Governo

Storie di scioperi da Lungo Fucile a Susanna Camusso

15 Novembre 2014

Da qualche mese – molti di voi lo sapranno già – Lungo Fucile è tornato in edicola. Per chi non ha mai incrociato la pista dell’eroe a fumetti creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo, questo potrebbe essere il momento giusto per rimediare. Il caso vuole che, correndo in edicola oggi, si possa cominciare con un volume che contiene una delle sue storie più amate. Racconta una vicenda di ribellione ai soprusi che cambierà per sempre la vita di Ken. Nella celeberrima copertina disegnata da Ivo Milazzo, lo vediamo guidare il Quarto Stato di Pelizza da Volpedo. La storia in questione è “Sciopero”.

Non è il caso qui di entrare in troppi dettagli. “Sciopero” è il classico racconto dalla parte degli ultimi, con tutte le carte in regola per diventare, da subito, metafora universale e senza tempo. Il protagonista non è solo. Dietro Ken Parker, come negli acquerelli di Ivo Milazzo, marcia una moltitudine. Gli anni ’70 non erano tempi di eroi solitari. Si lottava insieme, in direzione ostinata e contraria.


Il Ken di “Sciopero” incrocia le vite di un popolo di emarginati. Negli operai delle grandi città, rivede se stesso. Ad unirli è la marginalità. Non importa che parlino una lingua diversa. Conta che abbiano le ragioni in comune e un’identità da costruire insieme. Dovrebbe spiarli ma finisce per comprendere le loro ragioni, fino a rimettere in gioco se stesso e marciare con loro.

Oggi anche lo sciopero ha cambiato verso. Un tempo era uno strumento per immaginare un futuro migliore; oggi, per una serie lunghissima di ragioni, è un tentativo di limitare i danni.

Lo sciopero generale proclamato dalla Cgil per il 5 dicembre ha le sue legittime ragioni di fondo. Il problema è che non intercetta più una domanda comune e, proprio per questo, si accontenta di una risposta parziale. Legittima, ma purtroppo parziale.

Lo dimostrano le reazioni a caldo: ironie, sberleffi, insulti, in particolare per il fatto che la mobilitazione arriva alla vigilia del ponte dell’Immacolata. Non soltanto nei social network che rappresentano solo in parte il senso comune, ma anche per strada, al lavoro, al supermercato o nel negozio sotto casa. L’impressione è che, dove ancora se ne parla, le ragioni dello sciopero siano subito passate in secondo piano. Bruttissimo segno.

Al giorno d’oggi, le moltitudini sono molto meno compatte di un tempo. Potremmo dire che viaggiano in direzione disordinata e contraria. Possono sembrare diverse da quelle raccontate da Giancarlo Berardi e ritratte da Ivo Milazzo, ma in realtà i soprusi di oggi hanno la stessa matrice di quelli di allora, anche se oggi un hashtag o una campagna virale danno a tanti l’impressione di alleviarli, magari solo per un po’.

Oggi Ken Parker sarebbe ancora ai margini. Non avrebbe un contratto. Vivrebbe nell’attesa di essere chiamato all’occorrenza per poche ore di lavoro, magari lontano da casa, senza diritti e senza certezze. Cercherebbe di arrangiarsi. Da trapper della frontiera, abituato a non avere una strada, le proverebbe tutte: stage non retribuito, collaborazione occasionale, prestazione a chiamata, a tempo determinato, con partita Iva e via legiferando.

Di sicuro ce l’avrebbe a morte con chi gli ha tolto ogni diritto o gliene nega di nuovi. Cercherebbe di prendersi il proprio spazio, anche senza sapere da che parte cominciare. Un tipo tosto come Ken non vorrebbe avere nulla a che spartire con un governo che mischia le carte senza spiegare mai del tutto quale sia il suo gioco. Al tempo stesso, non sopporterebbe un sindacato che dà voce a tanti ma, a differenza di un tempo, rinuncia a imparare lingue nuove. Di fronte ad una scelta impossibile, il nostro eroe sarebbe al centro di una vignetta muta, senza balloon.

Eppure “Sciopero”, come tutte le storie senza tempo, non si è fatta superare dalla Storia. Riletta oggi, pone con forza le stesse domande di allora. Domande di giustizia, uguaglianza e libertà. Si tratta solo di capire quali siano, oggi, le nostre risposte.

L’impressione è che, in un giorno di dicembre del 2014, anche Ken Parker non si accontenterebbe di una ristampa. Quando hai una storia da scrivere, una di quelle contro soprusi che vivi ogni giorno e paghi sulla tua pelle, allora forse hai diritto ad averne una nuova.

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