Governo

Vedi Napoli e poi muori (dopo aver visto Alfano e Renzi insieme)

26 Novembre 2015

Antonio Bassolino non ha il permesso di candidarsi alle primarie (3).

Angelino Alfano ha il permesso di farlo. Anzi di partecipare pure. (4)

Non è una notizia qualunque: è la notizia.

Il semplice leggere questa notizia (che si aggiunge alle altre) mi porta a fare una considerazione preliminare: la nostra classe dirigente ha progressivamente perso l’idea di quella che è la “responsabilità nazionale”. Insieme all’etica pubblica.

Non c’è dubbio.

Ci sono stati buoni maestri, o qualcuno è stato un cattivo maestro. È chiaro che ci sono tante eccezioni, però è vero che è un po’ svanita la coscienza collettiva. Pur con i suoi difetti, il secolo dell’ideologia aveva un’idea complessiva di bene comune, che non è affatto la sommatoria degli interessi privati. Ecco, da noi il bene comune (o il senso di appartenenza) è diventato una sorta di accessorio, che non ci appartiene. Gli spazi pubblici fatichiamo a sentirli nostri, tant’è vero che li trattiamo molto male. In questo senso dico che la classe dirigente ha perso per strada il “sentimento” della propria responsabilità. Anche a costo di distogliere il credo politico di alcuni di noi (ditemi come qualcuno del PD possa convivere con il credo di Alfano o peggio possa allearsi).

Ecco, credo che il trasformismo sia una delle caratteristiche peculiari del nostro Paese, non solo nella politica. L’effetto del partito della nazione è anche questo: aumenterà il grado di trasformismo della politica. Il partito della Nazione è il trionfo del trasformismo (1).

Ci siamo divisi tra bianchi e neri, tra guelfi e ghibellini, per una vita e poi improvvisamente si confluisce tutti in un grande partito!

A Napoli come a Milano (o altrove), l’allarme è forte: il pericolo è un progressivo distacco dei cittadini che non credono più nel governo, nella politica, nello Stato e nella possibilità di stare insieme. L’effetto collaterale sarà di aumentare l’astensionismo: se l’offerta politica si riduce a un Partito della Nazione, e ad alcuni residuali cespugli, che non hanno la minima attrattività perché sono perdenti nati…

Negli anni (ringraziando il presidente Napolitano) è avvenuto un cambio sostanziale nella forma di governo visto che siamo passati a un premierato forte: un passaggio che si è concretizzato con leggerezza colpevole. L’Italia, una democrazia immatura, ama l’uomo forte. Mentre la partecipazione è fatta da contrappesi, istituzioni che si rispettano. Siamo passati dal berlusconismo, che occupava le istituzioni anche con fini personali, a un impoverimento delle istituzioni, un indice importante del grado di salute della nostra democrazia.

A questo penso che, forse, che la “d” di Ncd voglia dire “democratico”. O forse la “d” di Pd vuol dire “destra” (cit. Pippo Civati) (2)

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