Legislazione
Che ne sarà delle nostre pensioni?
Largo ai vecchi – Non appena la Corte Costituzionale ha deliberato negativamente sull’abolizione dell’adeguamento Istat delle pensioni annullando una legge di tre anni fa molti che fino adesso erano rimasti tranquilli si sono messi a urlare, anche in connessione con le prossime elezioni regionali, che volevano indietro i soldi che il prof. Monti e la sig.ra Fornero gli avevano portato via. Le sentenze, si dice, non devono essere discusse ma applicate. Purtroppo, nel caso di specie come dicono i giuristi, si tratta di circa 14 miliardi che il governo non sa dove reperire salvo aumentare le accise o le tasse magari sulla casa. I conti pubblici sono come una bilancia se si toglie da una parte bisogna aggiungere dall’altra.
Naturalmente questi urlatori – ho visto il Salvini e l’ex Cavaliere ma anche molti altri minori – dovrebbero valutare che la sentenza della Corte non è passata all’unanimità ma solo grazie al voto del presidente, il magistrato Criscuolo, che in caso di parità vale due. Tutti costoro dovrebbero anche leggere l’articolo di fondo di questa mattina sul Corriere della Sera del prof. Sabino Cassese che spiega chiaramente i termini del problema anche dal punto di vista delle soluzioni per impedire il crac europeo del bilancio dello Stato.
Tutti noi che abbiamo una certa età abbiamo una pensione e siamo fortemente interessati che essa non perda il suo valore reale e abbia giusti parametri di aggiornamento ma dobbiamo considerare che finché stiamo all’interno del sistema euro dobbiamo tenere i conti secondo l’ordine che ci viene richiesto, se poi vogliamo tentare l’avventura disperata e disperante dell’uscita dall’euro allora penserà l’inflazione vorticosa che ne scaturirà a rendere irrilevanti gli aggiornamenti delle nostre pensioni soprattutto di quelle modeste.
Tutto ciò ci spinge a varie considerazioni anche relative alla povertà intellettuale e lo scarsissimo senso dello Stato di molte forze politiche che preferiscono catturare un pugno di voti piuttosto che tenere un comportamento serio. La serietà per altro andrebbe anche valutata nel nostro massimo organo costituzionale perché è giusto controllare le leggi con il rigore costituzionale ma anche giusto valutare i danni che si possono provocare al Paese e il voto risicato del provvedimento della Corte dimostra che almeno metà dei nostri giudici costituzionali aveva capito quali risultati economici e pericolosi potevano provocare una diretta sentenza di incostituzionalità.
Naturalmente, senza essere maligni, c’è un precedente che pesa sul giudizio e cioè il fatto che l’anno scorso un provvedimento analogo relativo alla legge 214/2011 sulle remunerazioni dei magistrati era stato impugnato da alcuni magistrati (tra cui Caselli) prima al Tar e poi alla Corte. L’odierna sentenza ovviamente favorisce l’accoglimento di quell’impugnativa. Ogni azione comporta una reazione di tipo politico ma spesso anche di tipo amministrativo. Farlo capire a un popolo diseducato o meglio educato da comici falliti e da demagoghi senza professione sarà difficile ma necessario.
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