Governo

Spazzatura in eredità

18 Giugno 2023

Quando muore qualcuno si fanno bilanci, si aprono gli armadi per vedere cosa tenere e cosa dar via o gettare, si fanno progetti nuovi per gli spazi utilizzati in precedenza dal defunto e che saranno utilizzati dai sopravvissuti che erediteranno i suoi beni.

Nel caso di Silvio Berlusconi, che ha considerato l’Italia come il paese che amava e che quindi l’ha colmato di tutto il suo amore, abitanti compresi, bisogna dire che le cose che ha lasciato sono state delle stanze piene di rifiuti o di esperimenti partiti male e non riusciti perché non potevano riuscire.

In questo caso, gli eredi, che saremmo noi tutti, hanno trovato tanto di quel ciarpame, di cui erano solo in piccola parte consapevoli, che smaltirlo adesso sarà un vero problema. Anche perché questo ciarpame ha prodotto danni notevoli, a tutti i livelli, espandendosi come una metastasi. Tanto lui viveva nelle sue stanze, altrove, arredate con ogni comfort e piene di librerie che gli servivano da sfondo per le sue apparizioni ufficiali, i saluti e gli auguri per l’anno nuovo, le sue dichiarazioni importanti, eccetera, e poco gliene fregava dei ripostigli dove confinava tutte le brutture. Quelli erano un problema della servitù, che manco faceva pulizia, tanto lo spazio di un paese come l’Italia era sconfinato per un uomo solo. Cazzi di chi sarebbe restato dopo di lui.

Scoprire cosa c’era in quelle stanze è presto fatto. Tutta la spazzatura mediatica che ha prodotto in trent’anni di attività politica, tanto per cominciare. Mamma mia quanta ne ha prodotta, ma neanche i criceti, direbbe la Littizzetto.

Certuni si sono presi la briga di ritirarla fuori, pensando di fare un omaggio alla memoria del defunto, forse, o perché stupiti di quante cose proclamava con arte studiata per convincere un popolo facilmente influenzabile da un uomo che aveva confuso la propria azienda collo Stato, in una perniciosa identificazione che però alla gente (inconsapevole) è piaciuta. I suoi discorsi che iniziavano con “L’Italia è il paese che amo, eccetera” sono un esempio di spazzatura mediatica tra i più alti e ingombranti. Poi la quantità di carta utilizzata per i manifesti elettorali, soprattutto quelli giganti, quelli che si vedevano ovunque, che si viaggiasse in auto o in treno, oppure su qualsiasi tipo di rivista o giornale che fosse di sua proprietà: intere foreste azzerate per ospitare il presidente operaio, il presidente falegname, il presidente cuoco o qualsiasi altro mestiere intendesse nobilitare colla sua presenza. Milioni di tonnellate di carta, a cui si aggiungono i milioni di tonnellate del libercolo “Una (prei)storia italiana” biografia romanzata e ricca dal punto di vista iconografico di una vita sopra le righe, raccontata mettendo in evidenza le cose che più avrebbero colpito il pubblico, ossia i consumatori dei suoi prodotti, dalla “famiglia”, quindi i figli di primo e secondo letto, la seconda moglie, non ancora divorziata, e gli “amici”. Tra questi prodotti anche il nuovo partito che aveva fondato, né più né meno che un prodotto da supermercato Standa, che lui aveva comprato ma che non gli rese ciò che pensava e per cui l’entrata in politica, bene o male, servì per una rinascita economica e un ripianamento dei debiti.

L’articolatissima storia delle compravendite di Berlusconi, che consisteva in frequenze per le tv private, case editrici, agenzie pubblicitarie è degna di un romanzo.

Nel romanzetto bignamistico di “Una (prei)storia italiana” è tutto sintetizzato nella sezione “Impero”, dove, appunto, è evidenziato ciò che altre persone avrebbero invece nascosto per pudore, cioè tutto ciò che il cavaliere d’Italia possedeva, e che sembrava essere messo a disposizione degli italiani, che invece erano i consumatori inconsapevoli dei beni da lui prodotti.

La genialata che giocò favorevolmente alla sua immagine fu la rivoluzione televisiva che riuscì a organizzare aggirando la legge delle frequenze televisive. Comprandole tutte e utilizzando cassette preregistrate e mandate in differita di pochi minuti, tutta l’Italia pensava che Canale 5 fosse una rete unica sul territorio nazionale, e Publitalia, rete costruita da Dell’Utri, vendeva la pubblicità di Canale 5. Tutto in casa. I compratori di spazi pubblicitari potevano così contare su un’audience nazionale per i loro prodotti, facendo affluire soldi a palate nelle tasche di Berlusconi. Berlusconi fece incetta di film hollywoodiani, tagliati per le sue inserzioni pubblicitarie infinite, ma per il pubblico, abituato a vedere un film alla settimana sulla RAI, per di più dopo almeno due anni dall’uscita nelle sale, fu una pacchia perché c’erano film a ogni ora del giorno e della notte. In seguito arrivarono anche le cosce delle modelle e ballerine tutte impagliettate a ipnotizzare e far sognare i maschi italiani che sulla RAI avevano potuto vedere al massimo l’ombelico della Carrà.

