Governo
Scenda l’oblio
Quanto ce piace chiacchierà, ci comunicava Sabrina Ferilli in un vecchio spot pubblicitario di Wind.
Giorgia, dopo il coming out rivelato a De Luca, in visita a Caivano, oltre all’aggettivo qualificativo potrebbe oggi aggiungere sono “quella parolaia di Giorgia Meloni”. Je piace chiacchierà. Sentire il suono della propria voce, con quella cadenza locale che fa tanto sciuìc, so’ una de voi, sto dalla vostra parte (quando è la stessa mia parte, omesso), er nostro monno è mejo.
Non è che ce l’abbia in particolare con lei ma devo ammettere che è spesso il mio bersaglio preferito. Ma non per volontà mia, è lei (insieme a molti esponenti Fratelli suoi) che si offre spontaneamente con pensieri, parole, opere e omissioni.
È la sua sovraesposizione, me la ritrovo in tv, in quelle controllate da lei, in quelle dei suoi amiciucci, anche in quelle di opposizione, sui giornali, alla radio, nei podcast, ovunque, non si può sfuggire. Ha preso potere dell’informazione e si crede invincibile. Meno che mai si può fuggire se si fa attenzione ai suoi interventi, sempre livorosi o sempre trionfalistici quando c’è qualcosa che va bene, secondo il suo metro, e che faccia rifulgere, sempre secondo il suo metro, il suo governo, ahò, guardate tutti quanto semo bravi. Perché, non avrebbe forse dovuto, anche qualora lo fosse stata, essere brava? Cosa significava governare secondo lei, riscaldare una poltrona, fare le faccine a tutti e blaterare slogan, o meglio, urlarli per farli sentire fin sulla Luna?
Fare del proprio meglio, senza bisogno di essere riconosciuta come l’eroina che ha conquistato chissà che cosa, fare funzionare le cose secondo la Costituzione e legiferare per migliorare il Paese, questo significa il buon governo, non dividerlo con autonomie differenziate. E non vantarsi, ma questo lo fanno un po’ tutti, di essere quelli che risolvono i problemi, quando i problemi, al contrario, aumentano perché la risoluzione adottata ne crea ben altri. Ops, non ci avevamo pensato. Vedi il dl agricoltura di Lollocognatigida che viene costantemente bocciato dal Quirinale e rimandato indietro colle correzioni che però a loro volta sono ricancellate e poi rimandate al Quirinale il quale, finché non perde la pazienza (San Mattarella!), le ricancella a sua volta e le rimanda ancora indietro. Lollo, nun se po’ fa’. Tutto così. E io pago.
Pensieri, parole, opere e, soprattutto, omissioni. Parolaia per questo, a causa di una logorrea irrefrenabile e arrogante, grondante vittimismo, tecnica retorica che la fa apparire come bisognosa di comprensione e di difesa, povera cara, le vogliono fare del male tutti perché è “quella stronza della Meloni”. Per chi ci vuol cascare, naturalmente, tipo il mio cugino prima salviniano di ferro (evidentemente arrugginito anzitempo) oggi meloniano inossidabile, che le scrive lettere d’amore. Che vergogna familiare, ma i parenti uno non se li sceglie.
La quantità di parole inutili e d’invettive che quotidianamente Giorgia vomita in un flusso senza fine, tipo joyciano, è assai poco letteraria e assai molesta. Il bello è che lo decide lei quando aprire la diga, se dei giornalisti le fanno delle domande pertinenti lei è stitica o risponde con altre cose che non c’entrano. Soprattutto con quelli di La7 lei non ci parla, lo ha dichiarato lei, perché generalmente le loro sono domande scomode, la vogliono costringere a dire che è antifascista. Lei non dice parolacce, nel suo quartiere nun se dicono.
