Legislazione

Fermarsi a ragionare sull’incidente di Casal Palocco

19 Giugno 2023

Da giorni in Italia si è scatenato un dibattito che trovo surreale sull’incidente avvenuto il 14 giugno a Casal Palocco, area a Sud-Ovest di Roma, nel quale ha perso la vita un bambino di 5 anni e sono rimasti feriti la madre e la sorellina. I tre erano a bordo di una Smart Four-Four.

La vicenda è nota, alla guida dell’altra auto coinvolta (un Suv Lamborghini preso a noleggio) c’era un membro del gruppo di youtuber “theborderline”, con altre persone con tutta probabilità intente a girare contenuti per il loro canale YouTube.

Nel momento in cui si scrive non è stata ancora accertata la dinamica dell’incidente. Dalle foto delle auto si notano le conseguenze dell’impatto sulla Smart nella fiancata destra e sul Suv nella parte anteriore destra. Da un primo accertamento compiuto sull’autista, pare che nel suo sangue siano state trovate tracce di cannabinoidi, ma non è stato ancora stabilito con certezza se e quando tali sostanze sarebbero state assunte. L’autista è attualmente indagato a piede libero per omicidio stradale.

Questo è quello che si sa del tragico incidente. Quello che è stato detto, invece, è andato molto oltre. C’è chi ha ipotizzato che il Suv procedesse a 200 all’ora, chi sostiene che l’impatto sia avvenuto frontalmente, chi dice che il tutto sarebbe conseguenza di una manovra spericolata finalizzata al sorpasso di una terza vettura, chi sostiene che l’autista stesse sostenendo una sfida consistente nel restare alla guida per 50 ore consecutive, chi sosteneva che l’auto non potesse essere noleggiata in ragione dell’età del conducente. Alcune di queste ipotesi sono state già escluse dagli inquirenti. Destituita di fondamento è la notizia, che pure era circolata, che gli account del gruppo “theborderline” avesse raddoppiato i propri follower dopo l’incidente.

C’è, infine, la reazione che si è scatenata da parte di politici e commentatori: Calenda ha chiesto di regolamentare i social, Salvini ha chiesto di togliere la patente a chi “uccide al volante sotto effetto di stupefacenti”, Cottarelli ha chiesto di chiudere il “sito” degli youtuber, Veltroni ha scritto contro l’inganno dei like. Fuori dalla politica si è distinto Gassmann che ha prima chiesto che si togliesse ai “trogloditi” la possibilità di guadagnare coi loro post, poi ha fatto un po’ ammenda. Crepet se l’è presa coi genitori.

Il tenore generale dei commenti è che la tragedia è addebitabile al lavoro dei ragazzi che avevano noleggiato il Suv, questo a prescindere dallo svolgimento dei fatti. Se non fosse per la loro volontà di girare video da postare sui loro canali, infatti, l’incidente non ci sarebbe stato.

Questo assunto è senz’altro vero, ma è un modo pericoloso di accertare le responsabilità e di reagire ad un evento di cronaca, posto che ogni incidente possibile e immaginabile non si sarebbe verificato se qualcuno avesse fatto qualcosa di diverso prima dell’evento. Il punto è stabilire se quello che si è fatto è stato lecito oppure no.

L’automobile, infatti, non è un’arma. Non ha bisogno di motivazioni moralmente accettabili per essere utilizzata. Chi la usa per recarsi al lavoro ha lo stesso diritto di farlo di chi vuole andarsi a fare un giro o di chi la vuole utilizzare per girare un video. Naturalmente è un mezzo di locomozione che va utilizzato rispettando alcune norme, da quelle che regolamentano il possesso della patente a quelle del codice della strada. Ma non c’è bisogno, e non potrebbe essere altrimenti, di una motivazione legittima per sedersi al volante di un’auto. Rientra nelle libertà che ciascuno di noi può esercitare.

Non è nemmeno una novità l’utilizzo delle automobili a fini di intrattenimento. Oltre alle corse automobilistiche, che non di rado hanno causato morti, anche tra i semplici spettatori, ci sono già stati in passato programmi TV di puro intrattenimento che venivano girati in automobili in movimento. Cito solo “Milano-Roma” programma RAI del 1997 in cui due VIP erano ripresi dalle telecamere nel corso di un viaggio insieme in automobile da Milano a Roma e “Singing in the Car” programma andato in onda su TV8 e Sky nel 2016 in cui conducente e passeggero si sfidavano a colpi di karaoke.

