Governo

Send in the clowns!

23 Aprile 2023

Scriveva Ennio Flaiano: “La situazione politica in Italia è grave ma non è seria.”

Tante sono le sollecitazioni a cui l’attuale governo Meloni, con tutta la sua corte dei miracoli, sottopone il mio spirito polemico e non solo il mio. Troppe. Dovrei scriverne cento al giorno perché il pressappochismo, l’inopportunità – quest’ultima qualità sempre puntuale -, l’ignoranza – perché davanti a certe uscite non si può che parlare di ignoranza, e dell’arroganza che quella virtù inevitabilmente si porta dietro (ma sembra avvenire anche nel senso opposto) -, la seraficità con cui si fanno certe affermazioni credendo di dire qualcosa di intelligente, insultano e feriscono la vista, l’udito e il cervello di noi poveri cittadini.

Sì, credendo di dire qualcosa di intelligente, sicuramente, perché tutti, dai più alti scranni del Consiglio dei ministri, delle presidenze della Camera dei Deputati e del Senato, non avendo mai coltivato la grande dote dell’umiltà, indispensabile per cercare di decifrare il mondo, – grande dote, peraltro, anelata dalla cultura cristiana di cui tutti si fregiano appartenere senza conoscerla bene (però Dio Patria e Famiglia, secondo loro, è chic) -, tutti, tutti, tutti parlando a ruota libera pensano di aver scolpito delle massime lapidarie che dovrebbero restare altrettanto scolpite nel cuore degli italiani.

In effetti, restano scolpite, ma non nel cuore. Restano scolpite sugli escrementi degli italiani, perché il cuore degli italiani è ben altro e gli italiani, o almeno la maggior parte di loro, lo dimostrano quotidianamente nei rapporti umani. È solo una piccola parte che segue ciecamente e s’identifica nelle minchiate solenni dette da tutte queste persone col culo al caldo sulle comodissime poltrone di Montecitorio o Madama.

Non c’è giorno in cui non si ascolti, in televisione, per radio, sui giornali parlare altre persone che hanno veramente studiato restare stupefatte dagli errori storici, culturali, perfino fonetici di cui ci inondano codesti ignoranti plurilaureati, che scriverebbero anche dei libri (ma sicuramente ci sarà chi glieli scrive), e che ricevono un superstipendione pagato da tutti noi. Sì, non esternano gratuitamente le loro cazzate, sono ricompensati profumatamente.

Bachelet, Caro signor Fontana, come direbbe Falstaff, non si pronuncia Bàkelet, così come lo sto scrivendo e come lo ha detto lei. Si pronuncia per ciò che è, ossia un nome di origine francese. Ma se Gramellini s’indigna, giustamente, perché un presidente della Camera dei Deputati dovrebbe sapere chi è Vittorio Bachelet e che cosa ha rappresentato per il paese, e quindi sapere anche come si pronuncia, avviene che Nicola Porro s’indigni per l’indignazione di Gramellini, che cercava giustamente di rimettere in ordine le cose, facendo notare l’incongruenza di avere più lauree e non sapere nemmeno come si pronuncia Bachelet. Porro assale Gramellini e lo accusa di snobismo, anziché convenire che Bachelet si pronuncia in un’altra maniera. Può darsi che anche Porro pronunci Bachelet come Fontana e si sia sentito sminuito da chi invece le pronunce le conosce, questo non è chiaro. Ma il dramma è che non è stato il salumiere colla quinta elementare a pronunciare Bàkelet, è stato il caro signor Fontana, quello che tuona sui culattoni e sulle schifezze delle famiglie lgbt, senza sapere neanche di che cosa stia parlando sia in un caso che nell’altro. Probabilmente anche Giovanni Berchet, il cui nome è pure di origine francese seppure lui fosse nato a Milano, uno dei pilastri del Romanticismo e della politica italiani, nella spensierata pronuncia fontaniana sarà Bèrket. E la stessa sorte toccherà ad altri nomi francesi, pur in territorio italiano, come Courmayeur (Kùrmaier), o Champoluc (Kàmpoluc, con finale c dolce, altrimenti nota come affricata palatoalveolare sorda, naturalmente) e così via. Probabilmente Porro, pur di dire la sua a sproposito, sarà d’accordo per l’italianizzazione di ogni cosa, come volle fare Mussolini coi nomi tirolesi e quindi assolverà Fontana dagli svarioni fonetici, accusando me dello stesso snobismo di cui accusa Gramellini. Me ne farò un vanto. Ma fatevi un bagnetto di umiltà, tutti quanti, Fontana, Porro e le zuppe di porro che ci vengono propinate e riconoscete gli errori dove ci sono.

