Governo

Sanitaglia

28 Novembre 2023

Chissà per quale oscuro motivo il governo ce l’ha così tanto colla sanità pubblica. Alla fine dovrebbe provvedere a un efficiente sistema sanitario statale che mostri quanto il governo ci tenga alla salute dei cittadini, sia quelli che hanno votato per questo governo, fidandosi, sia quelli contrari, ma pur sempre cittadini italiani.

La Costituzione è molto chiara da questo punto di vista: art. 32. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Non è proprio così, da ciò che stiamo vedendo. Ogni giorno si perdono pezzi di sanità pubblica, i ricoveri sono sempre più improbabili, gli esami, è il caso di dirlo, non finiscono mai, in quanto le attese hanno tempi geologici e nel frattempo si può anche morire attendendo. I medici di base, poi, sono come sabbia negli occhi di Giorgetti, che li vede come inutili. Assassino.

Le strumentazioni di molti ospedali sono insufficienti.

Parlo con cognizione di causa in quanto paziente con problemi ponderali e problemi più grossi derivanti dal principale. Avendo vissuto per molti anni in Lombardia e in Toscana posso dire con sicurezza che le sanità di queste due regioni hanno seri problemi. Che, col tempo, anziché migliorare sono diventati ancora più seri.

Una delle cose che maggiormente mi irrita è la mancanza di comunicazione tra le regioni, in quanto a sanità pubblica. Eppure sulla tessera magnetica inviata dal Ministero della Salute è scritto ben in  vista Servizio Sanitario NAZIONALE.

Ma andiamo a noi. In Toscana, tra le tante altre cose, non esiste una macchina per la risonanza magnetica aperta che possa ospitare persone in sovrappeso od obese oltre una certa misura. Ovverossia, ne esiste una a Firenze ma non è in un ospedale pubblico. La struttura è privata sebbene, diciamo così, convenzionata col SSN. Solo che il SSN dà un plafond oltre il quale il paziente, pur se con esenzione totale per questo tipo di esami in quanto invalido, deve pagare la prestazione completa, neanche un ticket ridotto. E si tratta di centinaia di euro.

Le mie ricerche, telefonando o scrivendo a TUTTE le strutture ospedaliere pubbliche e private, anche delle regioni vicine, come Emilia Romagna e Marche, sono state infruttuose, in quanto, anche lì, le macchine aperte erano previste per un peso inferiore ai 180 kg e a uno spessore del ventre molto più ridotto. Niente, l’unica macchina stava a Firenze, in quella struttura privata. Ma era impossibile accedervi attraverso il SSN se non in una finestra temporale che si sarebbe scoperta solamente telefonando regolarmente alla struttura per “sapere”.

Io, da bravo cittadino, ho telefonato e scritto ai vari funzionari dell’ASL e degli ospedali pubblici, chiedendo di macchine simili, che avrebbero consentito l’analisi del mio corpo. Nessuno, all’ASL di Firenze, era informato che quella struttura privata possedesse un simile macchinario e mi rimandavano, SEMPRE, a strutture pubbliche di cui già conoscevo le risposte negative:

«Ma lì hanno una macchina aperta, come pure lì…» eccetera.

«Sì, lo so, ma non sopporta il mio peso e, anche se lo sopportasse, io non ci potrei entrare dentro perché sono troppo voluminoso.»

«Ah… allora non so come aiutarla. Non sono nemmeno informata se ci sono strutture convenzionate che ce l’abbiano.»

Risposta che per un paziente è disperante perché non sa a chi rivolgersi per scoprire se ha delle ernie curabili o no oppure le condizione delle sue ginocchia.

Questa è la Toscana, dove si pensa che la sanità funzioni benissimo. Gloria rubata.

La Toscana non comunica bene colla Lombardia.

