Legislazione

Lo Ius soli all’italiana? Per i figli degli immigrati poveri non vale

14 Ottobre 2015

Se mi chiedessero a bruciapelo qual è secondo me la differenza di fondo tra la sinistra classica e la sinistra moderna e liberal che va tanto di moda (almeno a parole) forse risponderei che la prima voleva rendere uguali le condizioni di arrivo n’importe quoi mentre la seconda vorrebbe ridurre le disuguaglianze nelle condizioni di partenza.

È l’accettazione del merito e del mercato che, a volte, funziona. È riconoscere che non siamo tutti uguali ma che doti e capacità non vengono distribuite per censo e che quindi ci sono risorse da far crescere e fruttare anche tra le fasce più disagiate della popolazione, nell’interesse di tutti. Ma poiché tout se tient la Great Gatbsy curve, portata all’attenzione dei media da Barack Obama e fondata sugli studi di un premio Nobel come James Heckman, ci mostra che dove le condizioni di partenza sono più uguali saranno meno disuguali anche le condizioni di arrivo.

Se ci pensate è anche una grande proposta di efficienza per il sostegno ai deboli.  Se mettiamo i bambini “in gamba” ma poveri nelle migliori condizioni per affermarsi loro ce la faranno da soli e non avranno bisogno di sostegno dal welfare, i “ciucci” ricchi tanto cadono sul morbido e rimane solo da occuparsi dei poveri deboli e non troppo in gamba (ricordiamoci che saremmo di sinistra).

In sintesi dovrebbe essere l’esatto opposto del detto del Vecchio Testamento “le colpe dei padri ricadano sui figli”.

È per questo che rimango perplessa davanti ai cavilli di quello che viene chiamato dal partito di maggioranza del nostro paese uno “ius soli temperato” dove temperato non si riferisce al clima del bel paese. La legge non è stata ancora approvata in via definitiva e possiamo sperare in miglioramenti grazie al morituro bicameralismo, ma per ora le condizioni per l’ottenimento della cittadinanza da parte di bambini nati in Italia da genitori stranieri dipendono in maniera esagerata dallo status socio-economico dei genitori.

La condizione che sembrerebbe più ragionevole, quella di una minima permanenza entro i confini italici, è stato formulato in maniera molto restrittiva con il requisito di permesso di soggiorno di lungo periodo di almeno uno dei genitori che è un permesso tutt’altro che facile da ottenere per chi non sia un ricco expat.

Ciò che lascia veramente sbalorditi sono i requisiti abitativi e le 13 (tipicamente italiano) mensilità di stipendio minimo che i genitori devono dimostrare. Stanno quindi dicendo che un bambino che abita in alloggi di fortuna non avrà diritto alla cittadinanza oppure che un bambino i cui genitori lavorano in condizioni irregolari, non continuative o semplicemente guadagnano troppo poco non avrà diritto alla cittadinanza.

Stiamo per approvare una legge che afferma che un tuo diritto dipende dalle condizioni economiche dei tuoi genitori. Secondo me in violazione dell’articolo 3 della Costituzione, che per fortuna non può essere modificato. Peccato perché su questo tema sarebbe stato possibile raccogliere maggioranze diverse da quelle di governo con uno sguardo più laico e progressista.

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