Governo

Un altro modo per “ripartire”: le Assise civiche per la transizione ecologica

25 Giugno 2020

Domenica 21 giugno sono terminate due assise cruciali per il futuro di Italia e Francia. A Roma, gli Stati generali dell’economia, preceduti dai lavori del Comitato di esperti in materia economica e sociale. A Parigi, le Assise dei cittadini per la transizione ecologica, che qui descrivo. Delle assise italiane si è scritto altrove.

L’obiettivo di queste iniziative dei due governi è lo stesso: raccogliere un sistema d’idee per rafforzare nella attuale emergenza pandemica il proprio Paese, ossia per cominciare a renderlo ecologicamente sostenibile, socialmente equo ed economicamente efficiente. Il ritmo imposto dall’acuirsi della crisi del clima e della biodiversità richiede infatti di agire subito su una linea chiara e dritta per i prossimi decenni.

Il metodo delle Assise usato in Francia (e prima in Irlanda, Regno Unito e altri Paesi) si basa su 150 cittadini tirati a sorte in modo rappresentativo, ed ha funzione pre-deliberativa, come terza istanza a fianco di Parlamento e governo. L’Italia sarebbe quasi predestinata a usare le Assise dei cittadini. Il più grande partito italiano, egemone in governo e Parlamento, infatti, fa della democrazia partecipativa (benché solo digitale) il suo fondamento.

Domenica 21 giugno la Ministra della Transizione ecologica e solidale Élisabeth Borne è andata personalmente alle Assise parigine per ricevere il loro rapporto finale e le sue 140 proposte. Il 29 giugno il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron darà le sue prime risposte alle Assise.

I lavori delle Assise dei cittadini per la transizione ecologica si sono svolti in 21 giornate: sette incontri di tre giorni da ottobre. La loro funzione è pre-deliberativa perché Governo e Parlamento sono impegnati formalmente a trattare e votare (sì o no) le proposte dei 150, oppure indire eventuali referendum.

Le Assise dei cittadini sono a metà strada tra cittadini e potere. Le loro proposte pre-deliberative vengono da “cittadini informati”, non dal popolo votante. Quest’ultimo è ovviamente il sovrano, ma partecipa sempre meno alle votazioni. Buona parte degli elettori, inoltre, sanno poco o niente di accertato sui temi o sui partiti in votazione. Spesso ricevono cognizioni distorte. Infine, più che dalla bontà degli argomenti, il successo elettorale dipende spesso dalla scelta e dalla intensità d’uso dei mezzi di comunicazione, e soprattutto dalle decine di milioni di euro (in USA, miliardi di dollari) che aziende e persone ritengono utile investire in un partito.

Il metodo delle Assise dei cittadini sovviene a due fallacie: la democrazia disinformata, benché legittima, e la tecnocrazia colta, benché poco legittima. Da Platone in poi, un governo dei saggi è spesso ritenuto illegittimo, benché eventualmente più capace. I 150 delle Assise francesi, però, non sono né governo dei saggi né governo del popolo. Sono più informati, non più saggi. E questo potrebbe portare alla fine a una grande differenza nelle deliberazioni. I 150 non sono nemmeno governo, tuttavia – questa è la novità – le loro pre-deliberazioni vincolano governo e Parlamento a svolgere discussioni e deliberazioni pubbliche sulle loro proposte. Anche in caso di respingimento, ogni proposta beneficerà di un surplus d’informazione e di visibilità, poiché la sua trattazione e votazione parlamentare saranno pubbliche e la sua risonanza nei media grande. Un po’ della “competenza dei cittadini informati” passerebbe così dai 150 a una parte della popolazione, mettendo le premesse per ulteriori deliberazioni. In Svizzera, per esempio, alcune proposte di riforma costituzionale (diritto di voto alle donne, pensione statale per tutti) furono accettate dal popolo votante solo al secondo o terzo referendum a distanza di anni.

In tempi di crisi della democrazia, la cosa più notevole delle Assise dei cittadini mi sembra il metodo in generale, non i risultati del caso francese. Vediamone quindi una struttura tipica.

Vediamo la sequenza delle Assise dei cittadini. Il 25 aprile 2019 il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron indice le Assise dei cittadini per la transizione ecologica . E’ la sua risposta alle conclusioni del Grande Dibattito Nazionale del 2018 (migliaia di assemblee locali di cittadini e milioni di proposte scritte) seguito alla rivolta dei cosiddetti gilet gialli, nonché a una proposta del collettivo Gilet dei cittadini e del Consiglio Economico, Sociale e Ambientale (CESE).

Con una lettera di missione, il 2 gennaio 2019 il Primo ministro Edouard Philippe incarica il Consiglio economico, sociale e ambientale (CESE) di organizzare l’ Assise dei cittadini per la transizione ecologica. con lo scopo di “definire una serie di misure per raggiungere una riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2030 (rispetto al 1990), in uno spirito di giustizia sociale“.