Io soffro anche di apnee notturne e quando ho dovuto iniziare a usare il ventilatore, che mi è stato prescritto e dato in prestito a Palermo perché lì si è manifestata la crisi peggiore, la mia residenza era ancora in Lombardia. Però vivevo e avevo il domicilio sanitario a Firenze. Ma per lo Stato era la regione di residenza che avrebbe dovuto provvedere all’erogazione del macchinario, come se non fosse SSN. La regione di residenza non voleva riconoscermi la prescrizione della pneumologa di Palermo che mi ha salvato la vita, ma ha addotto tutta una serie di pratiche burocratiche da espletare per darmi, dopo molti mesi, la stessa macchina che mi aveva lasciato la pneumologa palermitana, apparecchio senza il quale io non sarei qui a raccontarvi la storia.

Alla fine, dopo colloqui interminabili tra la pneumologa e l’ASL di Milano, il ventilatore mi è arrivato a Firenze e io ho potuto restituire quello prestato.

Nel frattempo ho cambiato residenza da Milano a Firenze e quindi si riproponeva il medesimo problema. Una lungaggine che non vi racconto perché la Regione Toscana utilizzava ventilatori di un’altra marca e voleva obbligarmi a usare quelli per cui la ditta aveva vinto l’appalto. Purtroppo, però, le macchine di questa ditta non davano le stesse prestazioni che l’altra mi forniva e quindi non potevo utilizzare quelle toscane ma potevo solo continuare a usare quella lombarda, uguale a quella palermitana.

L’ASL lombarda mi chiamava regolarmente al telefono dicendo che dovevo restituire assolutamente il ventilatore loro, nonostante spiegassi invano che il ventilatore toscano non andava bene per me e che la Regione Toscana non voleva fornirmi quello dell’altra marca che io usavo. Peraltro la manutenzione era sempre appannaggio della Regione Lombardia, la quale non poteva inviare i suoi tecnici fuori regione…

Dopo mesi di tira e molla, alla fine, risultò che anche i tecnici della Regione Toscana avrebbero potuto revisionarmi la macchina e così fu.

Passarono due anni. Nel frattempo l’ASL lombarda mi intimava di restituire la loro macchina. Invano ripetevo che non avevo altra soluzione che usare quella perché le macchine toscane non davano le stesse prestazioni e sfiatavano, quindi era inutile insistere perché io non avrei potuto utilizzarle.

Passarono molti altri mesi. Finalmente la Regione Toscana si decise a inviarmi una macchina uguale in tutto e per tutto alla macchina originale che usavo io. Così avvenne lo scambio, dopo anni, della macchina toscana con quella lombarda. A quanto pare, la via più breve, che sarebbe stata quella che la Regione Toscana avesse comprato la macchina lombarda che avevo in uso, non era possibile contemplarla. Pertanto arriva una macchina nuova uguale.

Nonostante questo, dopo un po’ di tempo, l’ASL toscana mi ripropone una macchina della marca che loro trattano. Un tecnico che viene a casa si rende conto che per me è impossibile usare quella, sempre per il medesimo motivo già spiegato e rispiegato.

E così va avanti ormai da anni, ma credo che la spiegazione di quest’ultimo tecnico sia stata più convincente perché non mi hanno più proposto di cambiarla.

Ora tremo perché dovrò cambiare nuovamente residenza dalla Toscana alla Sicilia e l’idea di affrontare burocrati impazziti una terza volta mi spaventa non poco.

Anche perché la Regione Toscana e la Regione Sicilia, in quanto a sanità, comunicano ancora meno di quanto la Toscana comunichi colla Lombardia.

Da cosa l’ho scoperto? Dal vaccino anti Covid-19.

In quanto soggetto fragile ho fatto ben cinque vaccini, quattro dei quali in Sicilia, perché quando il Covid-19 scoppiò mi trovai lì. Dopo i primi due vaccini tornai a Firenze, dove feci il terzo. Ma all’hub locale, al Palasport Campo di Marte, non risultava che avessi fatto i vaccini a Palermo, nonostante esibissi il Green Pass e ci fosse un codice Q che lo testimoniava. Il lettore dei codici della Toscana non leggeva quelli della Sicilia, anzi, dirò di più, mentre in Sicilia rilasciavano la certificazione elettronica col Q code, a Firenze era tutto fatto a mano con la firma del direttore della struttura.

