Governo
Sophie Beau, la donna Ong che ha cambiato il codice Minniti in codice Delrio
Nelle varie riunioni tenute al tavolo del Viminale sul Codice di condotta, per le Ong, erano volati paroloni e sguardi da saloon tra le Organizzazioni contrarie e il prefetto Morcone su alcuni punti “imposti” da Minniti. Tavolate di discussione e trattativa perlopiù tra maschi e galli di varie nazionalità, ognuno con proprie “ragioni”: elettorali sulla pelle dei migranti da una parte, del diritto umanitario e delle leggi internazionali dall’altra. In questo braccio di ferro mancava giusto una Donna a ribaltare le cose però, trasformando così l’oggetto di una contesa che nei giorni scorsi ha rischiato di portare il governo italiano in crisi, dentro i propri elettorali “confini” nautici e non, all’ultimo consiglio dei ministri sui dossier Libia, Migranti e Ong. Il vice ministro degli esteri Mario Giro contro la missione navale il giorno prima; l’assenza clamorosa di Minniti al consiglio dei ministri con aut-aut del tipo “o così o pomì”, o io o Delrio, altrimenti domani vi cercate un altro al Viminale. L’Orlando ministro (non molto Furioso) che invitava a non additare le Ong a promanazione degli scafisti; e il Quirinale che alla fine della (rissosa) fiera, per evitare il peggio quando rischia di volgere al disastro, affida non ad un comunicato ma ad un irrituale “trapelar” d’agenzia, una coccola last-minute per Minniti. Fuori dalla rissa romana di quel giorno, intanto, uno spensieratissimo ministro Franceschini su Instagram postava memorabili foto dalle vacanze francesi con l’hashtag #aiuguesmortes.
Seguono poi posizioni in ordine sparso di istituzioni laiche e non. Ma soprattutto, last but not least, un Graziano Delrio non disposto ad abdicare a leggi internazionali quanto a doveri umanitari e a non far incorrere un giorno gli uomini della Guardia Costiera, impegnati in Mrcc e SAR zone, nel rischio futuro di una iscrizione nel registro degli indagati dovesse giammai andare qualcosa di storto nella fase di un soccorso a mare. Lo stesso Delrio ha peraltro ricordato, in una intervista alla RAI, come siano state le stesse Ong – tutte, firmatarie e non – a chiedere la messa a punto di un codice per migliorare i protocolli di salvataggio dei migranti (e non l’opposto). E a testimoniarlo sono stati pure gli incontri periodici già tenuti tra le Ong e la Guardia Costiera, che hanno fatto e fanno le stesse cose, con reciproco rispetto e apprezzamento, soprattutto tra le Ong capofila da Medici Senza Frontiere in poi.
La firma al codice della Ong Sos Mediterranee – nave Aquarius in partership con MSF, che ne finanzia metà missione – ha avuto un output finale con l’addendum in calce sottoscritto dal Viminale. Una svolta, grazie al piglio giusto che solo una donna poteva avere. La co-fondatrice di SOS Sophie Beau ha messo quattro-punti-quattro in calce al codice Minniti (che lo ha sottoscritto).
“Il Codice di Condotta riconosce chiaramente tramite l’addendum proposto (allegato al comunicato stampa) questi concetti chiave:
- Il Codice di Condotta non è legalmente vincolante e prevalgono le regolamentazioni e le leggi nazionali ed internazionali
- Il Codice di Condotta non menziona il portare armi. SOS MEDITERRANEE non si impegna dunque a ricevere uomini armati a bordo della sua nave, fatto salvo in caso di mandato rilasciato nell’ambito del diritto nazionale o internazionale.
- Nel caso in cui ufficiali di polizia siano ricevuti a bordo della nave di ricerca e soccorso questi non interferiranno con la missione umanitaria di salvare e proteggere vite
- Il Codice di Condotta non limita i trasbordi dei sopravvissuti ad altre navi, quando coordinati dal MRCC di Roma.
“Durante l’incontro, la co-fondatrice e Vice-presidente di SOS MEDITERRANEE International Sophie Beau, ha condiviso “le preoccupazioni dell’Italia, che è lasciata da sola a rispondere alla tragedia umanitaria che si dispiega alle porte dell’Europa. Abbiamo apprezzato molto l’impegno del Ministro dell’Interno italiano nel discutere ed accettare I nostri emendamenti in modo da poter superare le nostre principali preoccupazioni sul Codice di Condotta per le ONG. Chiuso questo capitolo adesso ci possiamo concentrare su questioni molto importanti quali i preoccupanti sviluppi nella zona di ricerca e soccorso”, ha commentato Sophie Beau al termine dell’incontro.”
Formazione in antropologia e scienze politiche, un decennio passato in missioni come coordinatrice di programmi sanitari a MSF e Médecins du Monde in Africa Medio Oriente e Caucaso, Sophie Beau ha messo il prefetto Morcone davanti ad inoppugnabili punti, pure già segnalati nei giorni scorsi in un rapporto della Deutscher Bundestag contro alcuni dettami imposti dal Viminale: 1) il codice non è una legge italiana ergo non vincolante (non poteva essere altrimenti in violazioni di leggi e carte internazionali), 2) il codice non menziona espressamente polizia con armi a bordo (il “diavolo” si annida nei dettagli, potrebbe dunque aprirsi una strada anche per MSF?), 3) la polizia non deve interferire a bordo con le operazioni di salvataggio e protezione umanitaria (più verosimile che davanti al dramma che ogni volta si presenta in SAR zone, un poliziotto, padre di famiglia e non, si rimbocchi le maniche per aiutare l’equipaggio) e (4) il codice non limita i trasferimenti dei migranti da una nave all’altra (anche perché in alcuni casi è accaduto che sia stata la Guardia Costiera a trasbordare i migranti sulla nave Aquarius di SOS mediterranee/MSF, non il contrario.
Mentre su questi dossier la stampa internazionale racconta come stanno veramente le cose, pochi in Italia si sono forse accorti di come questa ultima firma non sia proprio-proprio “un successo per il Ministro Marco Minniti”, come improvvidamente raccontato da un cronista di Sky Tg 24 in diretta da Palazzo Chigi, ma un successo per il ministro Graziano Delrio sui punti più controversi. In attesa che i “Paolo Mieli For Galli Della Loggia”, i “Galli Della Loggia For Gratteri” e i “Travaglio For Minniti” capiscano la differenza tra una ambulanza del mare e una nave di incursori della marina militare. In attesa che si metta fine alla richiesta da parte del governo di “codici di condotta” declinati verso chi salva vite e non verso la Libia che le uccide, schiavizza, tortura e violenta.
In attesa che si comprenda come il problema non sia più tanto e solo il paese di provenienza (do you remember “aiutiamoli a casa loro”?) ma quello in cui transitano, non per giorni ma per mesi e anni, ovvero: Inferno Libia. In attesa di molte altre consapevolezze, si spera che la stampa italiana sia un tot meno di regime e ogni tanto butti magari un occhio anche a quella estera. Quella stampa di paesi come Francia, Germania, USA e Uk. Eppure anche i colleghi esteri hanno avuto – ed hanno – campagne elettorali nei loro paesi: dove a differenza della nostra penisola, non vi è traccia di Zuccaro alcuno e le Ong che salvano esseri umani non sono criminalizzate come si riuscito a fare da noi, anzi.
“Ce ne ricorderemo di questo pianeta”?
twitter: @scandura
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