Governo
Sorpresa: la società si fida dei gialloverdi, ma in fondo chiede apertura
Sappiamo tutti, grazie all’allerta continua dei sondaggi, come si orienterà, stando ad ora, il prossimo voto. Quello che è molto più difficile capire è il significato di questi movimenti in percentuale.
Comunicazione e marketing politico lavorano egregiamente nel dirigere il messaggio di questo governo e orientarne il relativo consenso. Tuttavia nel gioco di pesi e contrappesi è sempre più difficile parlare di una tendenza generale se non di lungo almeno di medio periodo.
Non sono neanche le divisioni geografiche o anagrafiche, pur visibili, a illuminare i punti di frattura della società oggi. Si possono segnalare alcune evidenze dei profili dei votanti, fondate sui punteggi statistici raccolti dalla rilevazione annuale Atlas. Si tratta tuttavia di deboli marcature, che suddividono il paese in modo discontinuo e senza una perfetta simmetria.
Se, ad esempio, si può senz’altro dire che la lega è particolarmente rappresentata al Nord Est, non si può dire che tutto il Nord Est sia leghista. I parametri sociodemografici, come il genere, l’età o l’aria geografica ci indicano fenomeni noti e visibili ma con un debole portato previsivo. I valori, gli atteggiamenti, le matrici di riferimento sono al contrario molto sensibili a registrare un cambiamento prima ancora che questo avvenga.
Facciamo dunque questo azzardo e basiamoci proprio sui valori, e non sui sondaggi, per capire dove andremo nel prossimo futuro. Abbiamo analizzato le principali tendenze valoriali in atto nel nostro paese, e come esse si incrociano con i profili socioculturali dei votanti, componendo dunque un quadro aggiornato al momento presente.
La leadership della Lega, al suo culmine storico, in realtà sta declinando. Non sono le percentuali a dircelo, ma quella scommessa di egemonia culturale che al momento risulta sospesa e di fatto mancata. Il rifugio nella tradizione e nell’identità, una volta ribadito, con indubbi effetti rassicuranti nell’immediato, non sembra avere già più molto da dire.
La società tende all’apertura e alla contaminazione e decisamente ha scelto di essere collegata al resto del mondo e non ripiegata su se stessa. Cosmopolitismo, multiculturalismo, globalizzazione, adesione all’Europa, come vedremo, continuano a esercitare la loro attrattiva di fari socioculturali.
I venti populisti e la parentela lasca con lo statalismo della destra ispirano l’onda leghista soprattutto dal versante dell’autoritarismo, controbilanciato come vedremo dalla vocazione alla partecipazione dell’altro partito di governo.
Nonostante il successo elettorale e la crescita del consenso, non si è accesa tuttavia una tendenza generale a guardare indietro, chiuderci nel nostro particolare, invocando la tradizione. Al contrario, nella società si respira un’atmosfera di apertura e desiderio di rilancio delle proprie condizioni materiali e economiche, con tutto quello che questa spinta comporta.
Il movimento 5 Stelle, spinto dal movimento a destra della Lega, ha dovuto rifugiarsi nella sua anima sociale per rimarcare il profilo e il posizionamento autonomo. Egualitarismo e spirito libertario sono al centro di una negoziazione di interessi sul territorio. Una vocazione che vive di un anelito partecipativo segnato dalla discontinuità e dalla contingenza delle diverse situazioni locali. Resta la missione di modernizzazione, anche sul piano dei costumi e dei diritti civili, ma su questo aspetto, per quanto debole e spossato, c’è sempre il PD.
Cosa si può dire dunque del partito della sinistra storica italiana? Poco è visibile a occhio nudo, ma molto è rimasto a imprimere le speranze dei suoi più o meno potenziali elettori. Qui le persone ribadiscono i loro orientamenti, quali primi garanti di quel movimento di trasformazione creativa, internazionalizzazione e innovazione che catalizza le energie vitali del capitale umano del nostro paese. Dove una visione realistica, concreta, c’è ancora e cerca il punto di sintesi tra mercato e lavoro, benessere e giustizia sociale. In queste donne e uomini, che si contraddistinguono più per cultura che per reddito, sta la nostra tenuta socioculturale. Nella rinnovata voglia di crescita solidale nonostante i traumi dell’ultimo decennio che si salda, proprio per questi traumi, con una sensibilità comunitaria ancora tutta da esprimere.
Torna la passione per la politica, non solo nell’anonimato delle piazze chiamate a raccolta, ma soprattutto nel tessuto dialettico che tiene insieme un elettorato in cerca d’autore.
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