Governo

Se De Luca fosse del Ncd, il Pd vorrebbe le dimissioni

11 Novembre 2015

Niente dimissioni. Il Partito democratico non tocca Vincenzo De Luca. Il presidente della Regione Campania è indagato per l’ipotesi di reato di concussione, ma nessuno dalle parti di Largo del Nazareno si sogna di chiedere un passo indietro. Secondo i magistrati, il giudice Anna Scognamiglio avrebbe ‘ricattato’ De Luca, chiedendo una nomina nella sanità per evitare una sentenza sfavorevole sulle Legge Severino. L’eventuale responsabilità dell’ex sindaco di Salerno sarebbe quella di non aver denunciato il caso cedendo all’azione ricattatoria.

Il Pd ha valutato per qualche ora l’orientamento e poi ha indicato la rotta più scontata: nessuna richiesta di dimissioni. Lo sceriffo di Salerno è del resto l’uomo che per Renzi è “l’unico capace di risolvere il problema delle ecoballe in Campania”. Così il verbo garantista è tornato a riecheggiare a Palazzo Chigi e, probabilmente, anche in maniera giusta: il caso in questione è tutto da chiarire e la posizione di De Luca è meno grave rispetto alla condanna in primo grado per abuso d’ufficio. Che resta il principale problema, facendo continuare ad aleggiare il rischio di sospensione a causa della Legge Severino (sì, sempre lei che torna in ballo). E va detto altro: ci sarebbero altri aspetti da chiarire rispetto alla figura del presidente della Regione Campania, a cominciare dal disprezzo con cui ha trattato Rosy Bindi. Il video a fine articolo è il promemoria di un attacco irriguardoso, in primis perché viene compiuto da un rappresentante di un’Istituzione. Allora perché fasciarsi ulteriormente con le indagini sulla presunta concussione?

La ragione è politica e alimenta un dubbio gigantesco: se il presidente della Regione Campania fosse stato del Nuovo Centrodestra, il Partito democratico lo avrebbe difeso a spada tratta sempre e comunque? Con l’ex capogruppo del Nuovo Centrodestra alla Camera, Nunzia De Girolamo, fu applicata una misura diversa. Il segretario del Partito democratico ricordò che “la Idem si è dimessa dimostrando uno stile profondamente diverso”, rispetto all’esponente del Ncd. E che dire dell’estromissione di Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture non molto gradito, che ha rassegnato le dimissioni – giustamente – dopo alcune conversazioni con l’allora plenipotenziario del ministero, Ercole Incalza. Due esempi che lasciano pensare un fatto: dopo le bufere abbattutesi su De Luca, in molti nel Pd avrebbero pensato a mandarlo via se fosse stato di un altro partito.

Certo, a onore del vero che il Pd ha ‘salvato’ il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione, e il senatore Antonio Azzollini. Ma in questi casi – nonostante i nomi non siano molto mediatici – si sarebbe davvero rischiata la crisi di governo. Quindi, in sostanza, l’approccio è variabile – cito giusto al volo il nome di Ignazio Marino senza approfondire più di tanto la questione – in base al calcolo politico e agli effetti sulla tenuta dell’esecutivo. E la sensazione è che, date le differenze rispetto ai casi di Castiglione e Azzollini, se De Luca fosse stato del Ncd sarebbe stato invitato a farsi da parte. Per una serie di ragioni nemmeno secondarie…

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