Governo
Un radioso futuro taroccato
Trovare una rigenerazione è quanto mai difficile per dei politici che hanno smesso di fare politica concentrandosi sul narcisismo e su culti di personalità che non si possono permettere perché per poterlo fare una personalità bisogna possederla. Si è optato, in passato, per personalità tutte d’un pezzo, non importa se il pezzo fosse buono o no, com’è successo a B. nei suoi anni d’oro, in cui ha imposto la sua immagine ovunque, spalmandola pure sulla fetta biscottata della prima colazione. Oppure per il pinocchio del Valdarno, un po’ boy scout un po’ Fonzie un po’ primo della classe un po’ tante altre cose, tutte convergenti verso un tamarrismo cronico, con le belle orecchie d’asino ormai cresciute nel Paese dei Balocchi. Oppure per essere una personalità di un contenitore da riempire come il pubblico crede, come il signor S., non essendo questo o quello bensì essendo tutto e niente contemporaneamente, ma soprattutto facendolo credere con bugie e favole a un pubblico uguale a quello dei concerti pop, dove non si sta a sentire il senso delle parole delle canzoni ma solo il baccano contagioso della piazza o dello stadio. Personaggi pirandelliani in cerca costante di autori. Anche qui il tamarrismo è la base della comunicazione. Poi si può optare per chi ha la personalità del fratello del commissario televisivo, ossia un ologramma che si appoggia al personaggio di una fiction, il massimo della virtualità. Oppure per chi si pettina dieci volte al giorno e si fa aggiustare con photoshop tutte le immagini pubbliche – in video e, soprattutto, nella realtà, è più complicato – come succede alla signora M., che cerca di apparire sempre nuova vuotando invece cantine piene di ciarpame ormai stantio di cui pensavamo di esserci liberati e riesumandolo, riuscendo a sorprenderci coll’evidenza che in Italia non si butta via niente perché tutto può sempre servire. Ancora, si può optare per farsi passare come un simbolo senza barriere geografiche, senza connotazioni obsolete (Destra e Sinistra? Cosa sono mai? Archeologia, forse), qualora si conoscessero i rudimenti della geografia e dell’orientamento – oltre che della Storia, dell’economia, delle scienze e della cultura in generale – e trovare pure chi ci creda, come capita a tutte le costellazioni del paese. Inoltre, e questa è una caratteristica tutta italiana, c’è sempre l’arcano maggiore del Papa a mettersi in combinazione, spesso sottosopra, con gli altri arcani: il Matto, le Stelle, la Ruota della fortuna, Il Diavolo, l’Appeso, il Bagatto, la Morte, la Giustizia…
Comunque la si metta non è una grande rigenerazione, anzi, proprio per nulla. Diciamo che ‘sti tarocchi sono venuti proprio ‘na ciofeca.
L’elettore è più che mai disorientato, impossibile trovare una bussola con un Nord o un Sud, perfino la Lega ha abbandonato il suo Nord perché si è accorta di stare a Sud di un Nord assai più nordista di lei, e dopo che per anni ha dato della ladrona, della mangiona e della terrona a chi le pareva, adesso che l’Italia è trattata per ciò che la Lega diceva dell’Italia stessa, ossia corrotta, bugiarda, ladra, si inalbera contro chi, da fuori e da dentro, fa notare che forse il vestito nuovo dell’Italia proprio nuovo nuovo non è.
Una palingenesi, ecco, forse ci vorrebbe una palingenesi. Un bel falò delle vanità salvifico per poi rigenerarsi come l’araba fenice. Il Crepuscolo degli Dèi. In fondo gli esempi, anche attuali, abbondano colle varie fini del mondo cinematografiche, con o senza supereroi, dove il futuro viene riavvolto in continuazione perché si ritrova una gemma speciale e occulta in grado di cambiare il futuro che non piace ma che, purtroppo, implica il sacrificio dell’eroe, almeno uno. Sennò che eroe sarebbe?
Proviamo a immaginare lo scenario. Uomini e donne completamente nuovi, non importa se giovani o meno giovani, alla fine non è l’età anagrafica che conta ma un barlume di saggezza e di competenza; un po’, almeno un po’, perdinci, di consapevolezza, di coscienza critica, un’abiura del malcostume, del pregiudizio, di ogni orpello religioso e pseudoreligioso, d’ogni superstizione, fascismi e pseudoambientalismi compresi. Coloro non sono manco le stelle più stelle delle stelle, immediatamente proiettate nel buio siderale dal carburante inesauribile della loro arroganza senza la coscienza. Sono ancora ignoti. Se ne avverte la presenza, qui e là, leggendo disorganiche idee su alcuni giornali, su alcuni blog, su fogli sparpagliati, come se fossero messaggi nelle bottiglie lanciati nell’oceano della rete. Da qualche parte finiranno e qualcuno troverà le bottiglie. Sarà difficile organizzare il puzzle per dargli organicità e quindi un senso per una possibile lettura della realtà.
Nel frattempo ci teniamo il solito circo; o zoo, se preferite: scimmie e gorilla, serpenti e varani, iene e struzzi, coccodrilli e caprette tibetane, oche e pappagalli. Asini, molti. Forse bisognerebbe prendere in considerazione che lo zoo è tutto concentrato in un recinto e questo recinto è formato dai muri esterni del Parlamento. Si potrebbe cessare di dar da mangiare agli animali… di certo non saprebbero come procurarselo, dal momento che sono nutriti dall’esterno e sono sempre vissuti in cattività. Una cattività che non fa che produrre cattiverie, con rare e belle eccezioni. Forse, dal momento che sono animali parlanti e udenti, una volta che si decidesse di non farli più uscire dal recinto e li si costringesse a mettersi a lavorare alacremente con profitto, unica condizione per avere un regolare piatto di mangime, ossia non più comizi, voli statali, apparizioni televisive, qualsiasi manifestazione che disturbasse il loro lavoro, potrebbe indurli a migliori consigli. Finché permetteremo agli animali dello zoo di banchettare dei nostri corpi e di succhiarci i cervelli e non solo come somma prelibatezza per i loro strafottenti palati non ci resteranno che le estreme conseguenze del presente. Che non è una bella prospettiva.
Un mio caro vecchio amico, e maestro, che è scomparso da molto tempo usava dire: “Ho una tale sfiducia nel futuro che faccio i miei progetti per il passato” (Ennio Flaiano)
© 2019 Massimo Crispi
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