Governo
Speranza continua inutilmente a vietarci di viaggiare
Da domani non sarà più necessario presentare un tampone Covid negativo per poter entrare in Italia dai Paesi dell’Unione Europea e del resto dell’area Schengen, cioè quelli dell’elenco C ministeriale. Era stata una misura presa a metà dicembre dai funzionari del Ministero della Salute, entrati nel panico per l’arrivo della variante Omicron e che ha dimostrato di essere completamente inutile, perché Omicron è riuscita comunque a dilagare in Italia, dove oggi è responsabile del 96% dei casi di Covid.
Se vi aspettavate un minimo mea culpa per una decisione che ha fortemente limitato la libertà di muoversi degli Italiani, ha ridotto l’afflusso di turisti stranieri nel nostro Paese, ha sabotato il Green Pass europeo e che è stata fortemente criticata dalla UE, vi siete sbagliati, perché né il ministro Speranza, né i dirigenti del suo Ministero hanno mai ammesso di aver preso una cantonata, con una decisone che ha causato costi, ma non benefici. L’obbligo di tampone per l’ingresso, che Paesi come Germania, Francia e Spagna hanno sempre rifiutato, continuando a ritenere sufficiente il Green Pass, ha soltanto fortemente ostacolato la libera circolazione dei cittadini nell’area comunitaria, che l’Unione Europea considera suo pilastro sacrosanto, da non sacrificare a cuor leggero e ha assestato l’ennesima mazzata al settore turistico e a quello aereo. Visto che da tempo era chiaro che non serviva a bloccare Omicron, si sarebbe potuto abolirlo subito e invece si è lasciato che durasse fino alla scadenza originale prevista. Gli ulteriori giorni in cui è restato in vigore hanno permesso di ridurre contagi, ricoveri, terapie intensive e decessi di zero.
Ripristinato lo status quo di inizio dicembre, si mantiene in vigore l’inutile divieto per i cittadini italiani di recarsi nella maggior parte dei Paesi del mondo. Il Ministro ha più volte dichiarato che gli piace che gli Italiani facciano le vacanze in Italia, ma tale preferenza dovrebbe restare un fatto personale, salvo che non ci siamo trasformati in una Corea del Nord o in altro sistema dove un Grande Fratello prende le decisioni al nostro posto.
Non riesco a capire come si possa insistere nel mantenere un divieto che non esiste in nessuno degli altri ventisei Paesi dell’Unione Europea. Irlandesi, Portoghesi, Bulgari, Tedeschi, Svedesi e tutti gli altri possono andare dove vogliono, gli Italiani no e ormai da quasi due anni.
Si può andare liberamente soltanto nei Paesi dell’elenco A (Vaticano e San Marino), non ci sono Paesi nell’elenco B, da domani sarà sufficiente avere il Green Pass per quelli dell’elenco C (Unione Europea più altri Schengen), resta l’obbligo di tampone negativo per entrare o rientrare dai Paesi dell’elenco D (una ventina fra i quali il Regno Unito, che sembra aver già superato Omicron). Il resto del mondo è in elenco E e, per motivi imperscrutabili, non ci potete andare per turismo.
Nell’elenco E ci sono Paesi vicini, con cui abbiamo stretti rapporti come Albania, Serbia e Tunisia, non solo lande remote come Laos, Kiribati e Nicaragua. Perché non ci si può andare, mentre è consentita una vacanza in Uruguay o in Kuwait? Non c’è nessuna spiegazione, è così e basta.
Davvero qualcuno può credere che, per combattere il Covid, non si debba andare a Djerba in Tunisia, mentre si può andare a Bali in Indonesia?
Speranza ci ha tolto la libertà di decidere se e dove andare. Nessun altro in Europa fa come lui, che però tira dritto e se ne frega. Si poteva essere d’accordo quando, al momento in cui è scoppiata Omicron, ha bloccato tutti i movimenti dal Sudafrica: si trattava di una misura precauzionale, magari eccessiva, ma temporanea ed è stata revocata il 14 gennaio. E’ permanente invece il divieto di andare nei Paesi dell’elenco E, che sono la massima parte dei Paesi del mondo.