Nemmeno si può dire che sia la prima volta che eventi luttuosi e disastrosi avvengano durante le riprese di prodotti di intrattenimento. La storia del cinema è piena di morti sul set, in Italia 3 anni fa un concorrente della trasmissione “Ciao Darwin” rimase paralizzato a seguito di una caduta accaduta durante uno dei giochi previsti dal format. Per quella vicenda ci fu un processo che si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati. L’anno scorso un incendio divampato sull’isola di Stromboli durante le riprese di una fiction Rai provocò un disastro ambientale. Non mi risulta però che qualcuno abbia chiesto di abolire le fiction.

Pur comprendendo e provando dolore per la tragica scomparsa di un bambino di soli 5 anni, non capisco il teorema youtuber = colpevoli che sta dilagando in questi giorni, né tantomeno capisco la richiesta di norme restrittive che provengono da più parti.

Ogni risvolto possibile di questa vicenda è già previsto dalle norme attuali. Ci sono le leggi che regolano la possibilità per i neopatentati di guidare veicoli di grossa cilindrata, c’è il codice della strada, c’è il reato di istigazione a delinquere (che pure è stato ipotizzato). Ritengo che la sola e unica cosa da fare sia aspettare che la magistratura faccia il suo lavoro, che si svolga il processo e che in quella sede vengano accertate le eventuali responsabilità e comminate le pene.

Chiedere, viceversa, che venga vietata la produzione o la monetizzazione di certi contenuti è, oltre che fuori dal tempo, impossibile a meno che non si voglia istituire una mega commissione censoria che valuti ex ante ogni video, storia, reel che viene pubblicato sui social e sul cui funzionamento potremmo discutere di qui ai prossimi 100 anni.

Le “sfide” sono diseducative, è stato detto. Ma è da sempre l’intero sistema dell’intrattenimento che va alla ricerca di limiti da superare. Che si tratti del Guinness dei primati o degli equilibristi tra i palazzi, degli scalatori a mani nude, dei domatori che infilano la testa tra le fauci dei leoni, dei ragazzi sugli skateboard che provano evoluzioni, dei contorsionisti che provano a liberarsi immersi nell’acqua e chi più ne ha più ne metta. Non sono tutti contenuti che potrebbero (e in molti casi così è stato) scatenare un effetto emulazione? E molti di questi non sono di gran lunga precedenti l’era dei social media?

Sembra allora che la questione sia di tipo morale e, a mio avviso, in quanto tale irricevibile. Non è immorale girare un video in cui si sta per 50 ore in auto (che è una cosa diversa da guidare per 50 ore di seguito, cosa evidentemente vietata) e non credo che nessuna norma dovrebbe mai vietare un contenuto del genere. Ovviamente, ma questo vale per qualunque altra attività umana, va fatto rispettando le norme e non mettendo in pericolo nessuno, ma se queste condizioni sono rispettate non vedo perché si dovrebbe intervenire per via legislativa. Viene il dubbio che la levata di scudi sia avvenuta perché nella percezione di una buona fetta (quella più anziana) della popolazione italiana fare lo youtuber è un’attività deplorevole. Un motivo in più per smontare questo tipo di ragionamento.

Io (e in questo momento nessun altro, a parte quelli coinvolti nell’incidente) non so di chi è la colpa dell’incidente di Casal Palocco. Non so se alcune norme sono state effettivamente violate e da chi. So di certo che si è trattato di un incidente (ovvero di un fatto avvenuto involontariamente) occorso durante lo svolgimento di un’attività (girare un video) libera e sulla quale nessuno dovrebbe avere niente da obiettare. Se sarà accertato, ad esempio, che l’auto superava i limiti di velocità, sarà questo l’aspetto da punire, non certo la volontà di girare un video. Chi supera i limiti per andare in palestra o per andare al lavoro, per dire, non è meno colpevole di chi li supera per girare un video.

È sconvolgente, certo, apprendere della morte di un bambino di 5 anni. Così come è sconvolgente pensare che nel 2022 sono stati in 1.500 i morti sulle strade italiane, più di 4 al giorno. Vietare agli youtuber di girare i loro video, però, non renderà le nostre strade più sicure.

 

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