Ma lo svarione fonetico, pur grave se pronunciato in quel posto da quella persona, non è nulla rispetto alle solenni minchiate della “sostituzione etnica” della Lollo del parlamento, cognato del signor Giorgia, o alle esternazioni nostalgiche di La Russa, che a furia di russare emette suoni disarticolati sul 25 aprile e la Costituzione. O ai divieti proposti da incauti deputati come Rampelli con multe fino a 100.000 euro per chi, nella pubblica amministrazione, usasse parole straniere, specialmente anglofone, con un Ministero del Made in Italy, voluto dal suo governo. Forse non sapeva che Made in Italy è un’espressione in lingua inglese. Meglio ritirarsi e fare l’istruttore di nuoto, almeno è una sua competenza. O alle minchiate sul Ponte più “green” della storia come le quotidiane esternazioni sul “Ponte sul Canale di Sicilia” di quell’altro sciamannato del capitano, che sono ormai percepite come verità, anche se tracimano irrefrenabili imprecisioni d’ogni tipo e in ogni campo.

Per non parlare delle idee confusissime sulla demografia e sulle sue cause che tutti hanno, ossessionati dalla crescita sottozero della pura razza italiana. Ah, certo, scordavo che il signor Giorgia andrà a pescare uno per uno tutti gli scafisti del mondo per bacchettarli sulle mani, non si fa, bricconcelli, ignorando che scafisti e trafficanti sono due entità diverse.

Ma una giusta, la azzeccate? La cosa grottesca è che tutta ’sta gente col culo caldo alle due Camere era ed è realmente convinta di salvare, finalmente, l’Italia dopo anni di abusi delle sinistre. Se lo sono ripetuti talmente tante volte davanti allo specchio che ci hanno creduto e lo hanno fatto credere a quegli italiani che li hanno votati. Riapriamo i manicomi, per favore.

Il signor Giorgia, così tanto elogiato perfino da Bonaccini, è in compagnia di persone che definire di scarsa scolarizzazione non rende l’idea. Il signor Giorgia (ma anche l’Italia, che in questo momento colui rappresenta), oltre a tutto il resto, si fa perfino schifare in Europa per via delle discriminazioni anti lgbtq+ del SUO governo, al pari dei governi attuali di Ungheria e Polonia, che com’è noto non sono fari di civiltà, piuttosto, si direbbe, il contrario. Anche se c’è da notare che l’ineffabile capitano è riuscito a farsi schifare pure dalla Polonia: gli ricordarono che era amico e fan (nel vero senso di fanatico) di Putin, all’inizio della guerra ucraina, quando, sempre irresistibilmente attratto dalle telecamere come una farfalla notturna è attratta dalla luce della griglia luminosa, non contento delle sue gaffe italiane, si presentò a dire la sua pure in terra polacca, forse sentendosi fra gli amici del Papeete. Voilà, arrostito come una farfalletta.

Ed è riuscito, il signor Meloni, ad aprire perfino una crepa nel PPE, che sembra un’epifania per futuri tempi migliori, nei quali tutta questa marmaglia di improvvisati e anacronistici personaggi saranno (forse) ricordati per ciò che erano: dei tragici clown. Un po’ come il patetico tramonto di quell’altro, l’astro brianzolo, l’ex-cavaliere d’Italia, passato da supergigante azzurra a nana bianca. Pagati da tutti noi e che rappresentano tutti noi, anche quelli che non li hanno votati. Forse Porro si sentirà rappresentato da coloro, io proprio no.

Chissà come avrebbe rappresentato Pasolini, se fosse stato ancora vivo, questo teatrino di pagliacci. Salò non sarebbe bastato più. Fellini ci si sarebbe divertito parecchio accentuando il circo, in una dimensione molto romana. Visconti si sarebbe rifugiato in un passato più colto ed estetizzante, ignorando di proposito l’ignoranza dei suoi contemporanei al potere, Gruppo di Famiglia in un Inferno. Risi avrebbe continuato la sua saga di Mostri, con materiale sempre fresco. Monicelli avrebbe sicuramente fatto un Brancameloni alle Crociate. Send in the Clowns! (ops… scusate, fate entrare i pagliacci!)

 

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