La “Francia in miniatura” dei 150 partecipanti cerca di riprodurre la struttura della popolazione: 50% di donne e di uomini, stessa piramide di età, sei livelli di diplomi, le diverse categorie professionali, cinque cittadini dai territori d’oltremare. Ai 150 sono forniti viaggi, alloggio, ristorazione, 1600 euro per il loro tempo, ed eventualmente la cura dei bambini. Le Assise costano cinque milioni di euro.

Per dirigere le Assise il CESE nomina un Comitato di governanza che include personale del Ministero per la transizione ecologica e solidale e personalità eminenti. Il Comitato elabora e attua l’agenda di lavoro. Per ogni sessioni delle Assise due dei 150 sono tirati a sorte e integrati nel Comitato. Un comitato di tre garanti di alta reputazione è nominato dai presidenti del Senato, della Assemblée nationale (la “Camera”) e del CESE.

In una decina di giornate i 150 partecipano a audizioni di esperti: climatologi, economisti, membri di associazioni, attori economici e sociali. Un Gruppo di verifica dei fatti nominato dallo Stato assiste i 150. Un comitato di giuristi li aiuta a trasformare le proposte in testi a prova di Parlamento.

Cinque sono i gruppi di lavoro:
Nutrirsi (alimentazione e agricoltura)
Abitare (alloggio e habitat)
Lavorare e produrre (impiego e industria)
Muoversi (trasporti e infrastrutture)
Consumare (modi di vita e di consumo).

Decine di esperti di ognuno dei cinque temi danno audizioni nei rispettivi gruppi. Un Gruppo d’appoggio, nominato dal Comitato di governanza, assiste i 150 nel redigere le proposte in modo operativo.

Queste Assise dei cittadini non sono prive di criticità. I 150 partecipanti dovrebbero rispecchiare la demografia secondo tecniche demoscopiche collaudate. Queste ultime, però, pongono la soglia di rappresentatività al di sopra delle mille persone. Per ottenere 150 adesioni sono state interpellate telefonicamente più di 200mila persone, chiedendo un impegno di sette fine settimana in otto mesi. Non essendoci obbligo (come per i giurati nei tribunali) ma solo facoltà di partecipare alle Assise, non è inverosimile che l’adesione sia stata maggiore tra le persone che danno valore alle istanze comunitarie e democratiche, hanno fiducia nello Stato, sono aperte alla cooperazione internazionale e sono più disponibili a dedicare tempo al bene comune, che non tra le persone che diffidano dello Stato e delle istanze comunitarie, tendono a occuparsi più del proprio bene che di quello comune, danno preferenza alle istanze nazionaliste e identitarie o a modi di governare autoritari. Se così fosse, il profilo politico dei 150 potrebbe essere diverso da quello della popolazione.

Un altro fattore critico nel processo delle Assise dei cittadini è quello dell’informazione. Le decine di esperti che parlano e discutano nelle audizioni orientano i 150. Nonostante ridondanti istanze di garanzia, squilibri inconsapevoli o intenzionali sono possibili nella scelta degli esperti, nella stessa scelta o omissione dei temi delle audizioni e nelle eventuali equanimità, partigianeria o carica carismatica dei relatori. Un altro possibile bias (distorsione) è quello tipico nelle dinamiche di gruppo: i partecipanti con più doti retoriche e carisma possono influenzare chi ne ha meno. La consolazione è che queste criticità sono presenti in ogni altro processo decisionale, con la differenza che qui sono manifeste e che si cerca di farvi fronte con la grande pubblicità del processo. Nel sito delle Assise, infatti, si trovano le liste dei relatori e di tutti i ricoprenti funzioni, quelle di coloro che tra i 150 vogliono manifestarsi, e i filmati della maggioranza delle sessioni di lavoro.

Il 20 e 21 giugno i 150 hanno infine approvato a grandissima maggioranza le loro 140 proposte tranne una, quella per la riduzione da 35 a 28 ore della settimana lavorativa senza riduzione di salario. Una parte delle proposte approvate sono descritte nell’articolo qui a lato.

Le chance di alcune di queste proposte di essere gradite alla maggioranza della popolazione forse non sono alte. Se così fosse, potrebbe esserci stato un bias (deformazione) nella scelta dei 150 partecipanti, o in quella dei relatori, o nella conduzione del processo.

Oppure – ipotesi più inquietante – ciò vorrebbe dire che i cittadini informati (150 su 150) sui quali si fondano le Assise, e i cittadini poco informati (secondo inchieste, sono la maggioranza) sui quali si fonda la nostra democrazia tendono a decidere diversamente. Se così è, allora il Parlamento e il governo sono essenzialmente un organo di mediazione tra il cittadino informato, quello poco informato e quello disinformato, sempre più vittima delle degenerazioni digitali e delle notizie ingannevoli (fake-news).

