Governo

Sulle unioni civili c’è molto poco da festeggiare

26 Febbraio 2016

Doveva essere un giorno di festa quello di oggi e invece lascia solo un sorriso a metà.

Dopo trent’anni di lotte e dibattiti sembra che l’Italia finalmente sia pronta a dotarsi di una legge sulle unioni civili dopo l’approvazione al Senato di ieri e in attesa del passaggio del testo alla Camera. Ma quella che verrà approvata non sarà la legge voluta dall’On. Monica Cirinnà bensì un emendamento che sostituisce interamente il DDL troppo scomodo per la parte “bacchettona” della maggioranza.

Una vittoria mutilata è quella che ci troviamo ad analizzare oggi e l’ennesima dimostrazione dell’incapacità della nostra classe politica di guardare ai bisogni dei propri cittadini.

Il day after dell’approvazione al Senato consegna un dato politico su tutti: il fallimento del PD su tutta la linea. Il DDL Cirinnà doveva garantire alcuni diritti fondamentali alle coppie omosessuali, introducendo anche la stepchild adoption (l’adozione del figliastro), regolamentando alcune situazione che già di fatto esistono nel nostro Paese. L’imbarcata presa anche a causa del dietrofront pentastellato ha completamente stravolto le regole del gioco ed i suoi giocatori. Oggi si approva il testo che regolamenta finalmente le unioni civili facendo fare un salto in avanti all’Italia di diversi secoli ma perde la sua completezza eliminando l’obbligo di fedeltà per le coppie e la possibilità di adozione del figlio del partner. Il PD perde perché incapace di far approvare il testo su cui inizialmente aveva scommesso molto lo stesso Premier Renzi salvo poi fare alcuni, decisivi, passi indietro. Il Premier è rimasto schiacciato da una parte del suo stesso partito, quell’ala “Catto-Dem” che ha più potere di quanto si possa pensare e adesso ne abbiamo avuto la dimostrazione. Forse la sconfitta più grande per il partito di maggioranza risulta la necessità di aver posto la fiducia su questo emendamento; una scelta incomprensibile ma in linea con la strategia politica attuata fino adesso per cancellare qualsiasi opposizione democratica come già accaduto ad esempio per il Jobs Act. Viene comunque, maliziosamente, da chiedersi perché non porre la fiducia sul DDL Cirinnà nella sua interezza prima di proporre il “canguro” inammissibile? In quel caso NCD non avrebbe votato la legge e avrebbe aperto un’insanabile crisi di governo col rischio di mandare tutti a casa. Questo è il punto che denota il basso interesse reale di Matteo Renzi riguardo l’approvazione di questa legge: i diritti di una minoranza passano in secondo piano quando ci sono in gioco gli equilibri di potere e il nostro Premier ha studiato bene tutte le puntate di House of Cards.

Vince il Family Day e vince il cardinale Bagnasco: la minoranza del Paese riesce a condizionare a proprio piacimento una legge dettando un indirizzo politico con meno del 4% dei voti su base nazionale; la legge è infatti espressione di quello che Alfano e Verdini avevano chiesto: stralcio dell’art. 5 (stepchild adoption) e non equiparazione delle unioni civili al matrimonio (eliminazione dell’obbligo di fedeltà). Alfano incassa una grande vittoria politica nei confronti del PD ma poi fa registrare una grandissima sconfitta sul piano umano quando afferma che “ha bloccato la deriva antropologica contro natura” delle adozioni previste dalla legge. Parole durissime e inaccettabili da un membro del governo che in un Paese civile sarebbero seguite da dimissioni immediate.

L’invito al Ministro dell’Interno è quello di visitare le oltre 150 mila famiglie arcobaleno d’Italia e, magari, guardando negli occhi uno di quei bambini, raccontargli del perché la stepchild adoption sia contro natura. Sarebbe un atto degno di un uomo coraggioso ma non credo sia questo il caso.

Vince Verdini, il penta-processato: i voti dei suoi sono decisivi affinchè passi la legge e, siamo sicuri, questa è l’anticamera del suo ingresso nella maggioranza. Quello che era l’uomo di fiducia di Berlusconi al governo con il PD, qualcosa di clamoroso che rappresenta la definitiva svolta storica: ad oggi, il PD è il partito più grande all’interno della Socialdemocrazia europea ma anche quello più a destra.

La legge sulle unioni civili rappresenta la prova generale del grande Partito della Nazione con un programma che rinnega gli ultimi vent’anni della sinistra e dove qualsiasi cosa, compreso i diritti fondamentali come quelli dei lavoratori o quelli degli omosessuali sono esclusivamente dettati da bassissimi accordi politici.

Con il classico tono propagandistico al quale ormai siamo abituati, Matteo Renzi si intesta su Twitter il merito per l’approvazione della legge in Senato: “L’amore vince.”

E questo tweet rappresenta la cosa più sensata pronunciata fino ad oggi: le persone continueranno ad amarsi in questo Paese, uomini e donne, uomini e uomini, donne e donne e continueranno ad esserci bambini allevati all’interno delle famiglie arcobaleno.

E l’amore vincerà sempre, nonostante la politica.

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