Governo
Su quest’aereo Matteo Renzi si ingozzava di brioche
Come in una recita di Andrea Chénier da teatro di provincia, ieri i Ministri sanculotti Di Maio e Toninelli hanno mostrato al popolo l’aereo Airbus A340-500 a suo tempo affittato dall’autocrate sibarita Maria Antonietta Renzi per mangiare brioche, alla faccia del popolo che viaggia su Ryanair senza che nemmeno gli venga offerto il pane. L’aereo verrà restituito al proprietario Etihad e si porrà fine a cotanto spreco.
Due note per chi fosse interessato ad approfondire. A Roma un altro noto sibarita, tale Bergoglio, pure coltiva il vizio di volare per il mondo su aerei che, contrariamente agli A319 in dotazione alla Repubblica Italiana, sono in grado raggiungere senza scalo quasi qualunque destinazione. Sono aerei Alitalia all’andata e del Paese che è andato a visitare al ritorno e, se proprio vogliamo spaccare il capello in quattro, lo spreco c’è perché entrambi gli aerei fanno il volo di ritorno vuoti, inutilmente consumando carburante e producendo CO2. Ma nessuna linea aerea potrebbe tenere a disposizione, fermo a terra, un aereo per una settimana o due, nemmeno per il Papa.
Capita quindi che gli Stati, soprattutto quelli più importanti, abbiano aerei in grado di assolvere il compito di portare i loro capi nel mondo in visita ufficiale, spesso con ampie delegazioni di imprenditori e top manager. Vergogna, diranno i sanculotti, anche gli aerei che usa il Papa vengono riconfigurati per i suoi viaggi, rimuovendo sedili e se è il caso mettendo anche letti e sale riunioni. Del resto uno vale uno, ma la regina Elisabetta sta a Buckingham Palace e non a Brixton e Mattarella sta al Quirinale e non alla Garbatella. Pertini sì, dormiva a casa sua, perché l’aveva a piazza Navona, beato lui e Berlusconi volava spesso su aerei di sua proprietà, beato lui.
Il Renzi Force One è un esemplare della serie A340-500, che ha avuto poca e breve fortuna, perché destinato dalla nascita alla nicchia di mercato dei voli ultra-lunghi e perché rapidamente reso obsoleto da bimotori in grado di fare lo stesso mestiere con minori costi e minori consumi. Non stupisce che la linea aerea Etihad abbia cercato di sbolognare lo svalutato quadrimotore a qualcuno che avrebbe potuto apprezzarne soprattutto il basso valore di mercato, perché l’avrebbe usato raramente e non tutti i giorni come una compagnia aerea. Insomma, basso costo dell’usato a fronte di alti consumi sì, ma nei pochi giorni di utilizzo.
Naturalmente la sensatezza dell’affare dipende dall’entità dell’affitto e non dalla presunta viziosa lussuosità del mezzo, che chiunque sia intellettualmente normodotato intende come mezzo di lavoro, perché sarebbe servito a fare meglio il lavoro di Presidente del Consiglio o della Repubblica. Sul prezzo non mi esprimo, mancando dati certi e soprattutto raffronti sulle alternative. Più importante è capire che è abbastanza ovvio che Renzi si sentisse in debito con Etihad, che aveva salvato da morte certa Alitalia o almeno così sembrava.
Solo i gonzi possono pensare che Etihad avesse preso il controllo di fatto di Alitalia convinta di fare un affare: si era piuttosto trattato di un accordo non privo di zone grigie fra Stati, in cui l’Italia aveva bisogno di qualcuno, appunto Etihad, che fingesse di essere un investitore di mercato che metteva capitali nell’eternamente disastrata compagnia di bandiera, preconizzandole un luminoso futuro fra cieli blu. In cambio avrebbe ricevuto compensazioni su altri tavoli, come i capitani coraggiosi di Colaninno prima di lei. L’Airbus A340-500 era appunto una compensazione e nemmeno è scandaloso che, fallita ancora una volta Alitalia, il leasing venga interrotto e l’aereo venga restituito.
È muorto lo criaturo e non simo chiù compari, avrebbero detto i miei nonni.
Da qui a farne la presa di Versailles contro l’odiato Maria Antonietta Renzi però c’è tanta strada e non è quella dello stile, a meno che, rassegniamoci, non sia questo il nuovo Italian Style.
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