«Io di qui non me ne vado se non mi date la certificazione che questo per me è il terzo vaccino. Per di più scriverò sul mio giornale come viene gestito il tutto e farò nomi e cognomi.»

Dopo la mia minaccia la direttrice fece qualche telefonata e, miracolo, la certificazione del terzo vaccino giunse, aggiunta al mio Green Pass, dopo qualche giorno. Vuol dire che si poteva fare.

Resta il dubbio di come funzioni tutto questo perché sembra di stare in un paese del terzo mondo.

E questa è solo la mia esperienza. Già ho raccontato della mia esperienza al Cisanello di Pisa al centro per l’obesità. Da dimenticare. Immagino quanti altro abbiano avuto esperienze magari anche peggiori delle mie e magari senza molti mezzi per riuscire a raggiungere lo scopo, preferendo rinunciare ai propri diritti.

Non intravedo in questo attuale governo persone in grado di occuparsi seriamente della disastrosa sanità nazionale, un tempo abbastanza buona, come imporrebbe la Costituzione, così come non ne intravedevo negli ultimi precedenti governi.

Ma siccome questi dicono di essere migliori degli altri sappiate che invece sono peggio e che la vostra salute fareste meglio a consegnarla ai santi protettori dei singoli malanni.

Ricordatevi soprattutto chi votare alle prossime elezioni.

2 Commenti
  1. Le Regioni sono monadi che non comunicano tra di loro. Ero residente a Roma, ma insegnavo a Venezia. Fui costretto ad andare al Pronto Soccorso. Mi arrivò un’ingiunzione di pagamento perché non residente nella Regione e perché a loro veduta non c’era l’urgenza. Fui operato poco dopo, dato che non c’era urgenza. Ritirarono la richiesta di pagamento. Una volta dovetti ricorrere al pronto soccorso dell’Ospedale di Salisburgo. Non pagai niente, perché cittadino europeo. L’Italia, dove vuole collocarsi?

  2. Che avventura la sua! Mi ricordo anch’io di un’avventura al pronto soccorso del SS. Giovanni e Paolo 40 anni fa, durante un’acqua alta per di più. Dovetti andarci a piedi dalla Fenice perché le ambulanze non passavano sotto i ponti, ed ero solo. Rifiutai il ricovero perché l’ospedale mi sembrò parecchio male in arnese e senza medici per via della marea. Ero residente in Emilia Romagna, all’epoca. Ma 40 anni fa le cose erano assai più semplici tra regioni. Presi il treno, nonostante fossi moribondo, e mi feci ricoverare al S. Orsola a Bologna, dove finì bene. Tutta un’altra cosa. All’epoca.
    Oggi sarebbe un disastro con questa regionalizzazione e forse sarei rimasto ad aspettare la mia sorte in un corridoio a Venezia senza che qualcuno fosse venuto a sentire come stessi.
    Dove voglia collocarsi l’Italia è una bella domanda. Io sono famoso per scrivere a tutti i dirigenti delle strutture per protestare. Anche loro aprono le braccia, però in molti casi mi sono venuti incontro. Il problema non sono i medici ma i burocrati ciechi e incompetenti. Spesso non leggono nemmeno i referti, o non li sanno interpretare. Le commissioni mediche dell’INPS (un medico che leggeva e sei che scrivevano o stavano a fare le belle statuine) sono una barzelletta, io ci sono passato cinque volte per ottenere ciò che mi spettava e che era evidente dai referti, che non potevano che peggiorare, vista la mia situazione. Noi purtroppo siamo in mano a questi burocrati inutili e il disordine è stato creato dalla regionalizzazione.

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