Governo

Vassallo, valvassori e valvassini

4 Giugno 2015

L’analisi del voto di queste elezioni regionali è diventata una specie di gioco di società. Tutti armati di calcolatrici e di pallottolieri per portare acqua al proprio mulino e dimostrare, numeri alla mano, che il loro partito ha vinto. Tutti, nessuno escluso, as always.

Come sempre però, la parte del leone spetta a chi governa. Tanto più se chi governa ha campato di rendita per un anno rispondendo a ogni critica, obiezione o punto di vista “gufesco” che LUI era quello del 40,8%. Della serie: “sciacquatevi la bocca” (cit., sempre LUI).

Poi, come d’incanto, la notte delle elezioni il 7 a 0 previsto qualche tempo fa ha iniziato a trasformarsi nitidamente in un 6 a 1. Poi un 5 a 2. Poi addirittura a un certo punto s’è rischiato un 4 a 3… Un incubo! Ma, fiuuuu… è finita 5 a 2, esattamente come prima delle elezioni.

Però attenzione, non può sembrare che sia andata peggio del previsto. Il Nostro fugge dalle rogne come nessuno al mondo, per cui il nuovo comandamento è diventato: “da quando c’è LUI, alle regionali è finita 10 a 2”. Si, ma noi veramente staremmo qui a commentare le elezioni nelle ultime 7 regioni…No, forse no, hanno ragione loro, sto gufando.

E a proposito di gufi, la prima analisi del voto resa pubblica reca una firma autorevole, quella dell’Istituto Cattaneo, che in preda per l’appunto a un attacco di gufite acuta, spara un dato secco: il PD ha perso 2 milioni 143 mila voti rispetto alle europee dello scorso anno; l’unico vincitore è Salvini. Sacrilegio!!! Tutti ai posti di combattimento!!! Si ok, ma che facciamo? Innanzitutto, ribadiamo il 10 a 2 che fa sempre comodo. Poi diciamo che non si può interpretare un’elezione regionale come se fosse nazionale (anche se lo facciamo sempre, ma “chissene”…). E poi? Poi arriva Salvatore Vassallo, già Vicedirettore dell’Istituto Cattaneo, ma anche già Deputato PD e oggi presidente di iDemLab, ad aggiustare le cose.

Cosa dice di salvifico, Salvatore (nomen omen)? Intanto piazza un titolo alla sua analisi di quelli da far impallidire tutti gli storyteller del globo terracqueo: “La vera storia delle regionali raccontata dai numeri”. I numeri non mentono. E i miei sono veri. A me le orecchie, truth is coming. Titolo a parte, dice che lavorando su un archivio dell’Istituto Cattaneo, ha potuto verificare che “gran parte delle analisi sul voto delle regionali sono fuorvianti. Non considerano infatti la dimensione straordinaria assunta in questa tornata elettorale dal fenomeno delle liste di appoggio sia ai candidati del PD che ai candidati di Fi e Lega”. E fin qui…nulla quaestio.

Poi però aggiunge: “Con una differenza significativa. Nell’area di centrodestra si è trattato spesso di liste a sostegno di due candidati alla presidenza contrapposti. È il caso delle liste con denominazioni ad hoc a sostegno di Zaia e Tosi in Veneto o a sostegno del candidato fittiano in Puglia. Nell’area di centrosinistra si tratta sempre di liste presentate a sostegno del candidato PD”. Uhm…forse s’è capito dove andrà a parare. Ci piace sto Vassallo: le liste di appoggio al PD le conteggiamo come potenziale elettorale del PD, quelle di appoggio ai candidati del centrodestra, dipende. E infatti, è sparito dal computo l’appoggio di Fratelli d’Italia. Messo lì, a parte, sotto la voce “Destra”: torna nella fogna, vade retro! Proprio quei Fratelli d’Italia, che col 4% avrebbero dato il centrodestra unito davanti al PD. Non sia mai!!!! Per cui, figo…leva FdI da lì e vai avanti, Salvatore.

E insomma, tirate le somme, Vassallo giunge alla seguente conclusione: l’area elettorale del PD (e dintorni) vale oggi, in quelle regioni, il 37,1%, mentre quella di FI+Lega (e dintorni) vale il 35,2%. Conteggiando anche FdI varrebbe dunque il 39,2% per cui…non conteggiamolo!

Ora, non appena il contributo di Vassallo è stato pubblicato, è diventato immediatamente la “ciambella di salvataggio” della truppa renziana. Tutti a dire: “Oh, finalmente uno che ne capisce!” “Vedi, siamo avanti e abbiamo il 37,1%!” Mica cotiche, come dicono a Roma.

Altro che quei gufi del Cattaneo… E infatti quando ieri sera Marco Damilano – altro gufo patentato – ha osato chiedere conto al Senatore Zanda di quei 2 milioni di voti spariti, la risposta è stata: “ma ci sono analisi successive che parlano di altre cifre”. Cifre che Zanda decide di attestare a 500 mila voti persi, così, a naso… Tanto, se Vassallo ci dà al 37,1% vuol dire che abbiamo perso si e no qualche spicciolo, no?

Beh, in realtà…no. Il 37,1% equivale a oltre 1,1 milioni di voti persi rispetto alle europee. Non sono 2 milioni, ma neanche 500 mila, direi. Però, se volete, allarghiamo l’area potenziale del PD al 44,4% così ci attestiamo a 500 mila. Il modo si trova.

Che dire, evidentemente Valvassori e Valvassini sono andati ben oltre. Ma per ingraziarsi il Sovrano si fa questo e altro.

 

 

 

P.S. 1.  L’analisi di Salvatore Vassallo è fondata, ovviamente. È giusto tenere presente le liste di appoggio, che effettivamente in queste elezioni hanno avuto un peso notevole. Meno giusto, a mio avviso, escludere FdI dal potenziale elettorale di FI e Lega. Quello si, mi è sembrato abbastanza ad hoc, specie considerando che lui stesso parla di evoluzione dell’area elettorale PDL. E FdI è composta quasi esclusivamente da ex componenti (e da ex elettori) del PDL…

In ogni caso, come credo sia evidente, non è lui il “bersaglio” di questo articolo. Sono Valvassori e Valvassini la piaga.

 

P.S. 2. Come sarà ormai chiaro a tutti, non c’è un detentore della verità su questi dati. Ci sono scelte metodologiche diverse, che danno esiti diversi: l’Istituto Cattaneo ha deciso di contare solo i voti dati direttamente al PD, proprio per evitare di selezionare, discrezionalmente, anche il suo elettorato potenziale, stando così alla larga dalla discussione infinita. Salvatore Vassallo ha deciso di provare a farla questa stima, sulla base di un presupposto corretto, ma entrando nel mondo dell’arbitrario. Talmente arbitrario che, ieri sera, su Youtrend è uscita un’altra analisi che tiene conto delle liste di appoggio che ci dà questo scenario: PD più civiche, più liste collegate: 35,4%. Centrodestra più civiche, più liste collegate: 32% (senza FdI) e 36% con FdI.

Non c’è soluzione: o si tralasciano le liste di appoggio, dando numeri certi, ma sottostimati; o si considerano, dando numeri incerti e soggettivi. Amen. Buon divertimento.

 

 

 

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