Il divieto, oltre a non avere motivazioni razionali, si può aggirare fingendo di viaggiare per lavoro o partendo per il volo intercontinentale dall’aeroporto di un Paese C, raggiunto precedentemente con un volo e un biglietto separati. Non si capisce dunque perché l’Italia si ostini a mantenerlo.
L’industria turistica non è certo entusiasta, per evitare una ribellione aperta si è introdotta una toppa peggiore del buco, i cosiddetti “Corridoi turistici Covid-free”. Dalla fine di settembre potete andare ad Aruba, Maldive, Mauritius, Seychelles, Repubblica Dominicana, Egitto (limitatamente alle zone turistiche di Sharm El Sheikh e Marsa Alam) e, da domani, anche a Cuba, Singapore, Turchia, Thailandia limitatamente all’isola di Phuket, Polinesia francese e Oman), se accettate di comprare un pacchetto turistico.
Il nome è ipocrita, Covid-free. Se comprate il pacchetto turistico non prenderete il Covid, perché il pacchetto è ancora più efficace dei vaccini?
Un amico che vive a Singapore vi offre le chiavi di casa sua? Non potete andare. Comprate invece un pacchetto per visitare Singapore, che può al massimo comprendere il volo più la prenotazione dell’albergo, altro da organizzare non c’è? Wow, sarete nel corridoio Covid-free, farete un “viaggio organizzato in strutture sicure”, come se andare nell’albergo del Tour Operator, al posto di quello che piace a voi, potesse tenervi magicamente al riparo dal Coronavirus. Detto non da Wanna Marchi, ma dalle veline del Ministero della Salute è inaccettabile.
I Corridoi turistici Covid-free sono un privilegio concesso dal Ministro ai Tour Operator, che hanno ottenuto sia di poter mandare turisti verso le destinazioni più gettonate che l’obbligo per qualunque Italiano voglia andare lì di ricorrere a loro, che ne desideri i servizi o no, ovviamente pagando anche il ricarico che stabiliscono.
Singapore non è altro che una città, per andarci vi servono solo un volo e un albergo, che quasi tutti siamo in grado di prenotare da soli su internet, come si faceva prima del 15 dicembre, ma se ci volete andare ora dovete pagare anche Tour Operator e agenzia, anche se non lo desiderate e non ne avete bisogno. Maldive, Mauritius, Seychelles, Santo Domingo, Sharm El Sheikh, Cuba, il turismo verso i Paesi dove i Tour Operator italiani hanno gli interessi più forti e, immagino, villaggi turistici da riempire o chiudere viene convogliato dallo Stato italiano nelle loro strutture. È come se vi lasciasse andare a Parigi, ma solo se volate con ITA Airways. Un obbrobrio.
Piuttosto un problema molto serio, che il Ministro e i suoi non hanno affrontato è che la nostra tessera sanitaria ci garantisce cure gratuite se ci ammaliamo di Covid in un Paese che fa parte dell’Unione Europea, ma fuori no e questo vale che vi siate andati per turismo, per affari o per amore del locale principe azzurro. Sarebbe stato opportuno introdurre l’obbligo di stipulare un’assicurazione sanitaria che copra il rischio Covid nei Paesi degli elenchi D e E, invece di impedirci di partire, limitandosi poi a segnalare e sconsigliare le destinazioni con le situazioni sanitarie più problematiche, come si fa da sempre per i Paesi dove ci sono guerra, terrorismo o altre epidemie.
Da domani potremo almeno tornare a muoverci liberamente in Europa (Paesi UE+Schengen), l’obbligo di tampone per entrare in Italia sparisce anche perché Bruxelles si è fatta sentire.
Speranza predilige l’autarchia turistica in un Paese che vive di turisti stranieri e dunque dovrebbe essere in prima fila per incoraggiarne la libera circolazione. Ha assegnato ai Tour Operator l’esclusiva dei viaggi esotici, come se fosse un re dei tempi della Compagnia delle Indie. Non vi permette di andare a Singapore o a Cuba per conto vostro, come magari fate da una vita, nemmeno se vi hanno inoculato tre vaccini. Se pagate l’obolo all’agenzia vi lascia andare a Sharm El Sheikh e a Marsa Alam, ma non a Hurghada, a Luxor o al Cairo. In nessun caso vi permette di andare in Messico o in Kenya. Così è, se gli pare.
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