Ambiente
Votare con i piedi al Referendum
Chiunque investa 5 minuti di tempo nel cercare di documentarsi su internet dovrebbe riuscire (a meno di non avere rilevanti pregiudizi ideologici) a comprendere quanto segue:
1-Il referendum é quel che resta di un regolamento di conti interno al PD
2-Il quesito posto è abbastanza ininfluente sulla politica energetica del paese (anche se vince il sì i governatori potrebbero prorogare le concessioni rinegoziandone le condizioni)
3-Il grosso della discussione sia mediatica e delle argomentazioni dei sostenitori ha carattere e valenza meramente simbolica (“voto contro il governo”, “voto in favore del ambiente” come se ci fosse qualcuno che è contrario all’ambiente in generale)
Dunque in primo luogo siamo di fronte a un vergognoso abuso delle istituzioni democratiche con un deprecabile spreco di denaro pubblico: visto le istanze che contenute in 4 dei 5 quesiti iniziale sono state accolte dal governo, forse parlare col capo invece di trascinare il paese in una consultazione referendaria a qualcosa serve.
In secondo luogo, visto che quattro quinti delle richieste sono stati accolti, e che di fatto quale che sia l’esito della consultazione le conseguenze saranno del tutto marginali, poichè che vinca il si o il No
- non ci saranno apprezzabili immediate variazioni nel livello dell’inquinamento
- il governo Renzi non si dimetterà
- non ci sarà nessun impatto sulla politica energetica del paese
A che serve allora andare a votare per un quesito (residuale) che non cambia niente? Per confermare ai governatori che sprecare i soldi delle nostre tasse è utile per risolvere i loro affari interni? Per mandare un segnale contro il governo Renzi (al quale però della cosa importa il giusto ossia ben poco)? Per far sapere che si è genericamente a favore della natura contro l’inquinamento?
No per quanto ci è dato comprendere, dedicando un tempo ragionevole ad informarsi su quest’iniziativa, votare al referendum non serve a niente.
Non votare invece può avere una valenza.
Vuol dire manifestare il proprio dissenso all’abuso di questo istituto democratico che dovrebbe essere riservato a questioni di rilievo generale, agevolmente comprensibili a tutta la popolazione (cose tipo aborto, divorzio etc).
Vuol dire inviare un chiaro messaggio ai governatori furbetti spiegando che se vogliono ricattare il capo non dovrebbero farlo a spese della collettività, ma anche segnalare agli agitatori della sensibilità popolare che la demagogia che tanta parte gioca nelle elezioni politiche può non funzionare nelle consultazioni referendaria.
Insomma, in un mondo dove troppo spesso le alternative spaziano tra il peggio e il molto peggio raramente il nostro voto conta qualcosa. Per di più, in genere il nostro non voto gioca a favore dei mestieranti della politica e delle corti di parassiti che li assistono/appoggiano.
Invece, in questo caso, non votare può far pendere la bilancia dalla parte giusta ossia quella del rifiuto nei confronti dell’atteggiamento irresponsabile di chi considera la politica come gestione della cosa pubblica come propria e tratta i cittadini elettori come un parco buoi da indirizzare dove fa più comodo.
Al prossimo referendum ha molto senso votare con i piedi ossia andando ovunque fuorché nel seggio elettorale.
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