Non ama essere contraddetta, il suo ego, smisurato, ha sempre bisogno di essere gratificato dalle approvazioni che lei stessa si dà. Una sorta di comportamento onanistico che non può portare a nessun progresso perché è autoreferenziale. Il contraddittorio non le garba, perché la propria sicurezza è granitica (lei ne è convinta) e i giornalisti, se non sono scelti da lei e le fanno le domande che vuole lei, le fanno perdere tempo. Da bambina stizzita, tu parli di me come se fossi una sguattera e la sguattera ti ricambia ignorandoti, stesso atteggiamento che ha avuto con Macron (il quale pure non brilla per le cose che pensa e che ancora fa, in una girandola di mentecatti), dispetti da asilo infantile, come visto su tutte le tv del mondo, al G7. Mentre il lavoro della sguattera è un lavoro importante, perché aiuta, perché fa i lavori pesanti che tu non puoi o non vuoi fare. Come quell’altro rincoglionito di Feltri che dice di Ilaria Salis che è vestita come il grado più basso possibile, secondo lui, ossia la cameriera di Catanzaro, senza rendersi conto di ciò che ha detto. Anche lì la sguattera, vista come un grado zero. Tipico di una mentalità maschilista e cretina. Scuse postume dell’incauto, finte come i soldi del Monopoli, l’ha detto perché l’ha pensato, accidenti, travisando l’articolo 21 della Costituzione, e, siccome non ha le mutande adatte, la sua incontinenza l’ha inondato del suo stesso piscio. Ricoveratelo in una struttura adeguata.
Forse, dovrebbe chiedersi, la Giorgia, se anche in Europa la pensano come i giornalisti di La7, visto che l’idillio apparente colle massime istituzioni europee, che forse ce lo aveva in testa solo lei, si è rivelato un po’ farlocco. “Un po’ ” è un eufemismo, mi si perdoni.
L’immagine ostentata di una presidente del consiglio dei ministri, tutti in minuscolo perché non meritano il maiuscolo, tanto amata in Europa e, soprattutto, credibile, vacilla alquanto, a dispetto della quinta tranche dei soldi del PNRR, approvata dalla Commissione Europea (11 miliardi). Purtroppo, non essendo stato raggiunto l’obiettivo di snellire i tempi burocratici, questo mancato obiettivo significa 110 milioni in meno, che saranno elargiti, forse, più avanti, quando e se l’obiettivo sarà raggiunto. Non sono bruscolini, 110 milioni. Ma, naturalmente, questo non si dice, si vuol mostrare solo i successi. Quanto ce piace chiacchierà.
L’altra chiacchiera, ossia che i Fratelli d’Italia si sarebbero allontanati dal fascismo storico e che non c’è posto all’interno della fratellanza per i nostalgici, è una ciarla da salottino della direttrice che bacchetta i bambini monelli ma senza tanta convinzione. Non si rende conto, la direttrice, che se quei bambini discoli della Gioventù Nazionale inneggiano ai duci e ai führer qualcuno deve averli indottrinati, queste cose non sono innate. E che quel qualcuno difficilmente starà al di fuori del partito del fratellame dal momento che codesti giovinastri stanno lì dentro, sono le giovani promesse, il futuro. E lei, Giorgia, non sa nulla? Ciò è ancora più grave perché vuol dire che è disinformata di ciò che avviene nella sua Gioventù Nazionale da un lato, e, qualora invece fingesse, la sua immagine si macchierebbe ancora di più perché mostrerebbe una mala fede.
Non ci sono vie d’uscita, qualsiasi ciarla preferisca Giorgissima superstar, è manifestazione d’inadeguatezza, di come tutto le sfugga di mano, giovani, collaboratori, addetti marketing, fan, cognati ministri e così via.
Anche perché, lo ricordo sempre, all’interno del partito dei grandi, ossia dei maggiorenni, diciamo pure anziani, chirurgie estetiche o no, ci sarebbe Danieluccia sua, che rivendica con orgoglio di essere fascista, e il suo presidente del Senato che dice le cose che dice, non vorrei ripetere ciò che ho scritto in precedenza, in altri articoli, perché repetita stufant.
