Governo
Una commissione d’inchiesta su Mps
Il Senato ha votato la relazione del governo Gentiloni che ha autorizzato l’aumento fino a 20 miliardi del debito pubblico per salvaguardare la stabilità del sistema bancario italiano. Federico Fubini sul Corriere della Sera ci fornisce un dato comparativo “Venti miliardi, l’1,3% del reddito nazionale, non sono molto a confronto al 2% del Pil fornito dal governo olandese per sostenere la sola Aig nel 2008 o ai circa 250 miliardi che il governo di Berlino ha messo a disposizione del sistema finanziario nazionale durante la Grande recessione”. Il governo, utilizzerà il fondo per assicurare un adeguato livello di liquidità al sistema bancario e un programma di rafforzamento patrimoniale anche tramite la sottoscrizione di nuove azioni. Il primo beneficiario sarà Mps, ma il paracadute pubblico sarà utilizzato anche da altri istituti di credito nell’occhio del ciclone, come Etruria, Marche, CariChieti e CariFerrara.
Il c.d. “paracadute pubblico” per i crediti deteriorati delle banche, è una misura che il presidente dell’Eurotower Mario Draghi ritiene molto utile, ma da prendere in accordo con la direzione generale concorrenza della Commissione. Ciò perché se il mercato delle sofferenze (in gergo non performing loans, NPL) “non funziona” o “è sotto pressione” è ammissibile, per la BCE, un intervento dello Stato nella forma di un “public backstop”, cioè un “sostegno pubblico”, appunto. Ma solo “in casi eccezionali“, quando sia necessario evitare che i prestiti difficili da riscuotere siano svenduti. La polemica divampa in quanto, secondo il Financial Times, nulla impedirebbe al governo di introdurre uno schema di compensazione per i piccoli risparmiatori a cui sono stati venduti impropriamente titoli rischiosi. “Questa banca non è una vittima innocente – scrive il Ft – i suoi problemi derivano da una catena di errori commessi da una schiera di attori – regolatori, politici e manager – da più di un decennio”.
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non sordo alle perplessità suscitate dal provvedimento, ha ribadito l’impegno del governo alla massima tutela dei risparmiatori, tenendo conto che in base alle nuove regole europee, il salvataggio pubblico di una banca comporta la conversione forzata di obbligazioni subordinate in azioni, seppur l’esecutivo stia negoziando con la Commissione europea forme di compensazione per i piccoli risparmiatori.
Ciò che più conta, è che ancora una volta ci si trovi di fronte alla “socializzazione” del debito, al fatto che i disastri provocati dall’arbitrio dei “poteri forti” finiscono a carico della fiscalità generale, vengono cioè pagati da tutti noi contribuenti. Utilizzando un articolo di Cingolani del 10 dicembre vediamo come si è costituito il disastro del Monte dei Paschi “che ha la percentuale più alta di prestiti deteriorati. Su circa 47 miliardi, circa tre dipendono dai grandi clienti; sette sono legati al sistema Siena che il Monte ha alimentato e foraggiato (dalla squadra di basket al Palio). E gli altri? Stiamo parlando di 37 miliardi concessi a clienti non in grado di restituirli.”
Sempre seguendo l’articolo di Cingolani troviamo la seguente descrizione:
Nemmeno l’ intervento di un “banchiere di mercato” come Alessandro Profumo è riuscito a venire a capo del maledetto imbroglio. Tutto era confuso, avviluppato in intrecci rossiniani. Una gestione all’ insegna della razionalità non poteva essere sufficiente. La banca senese ha ingoiato un boccone indigesto con l’ Antonveneta, senza avere il capitale sufficiente. Ha turlupinato l’ occhiuta vigilanza della Banca d’ Italia inventandosi operazioni finanziare spericolate ai limiti del lecito. ……Non stupisce che abbia fallito ben due test della Banca centrale europea. Profumo ……Se ne è andato tre anni dopo risanando i conti e chiedendo al mercato prima 5 poi 3 miliardi di aumenti di capitale. La banca è stata distrutta da “un blocco di potere senese autoreferenziale nel quale le appartenenze, per la verità abbastanza trasversali, contavano di più della competenza e dei valori” In un’ intervista televisiva ha parlato di “poteri oscuri”.”
Ogni altro commento ci sembra inutile.
20 miliardi di euro, il 1,3% del P.I.L. è l’importo di una manovra e, come dicevamo, vengono scaricati sulla fiscalità generale, al netto di ogni indagine sulle singole responsabilità degli amministratori delle banche e necessarie conseguenze. Il paracadute pubblico, dissimula, in maniera neanche velata, l’incapacità del sistema di far fronte all’emergenza. Certifica, definitivamente, l’inettitudine del complesso di controlli (e si chiami in causa soprattutto Bankitalia) di prevenire la metastasi del sistema creditizio, finanche quando le opacità risultino marcate come nel caso della banca senese. E’ ormai conclamato che MPS, per usare un termine eufemistico, non era precisa nella distinzione fra “sofferenze” che richiedono una copertura del 60% e “incagli” che richiedono una copertura del 30%.
Per tale ragione è corretta la pretesa di una commissione di inchiesta parlamentare che faccia luce su quello che finalmente e sotto gli occhi di tutti come il “disastro bancario.”
Ed è in questo ambito che vogliamo lodare lavoro dell’On.le Andrea Maestri di Alternativa Libera – Possibile, che con il suo intervento alla Camera dei Deputati invoca “il consolidamento del sistema bancario” attraverso la messa a punto di un’autorità di vigilanza volta a “rafforzare la tutela dei risparmiatori.” Maestri, con cui noi di Favor Debitoris abbiamo collaborato nell’opposizione al vergognoso “decreto banche” del giugno 2016, muove dal tradimento della carta costituzionale, che al suo art. 47 “incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.” L’iniziativa dell’esecutivo, al contrario, per il partito di Civati, certifica il pieno fallimento dei governi bancocentrici di Gentiloni, Renzi e Pier Carlo Padoan. Grazie all’intervento pubblico, l’irresponsabilità degli amministratori della banca sarà pagata coi soldi di tutti. Con buona pace delle direttive di disciplina e controllo previste dalla Costituzione.
Monica Mandico
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