Governo

Un uomo solo al comando

27 Aprile 2021

Mario Draghi è in tutto e per tutto il garante della capacità dell’Italia di assolvere agli obblighi necessari al ricevimento dei fondi europei del Recovery Plan. Lo è per reputazione, integrita’, capacità tecnica, visione politica e senso dello Stato e della Storia.

 

Il discorso di ieri in Parlamento, insieme a quello del 25 Aprile, ne conferma lo status di “Gigante” al quale l’Italia è oggi aggrappata per avere una guida politica che la aiuti a risorgere dal Covid e dalla sua devastazione, umana, sociale ed economica. Il preambolo e la conclusione sono da vero statista, da grande uomo politico dotato di autorità tale per infondere fiducia, amor di patria e senso di responsabilità a tutti. Fuor di retorica.

 

Il PNRR rappresenta un’opportunità da sfruttare obbligatoriamente per imprimere una svolta modernizzatrice al nostro paese. Ancor più dei fondi in arrivo saranno decisive le riforme di contesto, da troppo tempo disattese e sulle quali Draghi ha parlato chiaro e investito tutta la sua reputazione. È evidente che un piano di riforme del genere, così lontano dalle pulsioni stataliste e corporative di gran parte dei partiti nostrani, con ogni probabilità non sarebbe mai stato scritto né avviato da alcuno dei frequentatori del circo che è ormai la scena politica italiana. Tanto meno da chi lo ha preceduto a Palazzo Chigi e dalla sua debole, litigiosa e socialisteggiante maggioranza.

 

Inutile aggiungere che un tale piano implica un’enorme ipoteca sulle politiche dei prossimi cinque anni, anche di quelle che saranno implementate dai prossimi governi. È la riproposizione del “vincolo esterno”, con ancor maggior vigore di quanto visto in passato perché questa volta il corrispettivo è l’elargizione di grandi quantità di trasferimenti monetari, vissuta da molti altri paesi, a torto o a ragione, come un “aiuto” a chi spesso ha dato prova di non saper fare la propria parte. Se potranno avere pretesti per ostacolare i suddetti trasferimenti, non si faranno pregare. Starà a noi non concederne loro.

 

 

Nei prossimi mesi e anni assisteremo quindi molto probabilmente alle immancabili invettive e polemiche da parte di partiti già sufficientemente squalificati dai loro passati e presenti comportamenti contro i soliti banchieri e burocrati europei intenti a depredare il bel paese e a ricattarlo, non tenendo di conto della nostra gloriosa storia e ineguagliabile cultura. Incuranti del fatto che se oggi a un sì tal vincolo siamo soggetti è a causa delle nostre mancanze nella gestione della cosa pubblica accumulate in decenni. Se tali strepiti andranno oltre le parole e produrranno fatti rischieremo seriamente di perdere quel po’ di credibilità e fiducia che oggi ancora deteniamo.

 

 

Già si odono le lamentele per non aver potuto saccheggiare e trasfigurare il testo tra le aule e i corridoi parlamentari da parte di chi evidentemente non ha capito che stare fuori da un governo di unità nazionale significa sì lucrare sui numeri elettorali, ma ha per conseguenza il doversi adattare a votare contro provvedimenti già risultato di complesse mediazioni nell’alveo governativo. Risibili sono state poi le minacce di non votare il PNRR in Consiglio dei Ministri da parte di qualche componente della maggioranza ormai prossimo al decomponimento o all’implosione. Prontamente venute meno nel giro di mezza giornata.

 

Non resta che augurarsi che per una volta l’Italia sappia uscire dal circolo vizioso del “fai e disfai” quel che è stato portato a termine dal governo precedente, dalla difesa corporativa del “particulare” e dalla tentazione populista capace di promettere l’Eldorado o il ritorno a presunte mitologiche età dell’oro. Perché al “vincolo esterno”, ineliminabile, si affianchi un “vincolo interno” capace di generare una rinascita basata sulla consapevolezza del nostro ruolo nello scenario internazionale, delle nostre potenzialità e con esse del principio di realtà a cui siamo, come tutti, sottoposti. Per essere soggetti della Storia e non oggetto delle azioni altrui.

 

Difficilmente avremo un’altra opportunità paragonabile. Sta a noi Italiani saperla cogliere.

 

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