Benessere
Gli animali usati come cavie potranno essere adottati. A stabilirlo un decreto
Da questo momento in avanti tutti gli animali utilizzati come cavie per la sperimentazione scientifica nei laboratori italiani, potranno essere adottati secondo quanto disposto dal decreto appena pubblicato in Gazzetta ufficiale
Finalmente un barlume di dignità e speranza riconosciute a tutti quegli animali di cui si è servita la scienza per i suoi esperimenti nei laboratori italiani. Infatti, grazie al Decreto Legislativo n.26, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, potranno essere adottati da chiunque voglia continuare ad occuparsi seriamente della loro sopravvivenza.
E così, per tutti quei conigli, criceti ed altre specie animali che hanno sopportato sofferenze continue ( molti di loro fino ad essere poi soppressi a seguito della conclusione delle ricerche condotte dai vari laboratori scientifici), sarà consentito che continuino la loro esistenza circondati dalla sensibilità di cittadini responsabili o da associazioni animaliste e parchi zoologici che possano provvedere a loro.
Ci sono voluti ben 8 anni per l’attuazione del Decreto Legislativo (n.26 introdotto nel 2014) sul reinserimento degli animali cavie di laboratorio, il quale, all’articolo 19, prevede espressamente la possibilità di garantire un futuro a questi esseri viventi dopo gli esperimenti ai quali sono stati sottoposti.
Grande soddisfazione è stata espressa dalla LAV (Lega Anti Vivisezione), per il raggiungimento di un importante risultato per la tutela dei diritti degli animali: “Fin dalla stesura di tale legge e per tutti questi anni, ci siamo battuti affinché la liberazione degli animali dai laboratori fosse una priorità, infatti, oltre che utilizzati in test crudeli, inutili e dannosi, dietro alle sbarre delle gabbie si nasconde la vergognosa e silenziosa prassi di sopprimerli a termine procedura anche se non lo prevede il protocollo”.
Il testo del provvedimento di recente pubblicazione dispone che, gli enti che si ritrovino con animali da reinserire o reintrodurre, debbano inoltrare una proposta di affidamento alle associazioni che il Ministero della Salute ha selezionato, le quali, a loro volta, in qualità di affidatario, dopo gli espletamenti previsti al programma di reinserimento, provvederanno a collocare l’animale da compagnia in una famiglia idonea.
“Il decreto, grazie al nostro intervento, ha portato alla possibilità di adottare cani e gatti in famiglia, ottenere l’affido per associazioni di protezione animale e avviare piani di recupero presso parchi specializzati come quello toscano che ospita le colonie di macachi salvate dai laboratori delle università, condizioni basilari che non erano presenti nella prima stesura. Resta, purtroppo, fattibile che l’animale, già sfruttato nel laboratorio, entri nella filiera zootecnica, subendo ulteriori abusi e violenze. Al momento meno dello 0.1% degli animali viene recuperato a termine esperimento e i quasi 600.000 animali all’anno, usati nei nostri laboratori, vengono “semplicemente” soppressi; tale consuetudine deve immediatamente finire e auspichiamo che questo decreto segni il primo passo verso un concreto cambiamento perché ogni animale, sebbene destinato alla sperimentazione, è un essere senziente che va protetto”. Questo è quanto espresso con fermezza dalla LAV che, negli ultimi tempi, ha condotto strenue battaglie per garantire tutela anche agli animali usati come cavie da laboratorio, riuscendo a salvare più di 3000 esemplari. Di particolare impatto emotivo oltre che etico, risulta essere il salvataggio di circa 2000 cani di razza Beagle, sottratti alla sperimentazione nell’allevamento di Green Hill.
La vera svolta epocale di portata assoluta, rimane comunque il raggiungimento dell’abolizione della sperimentazione sugli animali, optando per alternative meno crudeli e perfettamente efficaci che esistono, senza alcun dubbio.
Un piccolo ma significativo passo in avanti è stato compiuto con l’introduzione di questo decreto che permette quantomeno alle persone di buona volontà e con radicato senso etico, di prendersi cura di animali che sarebbero destinati ineludibilmente all’abbattimento ed al contestuale smaltimento al pari dei rifiuti.
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