Poi Craxi fece il resto, ricattando Andreotti colla minaccia della crisi di governo se non si fosse dato il permesso a Berlusconi di avere libero accesso alle sue trasmissioni, bloccate da un decreto di un pretore che giudicò inaccettabile la soluzione utilizzata dal cavaliere per trasmettere su Canale 5. Passarono dieci lunghi anni da quel momento fino alla Legge Mammì del 1990 che, in base alla scarsezza di frequenze, stabilì che sia Rai3 che Italia1, anche quella ormai di Berlusconi – insieme a Rete4 e Canale 5 – avrebbero dovuto trasmettere per via satellitare anziché per via etere. Questo avrebbe bloccato l’interazione tra le tre reti berlusconiane, assolutamente vitale per il sistema pubblicitario ideato dal cavaliere, fulcro dei suoi proventi miliardari. Ma nei dieci anni precedenti alla Legge Mammì l’impero era già stato costruito e di lì a poco, dopo il fenomeno Mani Pulite, che purtroppo ha risolto poco, la discesa in campo di Berlusconi in pompa magna, fondando Forza Italia come se fosse la soluzione a tutti i problemi del Paese. Per salvarlo dai “comunisti”, pericolosissimi avversari della libertà (la sua, non quella di tutti), bisognava avere una forza nuova, carica di positività e luce.

Il pubblico, ormai affezionato alle sue reti e al suo linguaggio di consumi, soprattutto quello femminile, convinto realmente del pericolo “comunista” rispose in massa, sancendone il trionfo.

La produzione di spazzatura è riferita soprattutto a quel periodo, quando Berlusconi mise in piazza qualsiasi mezzo, sostenuto dall’immenso patrimonio accumulato, pur di sedurre i cuori di tutti gli italiani, non importava se colla menzogna. D’altronde lui era un commerciante e il fruttivendolo ti rifila sempre la frutta muffita sotto quella risplendente della prima fila, soprattutto se non sei un cliente fisso.

Ma molti altri hanno descritto meglio di me e con molti più dettagli l’ascesa dell’imperatore di carta.

Bisogna sempre ricordare che il programma berlusconiano, inglobando anche i neofascisti e i leghisti, era particolarmente simile a quello della superfascista Propaganda 2 di Licio Gelli, di cui Berlusconi aveva la tessera n. 1816, codice E.1978, gruppo 17, fascicolo 0625, data di affiliazione 26 gennaio 1978. Maurizio Costanzo, autore e conduttore per le reti berlusconiane, aveva il numero di tessera 1819, solo tre numeri dopo quella del cavaliere. Costanzo, dopo le indagini, si scusò di quest’ “errore”, ma lui fu comunque coinvolto in quella fogna. Non ricordo che Berlusconi si sia mai scusato, al contrario di Costanzo, ma forse sono io che ricordo male.

Spazzatura che non si può riciclare perché molto più pericolosa di quella radioattiva. Spazzatura che ha inquinato il paese e l’ha consegnato nelle mani attuali dei neofascisti, camuffati da benefattori, amici degli Orbán e delle Le Pen, nemici del vero progresso e ipocriti fino al midollo. Una delle manifestazioni d’ipocrisia più evidenti è l’incontro di ieri di Meloni con Elon Musk, il quale ha avuto l’ultima figlia Exa Dark Sideræl Musk, per via surrogata. Elon Musk, quindi, secondo i parametri del governo italiano, persecutore della maternità surrogata, sarebbe un criminale. Eppure il signor Meloni lo accoglie come se niente fudesse, anzi, sembra sbocciato un amore.

Spazzatura che ci portiamo dentro, ancora, assai peggio delle microplastiche, perché il pericolo sta nel tranquillo vicino di casa che sposa le tesi neofasciste dei governatori senza neanche sapere che cosa significhino, ma che gli danno sicurezza perché gli slogan sono chiari così quanto sono bugiardi. Ma lui non ha la consapevolezza per rendersene conto.

Il danno fatto all’istruzione, in tutti questi anni di berlusconismo, e quindi il danno culturale per il Paese, è stato ciclopico, in un avvicinamento pericolosissimo ai livelli spaventosi degli Stati Uniti, dove la consapevolezza della maggioranza dei cittadini è vicina allo zero. Il nostro popolo è uno dei più ignoranti d’Europa e basta sentire le clamorose risposte alle domande di Storia o Geografia dei più giovani e anche dei quarantenni per rendersi conto dei danni.

Una scuola che, oggi, promuove sempre e comunque il 99% degli studenti, un popolo di asini. Una scuola dove i genitori possono saperne più degli insegnanti, i quali possono anche essere accoltellati dagli studenti, proprio come negli Stati Uniti, o aggrediti dai genitori di quei ragazzi.

Ecco il risultato di tutta la spazzatura berlusconiana. A cui si aggiunge la spazzatura dei social ormai fuori controllo, stimolata dall’accumulo di soldi “guadagnati” attraverso la nobile attività di influencer. Accumulo di soldi proveniente dall’etica berlusconiana. A cui si aggiunge la spazzatura dei neofascisti di oggi, i quali sono assolutamente senza alcuna etica.

P. S. Ogni tanto, per passatempo, a vostra discrezione, provate a sostituire la parola “spazzatura” col termine “crimine”. Potreste avere un quadro più completo.

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