E repetita stufant proprio perché Giorgia cara ripropone quest’immagine di presidente efficiente, che sa fare la padrona di casa nel borgo chirurgicamente plastificato di Egnazia, che vorrebbe mostrare di saper controllare ogni cosa, di conoscere il Paese, mentre invece manda avanti un’autonomia differenziata che sarà il colpo di grazia per l’unità nazionale, solo per non far blaterare troppo un alleato di governo che, per giunta, in Europa, cerca altre alleanze che non sono lei, diventata troppo moderata ed europeista. E le cerca, il capitano, tra i neofascisti e i neonazisti, che compagnia ricercata e di qualità. Cioè, in casa tua dici che i fascisti non esistono e che il partito avrebbe fatto, a suo tempo, autocoscienza e sarebbe guarito però poi i tuoi alleati possono essere pure fascisti e mescolarsi con te. Famo a capisse, Giò. Chi vuoi prendere in giro?
Forse tutte queste sue faccette e moine possono accontentare i suoi followers decerebrati in Italia, mio cugino compreso. A Bruxelles devono avere altri metri e si vede come non gliene lascino passare mezza. Ma adesso lei non può più dire che a Bruxelles sono tutti brutti e cattivi, perché è al governo e, bene o male, Bruxelles è più capitale di Roma in una rete di Unione Europea. E mi sa tanto che è stata l’Europa a cambiare lei, almeno in superficie, e non il contrario, come colei vorrebbe far credere, sempre ai suoi followers boccaloni.
Giò, da’ retta, vuoi governare? E governa. Ma il governo di un Paese come l’Italia ha bisogno di ben altro che Ponti sugli Stretti, autonomie differenziate, dissuasori pro vita nei consultori, faccette demenziali da minorati mentali e, of course, di nostalgici di un’era ormai seppellita e giudicata dalla Storia. Basta, per favore, li cacci tutti fuori, Danieluccia compresa, li mandi dal capitano rinvigorito (crede lui, dal generale iperfascista), che invece non vede l’ora di nuovi (?) adepti, e rimetta al suo posto un po’ di faccia caduta per terra.
Certo, codesta faccia avrà i segni del crollo ma sarà sempre più dignitosa delle ciance insulse e camuffate che Giorgia ci propina quotidianamente fino alla nausea. Un po’ più di umiltà, please, un po’ più di considerazione per TUTTI gli italiani, un po’ più di civiltà. E di dignità.
La dignità, grande attitudine oggi obliata se mai c’è stata da quelle parti. Forse la dignità la renderebbe destinataria di un po’ di rispetto in più. Un po’, non allarghiamoci.
L’Alzheimer che affligge il popolo italiano ha fatto scordare le urla e le smorfie che colei faceva nei comizi, proponendosi come la donna forte, madre, cristiana e, soprattutto, Giorgia, che è la sua formula identitaria più sbandierata. E ha fatto archiviare quando, giovane neofascista, nel 1996, affermava senza alcun dubbio «Credo che Mussolini è stato un buon politico. Tutto quello che ha fatto, lo ha fatto per l’Italia. E questa cosa non si ritrova nei politici che abbiamo avuto negli ultimi 50 anni». Chissà se nelle cose buone che ha fatto per l’Italia ci stanno anche le deportazioni, che l’immensa senatrice Segre, e non solo lei, ricorda assai bene, le leggi razziali, il confino per gli omosessuali e i dissidenti politici, le stragi coloniali, l’entrata in guerra con conseguenti bombardamenti angloamericani, le stragi naziste, e corollari d’ogni tipo. Erano sicuramente indispensabili per l’Italia.
Sarà stata proprio lei, la prima a non conoscere (o a far finta di non conoscerla) la Storia, ormai al comando, a diventare la fonte d’ispirazione e d’esempio dei suoi virgulti di Gioventù Nazionale? Di fatto non ha mai detto: ma che stronzate dicevo quann’ero regazzina. Come farebbe a dire, una che ha fatto quelle affermazioni, “Sono antifascista”? Avreste mai fiducia in una così, se solo ricordaste le minchiate che ha detto la parolaia? Io no e ve lo ricordo.
Quanto ce piace chiacchierà, eh? Scenda l’oblio.
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