Alla luce di questa condizione sconfortante della nostra democrazia, l’ipotesi di migliorare e istituzionalizzare le Assise dei cittadini, quasi come Terza Camera pre-deliberativa, potrebbe essere la maggiore, e forse la più benefica, innovazione politica da molti decenni.

LE 150 PROPOSTE AL PRESIDENTE MACRON DELLE ASSISE CIVICHE PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Il 29 giugno il Presidente francese Macron riceverà all’Eliseo 150 cittadini, preventivamente tirati a sorte, e il loro programma per avviare in Francia una “transizione ecologica e solidale”. In otto mesi di lavoro i 150 si sono costituiti in Assise civiche per il clima e hanno formulato le loro richieste con un metodo originale, descritto nell’articolo qui accanto. Riassumiamo qui alcune delle 150 proposte, suddivise in sei gruppi.

Riforme istituzionali
– Due aggiunte alla Costituzione, da sottoporre a referendum popolare.
Nel preambolo: “La riconciliazione dei diritti, delle libertà e dei principi che ne derivano non deve compromettere la conservazione dell’ambiente, patrimonio comune dell’umanità.”
Nell’articolo 1: “La Repubblica garantisce la conservazione della biodiversità e dell’ambiente e lotta contro i cambiamenti climatici.”
– Adottare una legge che sanzioni il reato di ecocidio e che integri il dovere di vigilanza e il reato di imprudenza
– Un nuovo magistero, il “Garante dell’ambiente” (come il Garante della concorrenza)
– Riforma in cinque capitoli del Consiglio economico, sociale e ambientale CESE. Nuovo nome: Camera di partecipazione dei cittadini CPC

Consumo
– Aumentare la longevità dei prodotti. Far rispettare la legge che vieta l’obsolescenza programmata. Rendere obbligatoria la riparabilità dei prodotti venduti in Francia (1 ) e la disponibilità di pezzi di ricambio originali per un periodo di tempo definito (2 ). Allestire canali di riparazione e rendere accessibili i servizi post-vendita (3)
– Vietare il deposito di pubblicità non richiesta nelle caselle della posta
– Sistemi d’informazione per incoraggiare le persone a consumare meno
– Divieto dei videoschermi pubblicitari nei luoghi e nei trasporti pubblici
– Regolamentare la pubblicità per limitare fortemente gli incentivi al consumo non desiderati
– Dal 2023 riciclaggio obbligatorio degli oggetti in plastica e divieto dei prodotti di plastica monouso
– Implementare un punteggio di emissioni di gas di serra su tutti i prodotti e servizi, e obbligo di esporlo nei luoghi di vendita e di consumo e nella pubblicità
– Graduale obbligo di fornire prodotti sfusi (alla spina), con percentuale minima
– Implementazione graduale di un sistema di deposito delle bottiglie di vetro lavabili, con implementazione nel 2025
– Rafforzare l’educazione all’ambiente e allo sviluppo sostenibile facendone una missione trasversale degli insegnanti

Nutrirsi
– Tassare i prodotti altamente trasformati, con un’elevata impronta di carbonio e con un basso apporto nutrizionale
– Vietare la pubblicità che promuove il sovra-consumo di prodotti nocivi alla salute
– Indicazione sul luogo d’acquisto del bilancio carbonio di prodotti e servizi
– Limitare i troppi imballaggi e favorire i rifornimenti alla spina
– Riformare il funzionamento dei label ecologici (etichette di garanzia) abolendo quelli privati e introducendo un label ufficiale per prodotti dell’agricoltura ecologica
– Creare un “osservatorio della ristorazione collettiva” per condividere le buone pratiche e monitorare il raggiungimento degli obiettivi
– Utilizzare la leva degli appalti pubblici per promuovere prodotti provenienti da circuiti brevi, locali e a basso costo ambientale, sotto forma di “guida all’acquisto” da inviare agli acquirenti pubblici.
– Numero minimo di pasti vegetariani nella ristorazione collettiva e sovvenzione di 10 cent per pasto
– Entro il 2040 50% di superficie agricola a cultura biologica.
– Concimi azotati: aumento dell’imposta generale sulle attività inquinanti (TGAP)
– Entro il 2035 diminuzione dell’uso di pesticidi e divieto dei prodotti CMR (cancerogeni, mutageni, ripro-tossici), nonchè diminuzione dell’uso fitosanitari del 50% e divieto dei pesticidi più dannosi
– Riformare l’educazione e la formazione agricola: integrare l’insegnamento dell’agroecologia nel curriculum obbligatorio, imporre stage nelle aziende agricole che applicano metodi agroecologici, aprire la formazione continua sulle pratiche agroecologiche a tutti gli agricoltori, formare consulenti tecnici in pratiche agroecologiche
– Rendere il piano strategico nazionale (NSP) per l’agricoltura compatibile con la strategia nazionale a basse emissioni di carbonio (SNBC), la strategia nazionale per la biodiversità, il piano nazionale per la salute e l’ambiente (PNNE), la strategia nazionale per combattere la deforestazione importata (SNDI).
– Ridurre le emissioni di gas serra della pesca e del trasporto marittimo continuando l’ammodernamento della flotta navale verso sistemi di propulsione ecologici
– Informare meglio i consumatori rafforzando la comunicazione sul PNNS Programma nazionale nutrizione e salute, e sua riforma. Vietare la pubblicità di prodotti vietati dal PNNS

