere un forte impatto politico andando a colpire la forma di negazionismo più odiosa di tutte, per la nostra cultura, ossia la negazione della Shoah.

Ciò è quanto mai necessario in questo momento storico e trova ragion d’essere nell’insopportabile tanfo di antisemitismo che si respira al momento in Europa e nel fatto che le moderne società democratiche si sono rifondate anche sul ripudio del nazismo.

Tanto è vero che una buona parte dei Paesi europei ha già introdotto una legislazione che proibisce il discorso negazionista, anche quando non si traduce in un’istigazione alla violenza e all’odio: si va da Germania, Austria e Belgio che puniscono soltanto la “menzogna di Auschwitz”, agli Stati dell’Est che estendono il divieto agli orrori del Comunismo, alla Francia che reprime il disconoscimento dei crimini contro l’umanità sanciti da una Corte internazionale.

In conclusione l’inserimento del reato di negazionismo ha un forte significato ideologico, ossia porre un argine concreto a derive antisemite nel segno della ratio legis che il diritto alla libertà di opinione non può essere assoluto e senza limiti, coprendo anche le più detestabili asserzioni, le quali se fossero isolate e fini a se stesse, non sarebbero così pericolose, ma inserite nel contesto storico attuale potrebbero portare a pericolose conseguenze sul piano politico internazionale.

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