Abitare
– Ristrutturazione energetica di tutti gli edifici entro il 2030
– Per i meno abbienti, sussidi per le ristrutturazioni energetiche
– Favorire comportamenti economi di energia. In case e luoghi di lavoro, d’inverno 19°, d’estate fino a 25° senza condizionatore
– Formare i professionisti dell’edilizia per soddisfare la domanda di ristrutturazione globale e garantire la transizione verso pratiche eco-responsabili
– Ridurre l’uso d’energia in tutti gli spazi ed edifici pubblici
– Definire un numero massimo di ettari che possono essere artificializzati, riducendo di metà il tasso di artificializzazione del suolo
– Arrestare lo sviluppo di zone commerciali periurbane ad alta intensità di spazio
– Valutare il potenziale di reversibilità degli edifici prima della demolizione

Muoversi
– Ridurre l’IVA sui viaggi in treno dal 10% al 6%
– Sviluppare un sistema di biglietto e di abbonamento generale, valido su tutti i mezzi di trasporto (come in Svizzera)
– Prestito statale a tasso zero per nuovi veicoli meno inquinanti
– Lasciapassare urbano verde per veicoli a emissioni quasi zero
– Bonus-malus per tasse, sovvenzioni e assicurazioni in funzione delle emissioni del veicolo
– Formazione obbligatoria degli autisti alla guida ecologica (ecodrive.ch)
– Aumentare il finanziamento delle infrastrutture per biciclette da 50 a 200 milioni di euro all’anno
– Ridurre il limite di velocità sulle autostrade da 130 km/h a 110 km/h
– Vietare i centri urbani ai veicoli più inquinanti e vietare le loro vendita dal 2025
– Meno aiuti fiscali al gasolio
– Promuovere il noleggio di lungo termine dei veicoli, il car-pooling (uso insieme) e il car-sharig (condivisione), specialmente tra i dipendenti di un’azienda
– Organizzare gradualmente entro il 2025 la fine del traffico aereo sui voli nazionali per i quali esiste un’alternativa ragionevole a basse emissioni (su un viaggio di meno di 4 ore).
– Divieto di nuovi aeroporti e di espansione degli esistenti
– Tasse più elevate sul carburante per l’aviazione da diporto
– Navi. Fornire elettricità alle navi in porto per evitare le emissioni dei motori. Agire sulle normative internazionali per il controllo delle emissioni di gas di serra delle navi

Produrre e lavorare
– Ridurre l’orario di lavoro senza perdita di salario, con l’obiettivo della sobrietà e della riduzione dei gas serra (N.d.r. la proposta di riduzione da 35 a 28 ore lavorative settimanali è stata respinta dal 65% dei partecipanti)
– Partecipazione di cittadini, imprese locali, associazioni locali e autorità locali a progetti di energia rinnovabile. Sviluppo dell’autoconsumo
– Accompagnare l’evoluzione della tecnologia digitale per ridurne l’impatto ambientale
– Regolamentare il risparmio e la governanza della Cassa depositi e prestiti (CDC) e delle banche per finanziare investimenti verdi.
– Rinegoziare l’accordo CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Nord-America a livello europeo per integrarvi gli obiettivi climatici dell’accordo di Parigi
– Le società che distribuiscono più di 10 milioni di euro di dividendi annuali parteciperanno al finanziamento collettivo della transizione ecologica fino al 4% dell’importo dei dividendi; fino al 2% per le aziende con meno di 10 milioni di dividendi.
– Includere un bilancio del carbonio nel bilancio di tutte le strutture che devono produrre un bilancio
– Adeguamento dei dazi sulle merci ai confini dell’UE al loro bilancio carbonio, con ammortizzatori per i cittadini più svantaggiati
– Difendere una riforma della politica commerciale europea: sancire il principio di precauzione negli accordi commerciali, rendere vincolante il rispetto degli impegni dell’Accordo di Parigi, porre fine ai tribunali arbitrali privati, garantire la trasparenza e consentire il controllo democratico dei negoziati.

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Una versione molto accorciata di questo articolo originale è uscita su Avvenire il 25.6.2020.

 

 

 

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